Michele Mariano è una star, anche se dice di non essere un eroe. A 69 anni è celebre. Da molto tempo tanti ne parlano. È l’unico ginecologo che, in Molise, non obietta in coscienza all’aborto. In Molise, cioè, l’aborto si pratica soltanto grazie a lui.
Mariano, solo davanti a tutti, solo contro tutti resiste. È un devoto. Un missionario. Un testimone. Un apologeta. Ha rimandato il pensionamento per poter garantire l’applicazione della Legge 194 del 1978, la legge che ha legalizzato l’aborto italiano. E l’aborto il dottor Mariano lo continuerà, ultimo della sua specie in Molise, a garantire, praticandolo all’ospedale Cardarelli di Campobasso.
In Molise, infatti, la ricerca lanciata per reperire altri medici che pratichino l’aborto ha prodotto il nulla e quindi di Mariano c’è bisogno. C’è bisogno di Mariano che garantisca l’aborto al Molise, perché Mariano pensa che l’aborto sia un diritto delle donne del Molise, delle donne d’Italia, delle donne del mondo, e che pertanto il Molise, l’Italia e il mondo necessitino di qualcuno che difenda questa trincea.
Mariano un militare, un militante, un guerriero. Mariano si sacrifica per la causa. Rinuncia al meritato riposo dopo quattro decenni di carriera onorata per continuare a permettere che le donne del Molise possano sopprimere il figlio che portano in grembo.
Viviamo in un mondo in cui le ostetriche, che esisterebbero solo perché levatrici della vita, si prostrano invece ai desideri di mamme che decidono se il bambino che portano in grembo possa vivere o no. In questo mondo io Mariano lo ammiro. Con dieci uomini che come lui difendessero non la morte bensì la vita si compirebbero portenti. E al contempo io Mariano lo temo. Quando procurare la morte di un innocente diventa un diritto umano e qualcuno si sacrifica in prima persona per renderlo possibile un brivido mi corre lungo la schiena. A voi?
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