Last updated on Ottobre 3rd, 2021 at 04:26 am
Per chi, come la sottoscritta, non l’avesse mai sentita nominare prima d’ora, è necessario premettere che Francesca Fialdini è un «volto Rai», presentatrice di programmi di successo tra cui Unomattina, La vita in diretta, lo Zecchino d’oro e Fame d’amore, un programma sui disturbi del comportamento alimentare.
Il gossip indica in Milo Brunetti, odontoiatra di Lecco, il suo fidanzato da ben dodici anni. Si parla addirittura di «possibili nozze entro non molto tempo», benché la presentatrice stessa dichiari: «Una convivenza? Un gatto selvatico è perfetto per me!», perché «una vera e propria convivenza non l’ho mai vissuta. Amo molto la mia libertà, i miei spazi e ciò che mi permette di arricchirmi».
Nella medesima intervista – 22 marzo 2021 – Francesca parla anche della possibilità di avere figli: «sarei sicuramente felice», dice, «cambierebbe anche la prospettiva e lo sguardo che ho sulla maternità e sull’essere una donna con responsabilità di quel tipo. Però non lo vado a cercare per forza, non farei qualcosa a tutti i costi pur di avere un bambino». Avere figli «è un dono, non un diritto. Se verranno sarò contenta, se questo non accadrà valuterò la possibilità di un affido o di un’adozione. Metterò comunque a disposizione il mio amore in qualche modo. Ma non andrò mai a cercare la maternità a tutti i costi».
Pare che cambiare idea sia da persone intelligenti. Ma le regole hanno eccezioni
La Fialdini si considera una persona riservata, dichiarando che il suo essere personaggio pubblico non rende pubblica pure la sua persona. Per questo afferma che la «la vita privata va tutelata, va custodita». Ma pare avere cambiato idea. In una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa , la campionessa di riservatezza esterna infatti su un aspetto della vita di una persona così delicato da rendere quasi rassicurante il pensiero che si tratti di un comizio politico invece che di una confidenza femminile. Dice: «Io desidererei molto adottare un bambino, ma la legge non me lo permette ed è assurdo. Per quale motivo non posso? Sono una persona che lavora e che potrebbe mantenerlo e dargli amore. Che senso ha tenere dei bambini lontani dall’amore di un genitore e dei potenziali genitori dalla possibilità di dare amore a dei figli? Tutto questo però mi è impedito per legge. E non si capisce perché. Favorire l’emancipazione, l’empowerment, significa partire da qui, dalla libertà, dalla parità di diritti. Non mi basta avere la libertà di voto se poi non posso esercitare la mia libertà. È una questione di diritti, che non sono uguali per tutti».
La presentatrice mostra del resto di avere le carte in regola: è «una donna che lavora», spiega, «e che potrebbe mantenere» un bambino. Potrebbe pure «dargli amore», ma la legge glielo impedisce.
Se lo desidero, è un mio diritto
Ma come: i figli non erano «un dono e non un diritto»? Cosa mai potrà giustificare un cambio di registro e di opinioni così radicale? Ciò che sconcerta è la pubblicizzazione di una posizione culturale – e politica – che surrettiziamente parla di libertà e di diritti calpestando, nel plauso generale, la dignità e il bene dei più fragili e più bisognosi di cura: i bambini.
Insomma, una donna di successo, con una carriera avviata, una relazione stabile e una disponibilità economica non indifferente si sente veramente impedita nella sua possibilità di elargire amore a un bambino? E secondo l’intervista, ovviamente già ripresa e osannata, l’impedimento verrebbe da una legge che, mettendo i “diritti” e il “bene” del piccolo prima del proprio desiderio tardivo di maternità, impone che un orfano – già segnato dolorosamente nei primissimi momenti della propria vita – debba essere accolto, cresciuto e amato non da un single che ama i propri spazi di libertà, bensì da una mamma e da un papà?
In realtà certe leggi sono benedette, perché riparano i minori dai capricci degli adulti.
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