Last updated on aprile 14th, 2021 at 10:37 am
Decisamente quello di Ryan T. Anderson non è stato un caso. Non è successo per sbaglio che il volume When Harry Became Sally: Responding to the Transgender Moment, vecchio di tre anni, sia stato ritirato ora dagli scaffali virtuali del colosso statunitense dell’e-commerce nonostante sia un best-seller piazzatosi al terzo posto nella classifica della saggistica tascabile stilata da The Washington Post e abbia scalato le cime delle categorie di Amazon stessa. Non è per accidens che quel libro sia scomparso da Amazon mentre Amazon continuava invece a vendere Let Harry Become Sally: Responding to the Anti-Transgender Moment, il libro che Kelly R. Novak (esploratrice con «extensive experience» nell’industria dei semiconduttori) ha scritto in risposta (a una domanda però scomparsa).
Non lo è perché lo dice Amazon. Amazon dice infatti che non venderà più libri che definiscano il transgenderismo e affini come malattie mentali e lo fa nella risposta inviata l’11 marzo ai senatori degli Stati Uniti d’America Marco Rubio, Mike Lee, Mike Braun e Josh Hawley, Repubblicani, che, il 24 febbraio, avevano scritto al patron di Amazon, Jeff Bezos, chiedendogli conto di tale censura.
Due rilievi. Il primo è che, così scrivendo, Amazon intende dire che il libro di Anderson definisca il transgenderismo e affini come malattie mentali. Ma il libro di Anderson non lo fa. Questo però ad Amazon non interessa. Ad Amazon non interessano i fatti: ad Amazon interessa quel che Amazon pensa dei fatti e come Amazon li racconta i fatti e come Amazon li decurta i fatti. Ovvero chiunque non si appiattisca, per amore o per forza, al conformismo LGBT+ deve definire il transgenderismo e affini come malattie mentali. Perché se non lo facesse, non sarebbe per quella persona possibile resistere al conformismo LGBT+. È un teorema che marcia a maionesi di petizioni di principio e processi alle intenzioni per zittire chi ancora osi difendere la realtà delle cose.
Il secondo rilievo. Amazon censura, e lo dice espressamente. Ora, per me Amazon può fare quel che vuole. Amazon può censurare quanto vuole. Può. Che sia giusto, è un altro paio di maniche. Comunque sia, però, nel momento in cui Amazon censura, Amazon smette di fornire un servizio pubblico. Nessuno può più pensare che Amazon fornisca un servizio pubblico.
Dicesi infatti «pubblico» ciò che serve una collettività, una comunità intesa come totalità. Dicesi invece «privato» ciò che pertiene a un singolo o un gruppo di persone diverso dalla comunità intesa come totalità; una parte, insomma, della comunità. Esistono così il pubblico, il privato, il privato pubblico e il privato privato. Vi sono servizi pubblici erogati da un gestore privato che tali sono poiché servono la comunità intesa come totalità (privato pubblico), servizi pubblici erogati dallo Stato e servizi che un gestore privato rivolge solo a un certo gruppo di persone (privato privato). Da oggi Amazon appartiene a quest’ultima categoria. Amazon da oggi è un privato privato. Amazon da oggi non serve tutti, ma serve solo alcune persone. Amazon non è più un servizio per tutti, lo è solo per alcuni. Può farlo Amazon? E ci mancherebbe altro, basta che sia chiaro a tutti. Amazon esclude, a proprio giudizio insindacabile e sovrano, una parte di persone appartenenti alla comunità umana intesa come totalità, per esempio chi documenta e ribadisce la realtà delle cose, scegliendo di rivolgersi solo a due categorie parziali di persone: chi nega la realtà delle cose e chi ignora e, vedendo rappresentata da Amazon solo una parte della realtà, crede che quella sia tutta la realtà.
Amazon non serve da negozio a tutti, ma solo ad alcuni. Alcuni, cioè vengono esclusi ed espunti dalla realtà di Amazon. Per esempio Anderson, per esempio chi non si conforma al pensiero unico LGBT+ con dovizia di documentazione, subendo inoltre l’ingiuria di venire pubblicamente e per iscritto apostrofato come persona molesta che offende dando del matto al prossimo.
Nel decidere, Amazon, di smettere di fornire un servizio per tutti i venditori e per tutti gli acquirenti non c’è nulla di male, nel mistificare la realtà censurandone una parte onde presentare quel che rimane come fosse il tutto sì.
Amazon, infatti, continua sereno a vendere Let Harry Become Sally: Responding to the Anti-Transgender Moment, il libro della Novak esploratrice con «extensive experience» nell’industria dei semiconduttori, ovvero la risposta a una domanda scomparsa, la censura di una parte della realtà onde presentare quel che rimane come fosse il tutto.