Last updated on Agosto 11th, 2020 at 03:27 am
Il presidente francese, Emanuel Macron, l’aveva promesso in campagna elettorale e il suo compagno di partito, l’ex Socialista Jean Louis Touraine, è deciso a mantenere la promessa, forse anche per far riguadagnare terreno alla formazione politica di entrambi, La République en Marche (LREM), a fronte dei risultati non certo brillanti ottenuti alle elezioni municipali del 28 giugno.
Fatto sta che lunedì 27 luglio l’Assemblea nazionale ha iniziato la seconda lettura del disegno di legge che mira fra l’altro a offrire la procreazione medicalmente assistita (PMA), rimborsata dal servizio sanitario nazionale, a tutte le donne, single e coppie di lesbiche comprese. Fino a ora l’ordinamento giuridico francese la prevedeva invece solamente per le coppie eterosessuali affette da sterilità.
L’Assemblea l’aveva votato in prima lettura il 15 ottobre dell’anno scorso e il ddl era passato poi in Senato il 4 febbraio, dove era stato ridimensionato a causa dei temi estremamente sensibili che tratta.
Entro questa settimana i deputati dovranno discutere circa 2.300 emendamenti e votare il testo di legge, l’ultimo della sessione estiva, a quanto pare domani, di sabato, primo giorno del mese più vacanziero dell’anno, l’agosto.
PMA e ROPA
Ora, definire “sensibili” i temi contenuti nel ddl francese è understatement puro e semplice. La PMA è solo uno degli argomenti in esame, laddove la legge riguarda invece la bioetica tout court.
Comprende sì, infatti, il diritto all’accesso libero alla procreazione medicalmente assistita eterologa, con donazione di sperma reperibile nelle banche del seme.
Ma concede pure la “doppia maternità” attraverso il metodo chiamato Reception of Ovocytes from Partner (ROPA), «Ricezione di ovociti da un partner», già ammesso in Spagna. Ovvero: qualora due donne decidano di avere un figlio “insieme”, lo ottengono attraverso l’impianto nell’utero di una delle due di un embrione ottenuto dalla fecondazione in vitro di un ovocita proveniente dall’altra, cioè la compagna della prima, attraverso sperma donato, o, più esattamente, comprato, di chissà chi.
Fecondazione post-mortem, PGS e aborto
Nel ddl c’è anche altro: la fecondazione post-mortem, in cui la donna viene fecondata con il liquido seminale di un partner deceduto, e la diagnosi pre-impianto di aneuploidie (DPI-A o PGS), al fine di individuare eventuali anomalie cromosomiche e, di conseguenza, scartare gli embrioni non perfettamente sani.
È una tecnica sperimentale, utilizzata anche per selezionare i cosiddetti bébés-médicament, cioè bambini con caratteristiche compatibili e utili per curare fratellini o sorelline maggiori malati, il tutto in un quadro di eugenetica più che evidente.
Un altro aspetto che pone questioni etiche di non secondaria importanza è l’abolizione, prevista dal ddl, della settimana di riflessione in caso di aborto, attualmente in vigore per accedere alla IVG: poco tempo, ma in tanti casi forse molto per aiutare una mamma a ripensare veramente a cosa significhi sopprimere la vita umana che porta in grembo.
Gli embrioni chimera
Non è finita. Il progetto di legge apre persino alla sperimentazione dei cosiddetti embrioni chimera, embrioni generati cioè artificialmente con ovuli di animali e su cui viene innestato materiale genetico umano. Lo scopo dichiarato è ottenere organi per trapianti compatibili con gli esseri umani.
La sperimentazione, già attiva in Giappone da qualche anno, verrebbe in tal modo introdotta anche in Francia, ignorando le implicazioni di un uso spregiudicato dei geni umani, e, al colmo della beffa, contraddicendo qualsiasi politica animalista.
Il dibattito pubblico e politico
Evidentemente il disegno di legge, che è passato all’Assemblea nazionale in ottobre con 359 «sì» delle Sinistre (LREM, Partito Socialista, La France Insoumise), 114 «no» dei Les Républicains (il partito a suo tempo fondato da Nicolas Sarkozy) più il Front National e 72 astenuti, ha scatenato il dibattito.
Già in autunno si erano tenute a Parigi manifestazioni di protesta e più di recente il vescovo di Bayonne, Marc Aillet, e il vescovo di Montauban, Bernard Ginoux, hanno espresso la propria contrarietà alla legge, che è quella dell’elettorato cattolico francese pressoché al completo, parlando di «disintegrazione della maternità» e di «pratiche disumane».
Ma non solo, dal momento che, per motivi diversi, neppure le associazioni LGBT+ sono del tutto soddisfatte. A loro avviso, infatti, nonostante l’apertura estrema, la legge manterrebbe ancora elementi di diseguaglianza fra coppie eterosessuali e coppie di lesbiche, poiché a queste ultime, qualora desiderino procreare tramite ROPA, impone un atto notarile definito «riconoscimento comune anticipato».
L’informazione relativa a questa scelta inoltre rimarrebbe scritta sul certificato di nascita dei figli, creando così ulteriore discriminazione.
Morale? Negando l’evidenza, c’è chi proprio non vuole convincersi che i bambini nascano per forza solo da una mamma e da un papà.
Commenti su questo articolo