Last updated on Ottobre 1st, 2021 at 04:52 am
«Combattiamo per le cause perse perché sappiamo che la nostra sconfitta e il nostro sgomento possono essere la premessa della vittoria di chi verrà dopo di noi, anche se pure quella stessa vittoria sarà temporanea; noi combattiamo più per mantenere vivo qualcosa che nell’aspettativa di un trionfo».
La lucidità del genio è sempre impareggiabile, diceva un Servo di Dio, e, se vogliamo comprendere chi minimamente l’uomo sia, è sempre al genio che dobbiamo guardare. Quando, nel 1926, scrisse queste parole nel saggio Frances Herbert Bradley – raccolto poi in Selected Essays, 1917-1932 (Faber & Faber, Londra 1932), un’antologia che ha cambiato volto alla critica letteraria – il poeta e drammaturgo statunitense naturalizzato britannico T.S. Eliot (1888-1965) si caricava sulle spalle con naturalezza il fardello di una intera tradizione e non immaginava quanto sarebbe stato profetico.
Ieri, domenica 26 settembre, la causa della vita umana innocente e della famiglia naturale ha perso nei referendum, rispettivamente, di San Marino e della Svizzera. Ma non abbiamo perso noi, noi di «iFamNews», noi pro-lifer, noi innamorati della vita e della famiglia, della bellezza e della realtà. Hanno perso San Marino e ha perso la Svizzera. Ha perso il mondo. San Marino, la Svizzera e il mondo hanno perso vite umane e bellezza, realtà e verità.
Oggi il mondo è un più brutto, è meno reale, è meno vero. È un mondo dove si possono commettere più omicidi legalmente, dove i sicari imperano, dove lo «[…] sbaglio della mente umana» detta legge e in cui la «[…] contraddizione con tutte le culture dell’umanità che si sono succedute sino a oggi» impazza.
Siamo tristi, ma sì, ce lo aspettavamo. Lo abbiamo scritto diverse volte su queste pagine virtuali. Il mondo è alla deriva e quindi l’omicidio può essere legalizzato in forme diverse, i sicari possono girare a piede libero, gli scherzi della mente governare e la contraddizione con tutte le culture umane essere il «new normal». Sono stati ribaltati completamente i parametri della convivenza umana e si sono introdotti criteri aberranti. La sconfitta ce l’aspettavamo per questo. La notizia, infatti, non è che a San Marino e in Svizzera si sia perso: lo sarebbe stata se avessimo vinto. Non è cinismo, bensì realismo. I San Marino e le Svizzera si ripeteranno, come già si ripetono quotidianamente in moltissimi angoli del mondo, senza posa finché non muterà qualcosa, e quel che deve mutare non muterà per magia alla vigilia di un ennesimo referendum.
È un mutamento radicale e profondo di natura antropologica quello che è necessario e per ottenerlo occorre tanto tempo, tanta energia e soprattutto tanta voglia.
Se a San Marino e in Svizzera è andata così, così male, è colpa mia, è colpa nostra. Non abbiamo fatto abbastanza.
Eppure adesso non gettiamo la spugna. Impariamo dai nostri errori e ci impegniamo a fare di nuovo e meglio da ora. Mai più San Marino, mai più Svizzera. Il perché ce lo dice sempre il genio, vertice dell’umano. La bella citazione di Eliot con cui ho esordito qui sopra è infatti solo l’ermeneutica, la conseguenza e lo sviluppo di un aforisma precedente, che recita: «Se consideriamo una causa in tutta la sua dimensione più ampia e più saggia, allora non esiste una Causa persa perché non esiste affatto una Causa vinta».
Mai tranquilli, mai a riposo, mai in pensione, ci dice Eliot. Nulla è scontato e non ci si ferma mai. Non esistono cause vinte per sempre, semplicemente perché, da questa parte dell’Eternità, non esistono cause per sempre perse. Non è la gnosi manichea, non è Georg W.F. Hegel, non è la dialettica fine a se stessa: è il realismo della terra. Si combatte e si combatterà sempre fino all’ultimo respiro perché questa è la storia di cui siamo protagonisti.
Verrà il tempo del riposo e delle cause vinte, perché già l’uno e già l’altro esistono. Ma quel tempo non è ora, non è per noi adesso.
Per noi in questo momento, compito e destino, è la battaglia: la battaglia per strappare un po’ di vittoria alla tanta sconfitta che ci sovrasta e per levare un po’ di sconfitta con molta vittoria.
La vittoria verrà certamente. Non la vedremo, ma è certa se noi ora, se noi ora con gli occhi bendati facciamo ugualmente la nostra parte. Nessuno ci ha promesso rose e fiori, e il mondo riserva solo spine. Noi le raccogliamo con dolcezza fra le mani, serriamo il pugno, le dita ci sanguinano e sorridendo di dolore le offriamo. Affinché l’aria domani i nostri figli la possano respirare più pulita, l’erba accarezzare più verde, il cielo ammirare più azzurro. Sarà allora che i nostri figli se ne ricorderanno, e noi padri avremo vinto.
E ora, al lavoro.