Viste le insolite reazioni all’iniziativa di Castiglia e León, esprimiamo il nostro apprezzamento per l’iniziativa presa da quel governo attraverso il suo vicepresidente. Accogliamo con favore la possibilità opzionale di fornire ulteriori informazioni sul bambino alla madre che lo desidera, prima di decidere sull’aborto.
Una società democratica può esistere solo sulla base di un dibattito razionale sulle questioni in conflitto. È sulla base di questa razionalità che ci esprimiamo e avanziamo le nostre richieste. Pertanto, è un principio della società democratica che qualsiasi decisione che riguardi una questione trascendentale deve essere prima sufficientemente informata sull’atto che si sta compiendo e sulle sue conseguenze, cioè deve essere basata su una riflessione fondata sulla conoscenza.
Questo fatto si basa anche sul riconoscimento stabilito dalla prima sentenza della Corte Costituzionale sull’aborto, che ha definito il nascituro come un terzo diverso dalla madre e un bene giuridico da tutelare. Questa protezione era un dovere dello Stato. Da questo principio deriva la necessità di un periodo di riflessione e di fornire informazioni alla madre sulle alternative all’aborto, entrambi eliminati in modo incostituzionale dall’attuale disegno di legge.
Il governo Sánchez non rispetta sistematicamente questo mandato e l’iniziativa castigliano-leonese lo attua.
L’aborto non potrà mai essere un diritto, perché una pratica volta a uccidere la vita umana non può esistere in quanto tale. La vita del dipendente non può mai dipendere dalla sola volontà di chi lo assiste.
Ribadiamo, in conformità con la nostra dichiarazione del 10 gennaio 2023, che “la vita è il primo e più fondamentale dei diritti, per la semplice ragione che senza di essa nessun diritto umano è possibile”.
Denunciamo la prepotenza, l’aggressività, la ferocia con cui molti hanno reagito a queste misure. Confermiamo quanto il dibattito sulla vita e sull’aborto li irriti e li ossessioni. Questa evidenza indica che il dibattito sulla vita è alla base del dibattito culturale, che è presente in molte altre manifestazioni.
Coloro che, in buona fede, disprezzano il concetto di cultura della vita si sbagliano, non rendendosi conto che si sta imponendo alla nostra società una cultura della morte e che questo comporta un attacco ad “altre libertà, diritti e garanzie costituzionali per essere mantenuti”, e “devono allo stesso tempo limitare altre libertà, come la libertà di coscienza, la libertà di riunione e la libertà di espressione”.
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