Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:23 am
“Finalmente” dal primo luglio il fu assegno unico 2021, successivamente trasformatosi in «assegno unico universale» per distogliere l’attenzione dall’incapacità di mantenere le tempistiche promesse, dovrebbe entrare a regime, almeno per una fetta della famiglie italiane. Si tratta degli autonomi e dei disoccupati che potranno richiedere, dal mese prossimo, il cosiddetto «assegno ponte» pensato per chi non ha avuto accesso ad altri sussidi familiari.
I lavoratori dipendenti, invece, dovranno ripresentare domanda per gli «assegni al nucleo familiare», come negli anni passati: per loro è già aperta la possibilità di inoltrare la domanda, sul sito dell’INPS che, oltre ad aver pubblicato le nuove tabelle con l’adeguamento degli importi a partire dal 1° luglio 2021, annuncia anche una maggiorazione di 37,5 euro per ciascun figlio, nei nuclei familiari fino a due figli, e di 55 euro per ciascun figlio, nei nuclei familiari di almeno tre figli. Nella medesima comunicazione l’INPS afferma che «i lavoratori dipendenti del settore privato possono presentare la domanda, per il periodo valido dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022», eppure, il ministro Bonetti ha annunciato l’entrata a regime per l’assegno unico a partire da gennaio 2022, con la conseguente sospensione degli assegni familiari sei mesi prima del periodo indicato dall’INPS. Confidiamo che tale discrepanza verrà chiarita, almeno entro i prossimi sei mesi.
L’«assegno ponte»
Per chi già non percepiva gli assegni familiari, dal 1° luglio scatta la possibilità di richiedere una «misura temporanea», in vigore dunque fino al 31 dicembre 2021, assegnata in base a specifici requisiti, tra i quali la permanenza in Italia – e non la cittadinanza, perciò l’assegno unico è disponibile anche per cittadini comunitari ed extra-comunitari purché in possesso di permesso di soggiorno di durata almeno semestrale – la residenza in Italia da almeno 2 anni – anche non continuativi – il pagamento delle imposte sul reddito in Italia nonché, ovviamente, la presenza di figli a carico, in questo caso fino al compimento del diciottesimo anno di età.
L’importo dell’assegno ponte non verrà calcolato – come accade per gli assegni familiari – in base al reddito, ma varierà in base all’ISEE. Nelle famiglie con ISEE al di sotto dei 7mila euro si avrà diritto a un assegno di 167,5 euro a figlio, intorno ai 15mila di ISEE l’assegno si troverà dimezzato, a 83,5 euro mensili. Tra i 40 e i 50mila euro di ISEE l’assegno si stabilizzerà sui 30 euro mensili, per poi annullarsi con valori di ISEE superiori ai 50mila. Ovviamente l’importo verrà moltiplicato per il numero di figli presenti nel nucleo, con una ulteriore maggiorazione per le famiglie con più di tre figli, che si vedranno corrispondere un massimo di 218 euro a figlio al mese. In caso di disabilità, l’assegno avrà un ulteriore incremento di 50 euro.
Compatibile con il reddito di cittadinanza
Questa nuova misura al sostegno delle famiglie è compatibile col reddito di cittadinanza, anche se quest’ultimo verrà determinato sottraendo dall’importo spettante dell’assegno la quota riferibile ai figli minori che fanno parte del nucleo familiare.
La domanda per l’assegno unico va presentata in via telematica all’INPS, oppure a CAF e patronati; sarà necessario essere già in possesso del calcolo dell’ISEE e proprio per questo ci sarà tempo fino al 30 settembre per fare domanda con l’assicurazione di ricevere gli assegni arretrati a partire dal 1° luglio. Per chi presenterà domanda a partire dal 1° ottobre il beneficio invece sarà erogato dall’inoltro della richiesta.
A gennaio si cambia
A partire da gennaio 2022 le due forme di sostegno alle famiglie dovranno confluire in un assegno unico universale che si sostituirà agli assegni familiari per i dipendenti, e assorbirà definitivamente tutte le altre forme di agevolazione, a partire dalle detrazioni fiscali, il bonus bebè, il bonus neomamme e così via. Resterà invece attivo il bonus nido.
La domanda significativa è: veramente tutti ci guadagneranno? Il ministro Bonetti ne è certa anzitutto perché l’assegno unico universale sarà una entrata fissa, che permetterà alle famiglie di semplificare le procedure di domanda e soprattutto di costruire con progettualità su un contributo stabile nel tempo – mentre altri bonus del tipo del bonus bebè avevano una durata molto limitata.
Per quanto riguarda le cifre, però, sono ancora in corso le quantificazioni perché nessun nucleo familiare debba trovarsi a perderci, considerando che lo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio segnala che dei 9 milioni e mezzo di famiglie che prenderà l’assegno, circa un quinto, il 22%, prenderà di meno. Un esempio eclatante è quello di una famiglia formata da quattro persone, con un figlio di meno di un anno, con un ISEE di 30 mila euro, che prenderebbe oggi circa 4550 euro annuali tra assegni familiari, bonus bebè, bonus nascita e detrazioni: il valore dell’assegno unico universale per questa famiglia nel 2022 sarà di 618 euro totali. Una perdita importante.
È pur vero, come sottolinea ancora il ministro Bonetti, che c’è un effettivo aumento di 3miliardi per quest’anno, 6 per il 2022, nel sostegno “globale” per le famiglie – stiamo parlando di quasi il 40% della spesa in più rispetto agli anni passati. È ugualmente vero che non si può paragonare il bonus bebè, della durata di 12 mesi, a un bonus che durerà fino ai 21 anni del figlio: invece di ricevere un contributo più elevato per il primo anno di vita del figlio, si riceverà una agevolazione più contenuta mensilmente, ma molto più estesa nel tempo.
Cauto ottimismo per le famiglie italiane? La prima incognita, come già negli anni passati, sta nelle tempistiche: da quando nel 2019 l’INPS ha attivato la nuova procedura online, infatti, si sono accumulati ritardi anche significativi. Compito dell’INPS è fare il calcolo teorico dell’importo massimo degli assegni familiari che, successivamente, il datore di lavoro calcola in relazione alla tipologia di contratto e ai periodi di presenza e assenza dal lavoro: con le nuove modalità online c’è chi ha dovuto attendere fino a ottobre, e oltre, avendo presentato domanda entro luglio.
Per un giudizio fondato sulla reale “rivoluzione” annunciata è necessario aspettare il 2022: la definizione delle cifre reali chiarirà se, oltre al fumo di tante parole, oltre alla sicura semplificazione delle procedure ci sarà, finalmente, anche un significativo miglioramento economico concreto per le famiglie.
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