Con la provincia autonoma di Bolzano domani, 5 settembre, inizia ufficialmente il rientro in classe degli studenti italiani per l’anno scolastico 2022-2023, rientro che si completerà nelle varie Regioni via via nelle prime tre settimane del mese. Fra gioie e dolori, pecche e primati, difficoltà contingenti e strutturali ma anche eccellenze educative negli istituti statali, paritari o privati, la scuola italiana riparte, con l’impianto che ricalca quello antico costituitosi in epoca alto-medioevale e si è poi sviluppato di continuo nei secoli.
«Istituti scolastici e di educazione si trovano in quasi tutte le civiltà antiche e presso altre civiltà contemporanee, come quella indù o cinese», spiega il Dizionario elementare della civiltà cattolica alla voce “scuola”. «Non si può attribuire alla civiltà cristiana questo primato in assoluto, ma è vero che, soltanto in essa, le scuole hanno avuto una particolare diffusione. Ciò per motivi storici del tutto specifici, legati alla Chiesa stessa; il modello occidentale è stato poi esportato in tutto il mondo».
«Tra gli egizi esistevano scuole per sacerdoti, scribi e funzionari dello Stato», continua il Dizionario. «Lo stesso avveniva fra gli indù, i cui sacerdoti, appartenenti alla classe dei brahmini, imparavano la matematica, la filosofia, la logica e le lettere con pedagoghi privati e maestri. Varie forme di pedagogia privata erano diffuse anche fra i fenici, i babilonesi, gli assiri, i sumeri, i greci e i popoli dell’Oriente o del Sudamerica. A Roma esistevano sistemi pubblici, piccole scuole, mentre l’insegnamento superiore era affidato a precettori privati».
Fu lo sviluppo del monachesimo occidentale a fondare «[…] le premesse di un nuovo sistema scolastico. Il monastero, sin dalla sua apparizione nel V secolo, a opera di san Benedetto da Norcia (480-547), diviene centro di preghiera, di cultura e anche di educazione». In seguito, fu «il Concilio di Toledo (527) a segnare l’origine delle scholae episcopali, stabilendo che il vescovo istituisse delle scuole per formare coloro che intendevano diventare sacerdoti. Lo stesso Concilio ammetteva la possibilità che da queste scuole vescovili potessero essere licenziati anche laici». Se questo accadeva nelle città, non era però garantito nelle campagne, ma il Concilio di Vaison (529) intervenne a sanare tale mancanza e istituì le scuole parrocchiali anche nelle zone rurali.
«Tra scuole parrocchiali, episcopali e monastiche», racconta ancora il Dizionario, «a metà del VII secolo, l’Europa è disseminata di centinaia di centri di educazione. Niente di simile si era visto neppure nell’Impero romano. Non riescono a ridurre l’analfabetismo a percentuali vicine a quelle odierne, tuttavia educano moltissime persone».
Nacquero successivamente le Università, a partire dagli Studium istituiti dagli Ordini mendicanti, mentre in epoca rinascimentale si aggiunsero alla “gamma” di istituti proposti i collegi gestiti dai Gesuiti. In seguito, «[…] tra Settecento e Ottocento, migliaia di istituti educativi cattolici di ogni ordine e grado furono “incamerati” dagli Stati, sia in Europa che nelle Americhe, e poi controllati dal sistema statale. I sistemi educativi illuministi e moderni non hanno fatto che aggiornare quanto elaborato in lunghi secoli della societas christiana, ampliando anche lo spazio dato alle cosiddette arti meccaniche».
Infine, conclude il Dizionario, «tale sistema ha potuto essere adattato al XX e al XXI secolo in tutto il mondo, per questo si può affermare che i licei e le università sono un’invenzione cattolica adattata alle diverse situazioni».
Oggi la scuola italiana rischia di trovarsi al centro dell’attenzione solo a parole, nel bel mezzo di una campagna elettorale-lampo che privilegia in ogni caso altri temi, l’economia, l’energia, le tasse. Eppure la scuola dovrebbe essere il fulcro dell’interesse di ogni Paese, la sua speranza, il suo futuro. «iFamNews» augura comunque un buon anno scolastico a tutti gli insegnanti, gli alunni, gli studenti italiani.
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