Last updated on Febbraio 21st, 2023 at 01:12 pm
La polizia britannica ha arrestato una donna pro-vita alla fine di dicembre per aver pregato in silenzio vicino a una clinica abortista.
Isabel Vaughan-Spruce, direttrice della Marcia per la Vita del Regno Unito, si trovava su una strada pubblica vicino a una clinica abortista a Kings Norton, Birmingham. La polizia era stata chiamata da alcuni passanti. Questi avevano espresso il sospetto che Vaughan-Spruce stesse pregando nella loro mente.
Interrogata dalla polizia, l’attivista pro-vita aveva detto che forse aveva pregato in silenzio. Di conseguenza, è stata arrestata. Questo perché Vaughan-Spruce si trovava in una zona di non assembramento imposta dalla città di Birmingham, dove è vietato riunirsi o pregare per la protezione della vita.
“È terribilmente ingiusto che io sia stato perquisito, arrestato, interrogato dalla polizia e accusato solo per aver pregato nella privacy della mia mente. Le zone di censura fingono di vietare le molestie, che sono già illegali. Nessuno dovrebbe mai essere molestato. Ma quello che ho fatto è stato tutt’altro che molesto: ho esercitato la mia libertà di pensiero, la mia libertà di religione nella privacy della mia mente. Nessuno dovrebbe essere criminalizzato per aver pensato e pregato in uno spazio pubblico nel Regno Unito”, ha dichiarato Isabel Vaughan-Spruce dopo il suo arresto per aver pregato in silenzio.
Il sistema di zone di censura di cui è vittima Vaughan-Spruce sarà presto applicato a livello nazionale. Un disegno di legge in tal senso è già passato alla Camera dei Comuni.
Jeremiah Igunnubole, consulente legale dell’organizzazione per i diritti umani ADF International, che sostiene Vaughan-Spruce in questo caso, ha commentato l’arresto:
“Una democrazia matura dovrebbe essere in grado di distinguere tra un comportamento criminale e l’esercizio pacifico di diritti costituzionalmente protetti. Isabel, una donna di buon carattere che ha lavorato instancabilmente per la sua comunità sostenendo donne e bambini in difficoltà, non è stata trattata meglio di un criminale violento. La recente proliferazione di leggi e ordinanze sui rifugi è un momento di svolta nel nostro Paese. Dobbiamo chiederci se siamo un Paese veramente democratico, impegnato a proteggere l’esercizio pacifico del diritto alla libertà di espressione. Corriamo il serio pericolo di entrare senza pensieri in una società che accetta, normalizza e addirittura promuove la ‘tirannia della maggioranza'”.
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