«Omofobia», nuovo crimine europeo

La UE vara il «ddl Zan» versione continentale. Solo tre eurodeputati italiani contro. Tecnocrazia dell’intimidazione

UE LGBT+

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Last updated on Settembre 22nd, 2021 at 07:56 am

Ieri l’Unione Europea ha istituto la cosiddetta «omofobia» come nuova fattispecie di crimine elencata nell’articolo 83, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Scrivo «omofobia» fra virgolette, come reperto, citazione di dizione altrui, perché so benissimo che qualche stupido omofobo in giro c’è, ma perché so ancora meglio che, nella logica di Humpty Dumpty che definisce chi governa il mondo in cui viviamo, «omofobia» significa tutto ciò che qualcuno ha interesse «omofobia» significhi. Serve per colpirne cioè uno, onde educarne cento.

I casi di processo alle intenzioni, dall’ex ministro finlandese degli Interni Päivi Räsänen in avanti, persone serie e innocenti coperte di fango e di bugie, sono oramai all’ordine del giorno, ed è evidente che quando si mette mano al codice in casi così, lo si fa per potere disporre di una nodosa clava con cui randellare i nemici. Non i nemici omofobi (i pochi stupidi di cui sopra), ma tutti coloro che sono considerati nemici perché ancora si ostinano a sostenere che esista una natura umana normativa, una legge naturale, un modus in rebus dell’umano che è cosa universalissima e laicissima, prima ancora di concordare con il regnante Pontefice nel giudicare «la teoria del gender» uno « sbaglio della mente umana».

L’«omofobia» è oramai il marchio d’infamia che squalifica chiunque e si vende bene nelle edicole delle stazioni in formato adesivo per la schiena del primo antipatico che passa, come il Pesce di aprile di carta di quando facevano le elementari, all’insaputa dell’ignara vittima, soltanto perché gli si vuole impedire di parlare, di dire, di esprimersi, di non essere d’accordo, di dissentire, insomma di non piegare il capo ai diktat dell’ideologia LGBT+.

L’ideologia LGBT+ è oggi ubiqua, sorniona ma al contempo aggressiva. È il debolismo e il relativismo 2.0. Sta dietro ogni angolo di strada, pervade tutto e tutto paralizza. Se osi dire che è una scempiaggine, sei finito. Se non lo dici, perché parli della meraviglia della sessualità umana, dell’amore, del legame coniugale, di maschi e femmine, sei finito.

Scrittore e cantante, businessman o uomo politico, catechista o sacerdote, giornalista o cubista, netturbino o insegnante, se non t’inginocchi al nuovo dio del conformismo queer sei un criminale. Ecco qui l’«omofobia»: un cannone nelle mani di scriteriati per schiacciare una zanzara, perché le zanzare dell’«omofobia» vera le perseguono già le leggi vigenti dei Paesi democratici che sennò non sarebbero democratici. Le leggi contro la violenza, la discriminazione e l’intolleranza ci sono già e infatti chi se ne macchia, se preso dalle forze dell’ordine, paga e già sta pagando.

Ma tutto questo è mera accademia per il potere tracotante che ha finalmente trovato il nuovo strumento per zittire la verità delle cose. Le società impaurite, infatti, si controllano meglio. Le comunità terrorizzate si conducono meglio. I gruppi intimiditi pagano il pegno più docilmente. Tecnocrazia dell’intimidazione.

Da ieri la UE è quindi diventata ancora più indigesta di quanto lo fosse soltanto il giorno prima, quando già non andava giù. La UE non perde occasione per imporre il diktat corrente. La UE volta le spalle a se stessa, alle proprie radici, all’identità e alla storia dei popoli che ne sono tiranneggiati, diventando una conventio ad excludendum in cui sono ammessi solo quelli con l’invito. Gli altri non hanno diritto di cittadinanza, anzi di nulla: e il bene servito giunge loro per posta celere nella busta più insopportabile di tutte. La calunnia.

La decisione della UE di ieri è cioè un sofisma dentro il sofisma. Perché il crimine di «omofobia» è stato istituito strumentalizzando «un tema importante come la lotta alla violenza contro le donne allo scopo di intimare l’identità di genere, un’istruzione gender per tutti i ragazzi e un bavaglio arcobaleno a tutti i dissidenti dell’agenda LGBT+ in Europa», osserva acutamente Matteo Fraioli, direttore della sezione italiana di CitizenGO, la benemerita organizzazione che non si stanca di incalzare, con petizioni e mobilitazioni popolari, tutti e ognuno coloro che cercano di imporre la menzogna.

«Nel testo», prosegue Fraioli, «vi è anche la condanna delle organizzazioni pro-famiglia e pro-vita che si battono contro l’ideologica Convenzione di Istanbul», essa stessa un cavallo di Troia per imporre la dittatura gender. «Ma si rimane perplessi e amareggiati di fronte al risultato delle votazioni, domandandosi che fine abbia fatto il Centrodestra, ovvero i gruppi e i politici che hanno condiviso con noi piazze e battaglie italiane per difendere la libertà dei cittadini contro la proposta di legge-bavaglio firmata dall’on. Alessandro Zan. Ieri solo Simona Baldassarre, Andrea Caroppo e Massimiliano Salini hanno votato contro. Ma chi ieri si è astenuto non sa che la risoluzione propone lo stesso principio liberticida del “Ddl Zan”, ma a livello europeo?».

E se lo chiede fortemente preoccupato anche «IFamNews».

Scarica il risultato della votazione che il 17 settembre, nell’emiciclo di Strasburgo, ha istituito il crimine di «omofobia». I cognomi degli europarlamentari italiani sono evidenziati in colore giallo

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