L’ortodossia dell’ideologia transgender e la narrazione che essa impone della realtà ledono i diritti dei bambini e dei ragazzi. È la narrazione per cui la confusione o il disagio di un bambino o di un ragazzo rispetto al proprio corpo, non così straordinari nel periodo della pubertà, vengono immediatamente ascritti alla «disforia di genere» e conducono rapidamente al trattamento ormonale e chirurgico per giungere alla «transizione», in un’età delicatissima per l’equilibrio psico-fisico di tutta la vita, senza attenzione per i pericoli che comporta.
È una convinzione, questa, che «iFamNews» ha reso esplicita in numerose occasioni, parlando di media, di cinema, di pubblicità.
Nel Regno Unito, negli ultimi due anni si sono intravviste alcune crepe nella superficie lucida dell’apparenza di tale narrazione.
«[…] Anche in Francia, il movimento trans comincia ad affrontare un’opposizione più dura», scrive Jonathon Van Maren, autore e redattore di The European Conservative, trimestrale di filosofia, politica e arte, già citato per quanto riguarda la Gran Bretagna. Benché anche nel Paese transalpino le persone transgender possano assumere un’identità di genere diversa da quella alla nascita, scelta da loro e riconosciuta dal governo francese, «[…] in un caso dello scorso anno, tuttavia, la più alta corte francese ha stabilito che un maschio biologico che si identifica come donna transgender non può essere riconosciuto come la madre biologica di un bambino concepito con sua moglie». La risposta dell’assise pare uno scioglilingua, invece è quanto tocca dire e scrivere quando il desiderio si fa pretesa, generando sempre maggior confusione.
A proposito di lingua, inoltre, nonostante l’inserimento nel principale dizionario francese del pronome neutro «iel», con contorno misto di entusiasmi e di polemiche, « […] in Francia, l’uso del genere neutro è stato bandito dalle scuole e dalla pubblica amministrazione con un decreto che cita il parere dell’Académie Française, che lo ha definito “pericoloso per l’uso e la comprensibilità della lingua”».
È pur vero che nonostante questi barlumi di buon senso Parigi non retrocede sulla strada dell’ideologia gender più spinta, basti pensare alla decisione presa recentemente di vietare in via assoluta le cosiddette «terapie riparative», che mettono in discussione la «transizione di genere».
Esiste però una parte dell’élite culturale francese che inizia a prendere posizione contro tale l’ideologia prepotente.
In settembre, oltre cinquanta professionisti fra medici, accademici, esperti legali, filosofi, psichiatri, giudici e psicoanalisti hanno pubblicato una lettera aperta in cui condannavano l’ideologia di genere e la transizione nel caso dei bambini. Il testo è stato pubblicato attraverso l’Osservatorio dei discorsi ideologici sui bambini e gli adolescenti ed è stata quasi totalmente ignorato dalla stampa internazionale, nonostante l’elenco dei firmatari sia imponente.
«Non possiamo più tacere», scrivono, «quella che ci appare una grave deriva, intrapresa in nome dell’emancipazione del “bambino transgender” (chi dichiara di non essere nato nel “corpo giusto”). I discorsi radicali legittimano le richieste di cambio di sesso sulla base dei soli sentimenti, che si configurano come verità. Ma questo è a costo di cure mediche o addirittura chirurgiche per tutta la vita (asportazione di seni o testicoli) sul corpo di bambini o adolescenti. È questo fenomeno e il suo alto profilo mediatico che ci riguarda, non le scelte degli adulti transgender… Ai bambini viene fatto credere che una ragazza possa diventare un maschio e viceversa perché hanno deciso di farlo senza i consigli degli adulti, e questo sta accadendo in età sempre più anticipata».
Sono parole esplicite, che pesano come piombo. La lettera si conclude con la denuncia esplicita di ciò che viene fatto ai bambini: «Denunciamo questo rapimento dell’infanzia. Ora è urgente informare quanti più cittadini possibile, di tutte le professioni, di tutti gli schieramenti, di tutte le età, su quello che potrebbe ben apparire domani come uno dei più grandi scandali sanitari ed etici, cui avremo assistito senza dire una parola: la mercificazione dei corpi dei bambini. Perché persuadendo questi bambini che alla nascita è stato loro “assegnato” un sesso e che possono cambiarlo liberamente, diventano pazienti per tutta la vita: consumatori per tutta la vita di sostanze chimiche ormonali commercializzate dalle aziende farmaceutiche, consumatori ricorrenti di sempre più interventi chirurgici nel perseguimento del sogno chimerico di un corpo fantastico».
La dittatura del desiderio, che si fa dittatura della pretesa, con la benedizione dello Stato.