Last updated on Gennaio 4th, 2021 at 12:30 pm
70 milioni per gli insegnanti di sostegno delle paritarie. Aumento, sia pure non immediato, delle risorse per l’assegno unico familiare. Bonus bebè, congedo di paternità a dieci giorni e aiuto alle mamme lavoratrici. Le manovra economica votata ieri in Senato prevede anche queste misure.
Tra le poche certezze che si ricavano da questo passaggio cruciale per la politica nazionale e per il Paese intero è che, per forza di cose, la scuola e la famiglia tornano prepotentemente al centro del dibattito, ma soprattutto della prassi istituzionale. La parità scolastica, gli incentivi demografici, il sostegno ai disabili sono misure che ormai quasi ogni forza politica riconosce come necessari. Ovvero: in termini elettorali, un approccio neutrale o indifferente al problema, ormai, non paga più.
Il secondo dato che si riscontra è nel ruolo decisivo – più che in passato – del mondo associativo. Non solo scuola e famiglia sono due realtà inscindibili, ma è ormai chiaro come il ceto politico sia sempre meno in grado di gestirle da solo. Mai come in questo momento la società civile può insomma fare la differenza e aiutare i partiti a portare il dibattito lungo binari post-ideologici, vale a dire verso una concezione autentica di bene comune.
Il popolo in piazza
Alla luce di ciò, la sinergia tra le associazioni, da #LiberiDiEducare alla “maratona permanente per la famiglia e per la libertà educativa”, con i vari flash mob virtuali e in presenza che si sono susseguiti nel corso del 2020, di cui “iFamNews” ha voluto convintamente fare parte, è risultata determinante e lo sarà ancor di più nei prossimi anni. Al tempo stesso, le realtà pro family italiane sono consapevoli che il risultato finora ottenuto è ben lungi dall’essere pienamente soddisfacente. La strada da percorrere è ancora lunga e in salita. Le conquiste finora realizzate non scalfiscono l’impostazione ideologica del governo, che interpreta gli incentivi alle paritarie o il bonus bebè come “concessioni sindacali” piuttosto che come nutrimento vitale per l’intera società, non solo per i diretti beneficiari.
Da questo punto di vista, i 70 milioni stanziati per gli insegnanti di sostegno delle paritarie sono solo un primissimo punto di partenza.
«Per noi è una soddisfazione piccolissima», dichiara ad “iFamNews” Massimo Gandolfini. Secondo il leader dell’associazione Family Day, la scuola paritaria è stata finora trattata «come una Cenerentola» e merita ben più di quei 70 milioni. L’obiettivo è infatti più ambizioso: si tratta di salvare «centinaia di scuole che stanno chiudendo perché non ricevono più i fondi necessari».
È insomma necessario uno sforzo molto maggiore del solo aiuto agli insegnanti di sostegno. Ciò che ancora manca è una vera attuazione della Legge 62/2000, peraltro voluta da un ministro di sinistra come Luigi Berlinguer: se ciò non si è realizzato, è stato, secondo Gandolfini, anche per colpa della «mancanza di apertura mentale» di un ceto politico che continua a vedere «la paritaria come scuola per ricchi quando non lo è nella maniera più assoluta». Come sottolinea il neuropsichiatra, i «quadri dirigenti più preparati» tra i politici, gli industriali o i giuristi hanno ricevuto formazione proprio nelle scuole paritarie. Pertanto, affermare, come ha fatto qualche esponente del Movimento Cinque Stelle, che questo tipo di istituti «andrebbero chiusi» è «quanto di più demagogico si possa dire, e sappiamo bene che la demagogia e l’ideologia non hanno mai fatto bene al Paese».
Denaro, bene. Ma non basta
Per quanto riguarda, invece, il cosiddetto «Family Act», va registrato il varo di un assegno unico universale per i figli: 3 miliardi di euro che dovrebbero diventare 5 nel 2022. A partire da luglio, l’assegno sarà versato per ogni figlio fino alla maggiore età. Inoltre il congedo di paternità viene allungato a 10 giorni, mentre le neomamme lavoratrici saranno incentivate a rientrare al lavoro mediante un fondo di 50 milioni a beneficio delle aziende. Le madri single e disabili riceveranno 500 euro al mese. E anche questo è il risultato di anni di pressing da parte dell’associazionismo familiare.
Eppure, lamenta Gandolfini, bisogna prendere atto dell’«esiguità dell’assegno unico stesso». Non è stata nemmeno esplicitata la «clausola di salvaguardia»: c’è il rischio, cioè, che «l’assegno risulti inferiore ai bonus che verranno cancellati». In positivo va sottolineato il fatto che l’assegno sarà attribuito a partire dal settimo mese di gravidanza: «Viene così riconosciuto che la creatura nel grembo materno è un essere umano, uno di noi».
Tirando le somme, nella consapevolezza che la vera battaglia inizia adesso, «è fuori di dubbio che, se non ci fosse stata la nostra mobilitazione, questi risultati non li avremmo mai ottenuti», conclude il leader del Family Day.
Orizzonti ideali
Più cauto l’ottimismo di Domenico Menorello, coordinatore dell’osservatorio sull’attività parlamentare «Vera Lex?», che pure non nega i passi in avanti compiuti con questa manovra. «Siamo molto lontani dall’essere soddisfatti: la normazione continua, infatti, a essere ipercentralista», ci dice, prendendo atto comunque della mobilitazione di un mondo associativo strettosi a difesa di «ideali come la libertà d’educazione, fondamento stesso del vivere civile». Finora, però, con tutti gli sforzi possibili, si è ottenuto soltanto di «limitare i danni» e anche per Menorello i 70 milioni per gli insegnanti di sostegno sono un «gesto simbolico». Un dialogo tra società civile e politica è stato finora possibile con tutte le rappresentanze parlamentari «al di fuori del Movimento Cinque Stelle», puntualizza il coordinatore di «Vera Lex?».
Quanto all’assegno unico familiare, «tutto dipenderà dalle risorse che saranno immesse e dai meccanismi di attuazione: se saranno come quelli a cui purtroppo ci hanno abituato, temo non si prospettino giorni felici». In linea generale, prosegue Menorello, le associazioni familiari e a sostegno della libertà educativa intendono esprimere «posizioni ideali» per proporre «una prospettiva culturale nuova, più umana, in grado di giudicare e illuminare la cultura e i fatti da un altro punto di vista». La nostra, conclude Menorello, «non è una battaglia ideologica bensì ideale: mostrare la bellezza di opere in cui c’è un’umanità che risplende e che, se non ci fosse, sarebbe un grave danno per tutti. È una bellissima sfida che si apre innanzitutto per noi stessi».
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