La Relazione del ministro della Salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (Legge 194/78) è stata presentata al parlamento italiano l’8 giugno e pubblicata sul sito web ufficiale del ministero pochi giorni dopo.
Essa contiene dati e statistiche relativi al 2020, primo anno di crisi pandemica, ed evidenzia un calo sostanziale nei numeri degli aborti nel Paese, nonostante fin dagli esordi del coronavirus il ministero, nelle Linee guida per la rimodulazione dell’attività programmata differibile in corso di emergenza da CoViD-19, avesse «[…] identificato l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) tra le prestazioni indifferibili in ambito ginecologico».
I dati sono stati raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle IVG, attivo in Italia dal 1980, che impegna l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il ministero della Salute, l’ISTAT, le Regioni e le Province autonome, il quale ha registrato in Italia, per il 2020, 66mila 413 aborti, con un calo del 9,3% rispetto all’anno precedente, confermando il trend di diminuzione del ricorso alla cessazione della gravidanza dopo la punta massima di 234mila casi raggiunta nel 1983.
Il tasso di abortività, cioè il numero di IVG ogni mille donne di età fra i 15 e i 49 anni residenti nel Paese, è risultato pari a 5,4 per mille, con una riduzione del 6,7% rispetto al 2019, mentre il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale. Fra le cittadine straniere si registra però un tasso di abortività più elevato, pari a 12 per mille.
Nel 2020 il numero degli aborti è diminuito in tutte le aree geografiche e per tutte le fasce d’età considerate, specie fra le giovanissime; il dato più alto rimane quello della fascia 25-34 anni, pari a 9,4 per mille.
Il ricorso all’aborto farmacologico varia fra le Regioni, il dato medio per l’anno considerato si attesta in ogni caso a 35,1%.
Si stima, infine, che la riduzione del numero “ufficiale” di IVG osservata possa essere riconducibile in parte all’aumento delle vendite dei cosiddetti «contraccettivi di emergenza», nella realtà veri e propri farmaci abortivi a base di Ulipristal acetato, il più noto è l’ellaOne, di cui proprio nel 2020 l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha liberalizzato la vendita anche alle minorenni senza obbligo di prescrizione medica, né di test di gravidanza, né del consenso dei genitori.
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