In tutta Italia, quest’anno, il periodo di Carnevale è iniziato giovedì 24 febbraio e si concluderà con il Martedì Grasso, il 1° marzo. Il 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, inizia infatti la Quaresima, il periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua. Fa eccezione però Milano e quasi tutta la diocesi, dove vige il rito ambrosiano e dove i festeggiamenti inizieranno giovedì 3 e si concluderanno sabato 5 marzo. Le Ceneri si celebreranno perciò domenica 6 marzo.
L’origine del nome “Carnevale” è incerta: potrebbe derivare dal latino carrus navalis, che fa riferimento al rito antico in cui una nave sacra era portata in processione su un carro, oppure farebbe riferimento al digiuno quaresimale nei Paesi cattolici, che vietava per quaranta giorni il consumo della carne, per cui carnes levare, «togliere le carni», o carnes, vale, «carni, addio».
L’origine, invece, della festa si salda sulla celebrazione in epoca romana dei Lupercalia, riti antichi in onore del dio Marte e di Fauno, legati alla purificazione e alla rinascita della natura, invocati a volte sfrenatamente sul finire dell’inverno, quando semel in anno licet insanire, «una volta all’anno è permesso essere folli», mascherarsi il ricco come un povero e il povero come un ricco, capovolgere l’ordine sociale, danzare, ridere.
I carri allegorici risalgono invece al Rinascimento italiano, mentre le maschere a coprire il volto e poi a giocare con l’abbigliamento li precedono, nel medioevo veneziano, da cui si diffusero in tutta Europa nei bauli dei guitti del teatro dell’arte per esplodere nel massimo successo del 1700.
Oggi il Carnevale, per motivi ben noti, si festeggia in tono minore e l’occasione delle sfilate in maschera, vivace e sfarzosa in tante città italiane, è come congelata in attesa di tempi di libertà e spensieratezza maggiori.
Rimangono quindi le tante tradizioni familiari e gastronomiche che, come per ogni festa come si deve, percorrono la Penisola, specie se si tratta di dolci e dolciumi, fatti in casa come una volta oppure comperati in negozio. Ci sono le chiacchiere, che a seconda dei luoghi prendono nome differente: frappe, cenci, bugie sono solo alcuni. Poi le castagnole, nate a Bordighera nella provincia di Imperia, le frittelle (con l’uvetta come le fritole veneziane o con la mela come i laciaditt lombardi), i chisulì cremaschi, i risulen mantovani, i Faschingskrapfen altoatesini, i farciò piemontesi. In Centro Italia il berlingozzo, la schiacciata fiorentina, gli arancini marchigiani, la crescionda e i cecamarini. Al Sud la fanno da padroni la cicerchiata e la pignolata glassata, il migliaccio e le graffe napoletane, le zeppole in Sardegna. Tanti fritti, tutti buoni e adatti per soddisfare la golosità di chiunque.
L’augurio per tutti è di festeggiare con la propria famiglia e i propri cari qualche giorno di allegria. I tempi sono complicati e mettono alla prova, sempre più è fondamentale rimanere saldi a ciò che conta.
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