I difensori del diritto alla vita di Washington e di tutti gli Stati Uniti d’America sono sotto choc per la morte sospetta di cinque bambini non ancora nati. Sul caso pende il sospetto, molto concreto, di aborto tardivo o di infanticidio.
Il fatto è avvenuto al Surgi-Center di Washington, struttura che si reclamizza proponendo l’aborto anche «oltre la 27esima settimana di gravidanza», in una fase, cioè, in cui il bimbo è in grado di vivere autonomamente fuori dall’utero materno.
Ora, Lauren Handy, attivista pro-life e direttrice del gruppo Progressive Anti-Abortion Uprising (PAAU), laico e non certo conservatore, è stata arrestata assieme ad altre otto persone per aver protestato all’interno della clinica, ma è molto probabile che in realtà a violare la legge sia stato proprio il Surgi-Center. Se fosse infatti confermata l’avanzata età gestazionale dei bambini soppressi, si configurerebbero le violazioni del Partial Birth Abortion Act e del Born Alive Infants Protection Act, il primo dei quali definisce l’aborto a nascita parziale un «crimine federale».
La vicenda è stata segnalata da una fonte interna alla clinica alla Handy, la quale ha poi denunciato l’accaduto alla polizia metropolitana di Washington. Gli agenti avrebbero dichiarato «di non ritenere che, ai sensi della legge vigente nel Distretto di Columbia, sia stato commesso alcun reato a danno di questi bambini»: lo riferisce la direttrice del PAAU, Terrisa Bukovinac, la quale segnala però la violazione di altre «leggi federali applicate dal ministero della Giustizia statunitense».
«Non possiamo costruire un mondo migliore su un mucchio di bambini assassinati», aggiunge la Bukovinac. Questo, aggiunge, «non è progresso» e «i veri progressisti devono opporsi a questa ingiustizia».
Specialisti concordi su un punto
Il primo a diffondere le fotografie dei cinque bambini è stato il sito Live Action. Dopo avere visto le immagini, in forza della propria esperienza clinica in terapia intensiva prenatale, la neonatologa Robin Pierucci ha dichiarato alla testata: «Con sicurezza posso affermare che questi bambini sono nati prematuri e morti a un’età in cui erano in grado di sopravvivere fuori dall’utero materno».
Dal canto proprio la fondatrice e presidente di Live Action, Lila Rose, sottolinea che «la scoperta di questi corpi è una prova orribile e inquietante degli infanticidi che si starebbero verificando in questa clinica della capitale» ed è «indicativa della violenza che si compie in tutte le strutture per l’aborto del Paese».
Secondo Live Action, il più maturo dei cinque bambini avrebbe avuto tra le 28 e le 32 settimane: in questa fase, che si colloca nel terzo trimestre avanzato, la maggior parte degli specialisti concorda sul fatto che la soppressione sia particolarmente dolorosa per il bambino.
Altro particolare scioccante: il primo dei bambini mostrati è apparso in gran parte integro e ciò suscita grossi interrogativi riguardo alla sua morte. Secondo un’altra dottoressa, si tratterebbe di un concepito arrivato quasi «al termine della gestazione».
Uno dei cinque sfortunati bambini, una femmina, «sembra essere alla fine del secondo o all’inizio del terzo trimestre», dichiara Kathi Aultman, medico pro-life con un passato da abortista. «Appare intatta e del tutto normale tranne che per un trauma al collo. Sembra esserci un’incisione alla base del cranio e la testa è stata decompressa. Se questa bimba fosse stato vivo all’inizio di questa procedura, questo caso sarebbe un aborto a nascita parziale e quindi sarebbe illegale. Quella bambina è più grande della maggior parte dei bambini con cui ho avuto a che fare in terapia intensiva neonatale e se l’aborto non la avesse uccisa, a quell’età e con quelle dimensioni gestazionali avrebbe avuto buone possibilità di sopravvivere», conclude la dottoressa Aultman.
Fonte di imbarazzo per i liberal
I cinque corpicini sono ora tenuti in custodia dalle forze dell’ordine e il caso è giunto nel Congresso federale. Il senatore Mike Lee e il deputato Chris Smith, entrambi Repubblicani, hanno sollecitato il ministero della Giustizia e l’FBI a investigare.
«Siamo fortemente preoccupati per la denuncia di un possibile caso di aborto a nascita parziale nella Washington Surgi-Clinic», scrivono i due parlamentari in una lettera diffusa dal quotidiano Daily Wire.
Finora, però, il sindaco di Washington, Muriel Bowser, e i funzionari distrettuali si sono rifiutati sia di autorizzare un’autopsia sui bambini, sia di condurre un’indagine approfondita sulla loro morte.
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