Last updated on Febbraio 18th, 2020 at 02:00 am
Questo articolo è comparso il 31 gennaio sul periodico SALVO, e viene qui tradotto e pubblicato per gentile concessione
Una vicenda giunta questa settimana dal Regno Unito dovrebbe sgomentare tutti coloro che si occupano di etica biomedica.
Il quotidiano The Telegraph ha titolato Sperm could be harvested from dead men to ease donation crisis, ovvero «Per i medici britannici la crisi delle donazioni può essere arginata prelevando sperma da uomini defunti».1 L’oggetto è una nuova ricerca condotta da due medici, Nathan Hodson e Joshua Parker, appena pubblicata sul Journal of Medical Ethics. «Molti sperano che, dopo la morte, il loro corpo possa servire per fare del bene agli altri», scrivono i due medici. «Ora, è sia fattibile sia lecito sul piano morale donare volontariamente, dopo la morte, il proprio sperma ad estranei onde assicurare quantità sufficienti di seme della qualità desiderata».
La proposta presenta alcuni «benefici», argomentano Hodson e Parker. Anzitutto la cosa potrebbe contribuire ad affrontare il problema della carenza di donatori volontari di sperma nel Regno Unito, Paese che, per ovviare alla scarsità di riserve, attualmente importa circa 7mila campioni di liquido seminale, in parte dagli Stati Uniti d’America e in parte dalla Danimarca. In secondo luogo, il prelevamento da uomini defunti è potenzialmente in grado di rispondere alle preoccupazioni di quanti temono eventuali difetti genetici e potrebbe inoltre contribuire ad ampliare la «varietà dell’offerta»: la maggior parte dei donatori attivi ora sono infatti bianchi.
Non tutti però sono favorevoli. Intervenendo sempre su The Telegraph il professor Allan Pacey dell’Università di Sheffield afferma che questa modalità di donazione «[…] è un passo “indietro”, mentre la società si è invece spinta tanto in avanti da far incontrare i donatori di sperma con i propri figli». E Sarah Norcross, direttrice del Progress Educational Trust, aggiunge: «È poi di vitale importanza sapere come le persone concepite con sperma proveniente da donatori prendano la possibilità di non incontrare invece mai il donatore».
La vicenda mostra del resto una volta in più quanto tutta l’industria della fertilità sia fortemente adultocentrica. Una volta sola, quasi alla fine dell’articolo-ricerca citato, una voce sperduta si chiede: «Ma per i bambini va tutto bene?».
E benché l’idea di prelevare lo sperma dai defunti abbia il sapore de Il mondo nuovo di Aldous Huxley (1894-1963), scene che sembrano tratte da quel libro già se ne vedono. Recente è la notizia di una coppia lesbica che per la prima volta ha dato il benvenuto a un «bambino di due uteri», dal momento che un ovulo proveniente da una delle due donne è stato fecondato artificialmente, impiantato nell’utero della donatrice per l’inizio della gestazione e quindi trasferito in quello della partner2. (Durante ciascuna fase del processo di “gestazione in due uteri” il bambino sarebbe peraltro potuto facilmente morire, ma, invece di trattare di questo aspetto, l’articolo-ricerca saluta la nuova procedura come un grande progresso per le coppie lesbiche in cui entrambe le partner desiderino un “legame biologico” con il bambino).
Vi è poi il caso di una clinica per la fertilità che ha denunciato la perdita di 4mila fra embrioni e ovuli quando uno dei suoi congelatori si è guastato3. Forse l’aspetto più mostruoso di tutti è quello che riguarda le centinaia di migliaia di embrioni congelati che si stima siano stati “abbandonati” solamente negli Stati Uniti, bambini i cui genitori hanno smesso di pagare le spese per la conservazione e non hanno più risposto alle telefonate o alle lettere4. E quanti sono quelli che i genitori non hanno ancora abbandonato? Nessuno lo sa con certezza, dato che il governo americano non impone alle cliniche per la fertilità di fornirne i numeri.
Scenari da incubo, questi, legati da un filo rosso: gli adulti hanno smesso di preoccuparsi di ciò che è meglio per i bambini. Adulti che invece si preoccupassero sul serio dei bambini darebbero rilevanza ad alcune delle difficoltà evidenti che si presentano ai bimbi concepiti artificialmente. Per esempio il rischio più elevato di sviluppare il cancro5, la probabilità due volte e mezzo maggiore di basso peso alla nascita e la probabilità doppia di presentare difetti congeniti6.
E questo solamente dal punto di vista fisico. Al momento non è stato realizzato quasi alcuno studio sui bambini nati da fecondazione artificiale e su che cosa questi pensino del proprio concepimento, o se rivelino percentuali più alte di problemi emotivi o comportamentali. La tecnica è infatti ancora troppo recente.
Lo studio relativo a un gruppo più simile a questi casi di cui oggi si disponga, e dunque utile come termine di paragone (ovvero lo studio condotto sui bambini adottati), può far ritenere che i bambini separati dal genitore biologico siano destinati a soffrire di alcune difficoltà emotive simili. Katy Faust, fondatrice e presidente del gruppo in difesa dei diritti dei bambini Them Before Us, sostiene che la grande differenza stia nel fatto che nell’adozione tradizionale i genitori adottivi sono la risposta a una sofferenza già in essere (uno o entrambi i genitori non possono, o non potranno, tenere il bambino) 7. Invece, per i figli della PMA (la procreazione medicalmente assistita) sono gli stessi genitori a creare la condizione di sofferenza: la coppia lesbica che non considera l’importanza della presenza di un papà, o la coppia sposata che desidera solo uno dei tre embrioni generati, o la donna single che mette al mondo un bambino con lo sperma di un donatore perché non riesce a trovare un compagno adatto.
L’infertilità è una tragedia? Sì, lo è. Non sarebbe magnifico se ogni coppia innamorata, desiderosa di un figlio, sposata, composta da una donna e da un uomo, potesse dare alla luce un bambino? Certamente. Ma per quanto possa essere tragico, nessuno può garantire agli adulti il diritto ad avere un bambino. Non possiamo più permetterci di maltrattare i bambini, pur nella nostra disperazione, o per la nostra convenienza. Smettiamo per un minuto di chiederci cosa sia possibile e iniziamo a chiederci cosa sia morale. Smettiamo di “creare” centinaia di migliaia di bambini quando non abbiamo alcuna idea di che cosa accada loro.
E certamente non peggioriamo la crisi prelevando lo sperma di padri morti.
NOTE
1. Cfr. Sarah Knapton, Sperm could be harvested from dead men to ease donation crisis, in The Telegraph, 20-01-2020.
2. Cfr. Lia Eustachewich, Lesbian couples welcomes ‘two-womb baby, in New York Post, 4-12-2019.
3. Cfr. Laurel Wamsley, Ohio Fertility Clinic Says 4,000 Eggs And Embryos Destroyed When Freezer Failed, in NPR, 28-03-2018.
4. Cfr. Mary Pflum, Nation’s fertility clinics struggle with a growing number of abandoned embryos, in NBC, 12-09-2019.
5. Cfr. Angela Oketch, Cancer risk found in babies born through IVF, in Daily Nation, 21-01-2020.
6. Cfr. Expert warns of IVF time bomb, in Daily
7. Cfr. Katy Faust, Why Embryo Adoption Damages Children’s Rights, in The Federalist, 4-12-2019.
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