Last updated on Giugno 30th, 2021 at 04:03 am
Esistono Giornate internazionali tra le più varie e talvolta stravaganti. Eppure, almeno in Europa, non ne esiste una dedicata alla libertà religiosa. Aveva provato a porre rimedio nei giorni scorsi il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) al Parlamento Europeo, proponendo alla Conferenza dei presidenti dei gruppi politici l’introduzione di una Giornata europea per la libertà religiosa. La proposta, tuttavia, non è stata accettata dai gruppi Liberali e di Sinistra, ovvero Renew Europe, Socialisti e Democratici, Verdi e Sinistra. Lo spiega ad «iFamNews» Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, nonché co-presidente dell’Intergruppo parlamentare per la libertà religiosa, da cui era nata la proposta.
I gruppi di Sinistra come hanno giustificato l’opposizione a calendarizzare una Giornata europea per la libertà religiosa?
Non hanno dato nessuna giustificazione, ma questo non ci sorprende. Viene ormai considerato normale che, in nome di un laicismo esasperato, la Sinistra su questi temi si schieri contro. E parlo non soltanto della Sinistra post- o neocomunista o dei Verdi, ma persino di quei liberali macroniani che in Francia conducono una battaglia importante contro il separatismo islamico. Peraltro la Giornata europea che abbiamo proposto si rifà al concetto di libertà religiosa o di credo, quindi va a tutelare persino chi crede di non credere, rispetto a certi integralismi di matrice religiosa che considerano infedeli anche gli atei. Niente da fare, scatta un riflesso condizionato al solo sentire menzionare l’argomento.
Eppure la Sinistra è paladina dei diritti umani: tra questi non è contemplato il diritto a professare il proprio culto?
È sempre più evidente l’utilizzo strumentale del tema dei diritti umani: ci si straccia le vesti per i migranti vittime della tratta, si costruiscono campagne mondiali contro le discriminazioni sessuali, tra pochi giorni voteremo qui a Bruxelles il Matic report che vuole dichiarare l’aborto come diritto universale. Ma il diritto di credere non è contemplato come diritto umano, nonostante la libertà religiosa sia uno dei diritti umani fondamentali, espressamente tutelato nell’art.18 della Dichiarazione universale dei diritti umani. E il 24 giugno, il giorno da noi prescelto per l’indizione della Giornata europea, altro non è che il giorno in cui anni fa vennero varate le linee guida della UE per la difesa della libertà religiosa. Riescono a rinnegare anche quel poco che faticosamente questa Europa senza anima ha prodotto.
Rilancerete questa iniziativa?
Assolutamente si. Nei prossimi mesi ripresenteremo la proposta in Conferenza dei Presidenti, sperando che il buon senso prevalga e che, accanto al gruppo dei Conservatori europei che si è fatto carico della proposta lanciata dall’Intergruppo per la libertà religiosa, e ai gruppi Partito Popolare Europeo (PPE) e Identità e Democrazia (ID) che l’hanno sposata, si possa unire almeno il gruppo Liberale in modo da avere una maggioranza per la calendarizzazione. Se dovesse passare a quel punto lavoreremo su un testo condiviso. Per me la priorità è che non ci sia autocensura e che si menzionino chiaramente luoghi e cause delle persecuzioni religiose nel mondo. Che purtroppo hanno motivi noti e radici antiche e non sono dei raffreddori di stagione.
Recentemente anche l’Organizzazione per il coordinamento e lo sviluppo economico ha lanciato un allarme sugli attacchi anti-cristiani in Europa. Ritiene che la libertà religiosa, in particolare per i cristiani, sia oggi minacciata anche nel Vecchio Continente?
Francamente non avevamo bisogno dell’OCSE per sapere che in Europa esiste un crescente sentimento anti-cristiano: lo denunciamo da tempo. C’è una faccia violenta e terroristica di questo estremismo anti-cristiano, e lo si è visto con gli episodi avvenuti in Francia pochi mesi fa. Ma c’è un attacco persino più subdolo e pericoloso, che è quello culturale. Quello che tende a espellere la dimensione pubblica della religione, confinandola a un fatto privato, mentre la religione cristiana ha innervato le più alte forme di arte e di architettura mai raggiunte dall’umanità, proprio perché il sentimento interiore del singolo era un tutt’uno con il senso comune del popolo. E ancora la preoccupazione per quello che sta avvenendo nelle scuole di Paesi come la Francia in cui manifestare i valori cristiani o anche semplicemente professare la laicità dello Stato mette a rischio famiglie e docenti, come avvenuto nel caso del povero Samuel Paty.
Come arginare questa deriva?
Serve una riscoperta orgogliosa, pur senza fanatismi, delle nostre radici per opporci a questa deriva in cui il relativismo spiana la strada al fondamentalismo.
L’Intergruppo per la libertà religiosa è stato istituito nel febbraio 2020: quali attività di opposizione a questa deriva le preme ricordare?
Nonostante il CoViD-19 abbia rallentato le nostre attività, siamo riusciti a ottenere diverse vittorie. Prima su tutte, la nomina dell’inviato speciale dell’UE per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea, Christos Stylianides. Una nomina che aspettavamo da oltre due anni (il mandato del precedente inviato speciale era terminato il 30 novembre 2019) non solo per il suo significato simbolico, ma per la forte necessità anche pratica, per la quale speriamo che l’inviato abbia risorse sufficienti. Per esempio, sempre più persone in Pakistan sono discriminate o rischiano la condanna a morte a causa delle leggi sulla blasfemia. L’inviato speciale può assisterle, aiutarle, addirittura salvarle come è successo con Asia Bibi e recentemente anche con il caso dei coniugi Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, che, dopo una risoluzione del Parlamento Europeo, sempre nata in seno all’Intergruppo, sono stati assolti e salvati dalla condanna a morte. E ora, come ogni anno, ci prepariamo a redigere il rapporto annuale dell’Intergruppo, che attingerà a piene mani dai Rapporti che importanti organizzazioni come Open Doors, Aiuto alla Chiesa che Soffre e altre puntualmente pubblicano. Ma come si nota da quest’ultima vicenda il lavoro dell’Intergruppo, che pure nasce come organismo trasversale alle forze politiche, è ancora lungo e faticoso.