Last updated on Luglio 8th, 2020 at 07:39 am
Se disonorare la bandiera degli Stati Uniti d’America servisse a onorare la memoria degli afroamericani uccisi, anche Samantha Leshnak Murphy si sarebbe inginocchiata insieme alle compagne di squadra durante l’esecuzione dell’inno nazionale, The Star-Spangled Banner, prima del match con la rappresentativa dei Portland Thorns, disputato il 27 giugno scorso allo Zions Bank Stadium di Herriman, nello Utah. Lei, invece, sa come incarnare il nome programmatico della compagine di calcio femminile della Carolina del Nord, North Carolina Courage, di cui è il portiere di riserva ed è rimasta sull’attenti, la mano ferma sul cuore.
Etiam si omnes ego non, verrebbe da dire. In realtà, non si tratta di una resistenza isolata poiché anche altri dirigenti sportivi si erano schierati, ma in piedi, pur indossando una maglietta con una scritta che ricordava che le vite dei neri contano e la stessa «Sam» aveva poi osservato un minuto di silenzio genuflettendosi in memoria delle vittime del razzismo. Ma non è evidentemente disposta a unirsi a chi ha sfilato nel mese di giugno con una bandiera a stelle e strisce capovolta, ha abbattuto statue e commesso violenze in tutto il Paese. In lingua inglese, “prendere posizione” e “alzarsi in piedi” sono entrambi resi con il lemma stand up. Meglio rimanere diritti in difesa dei diritti e non mettersi a strisciare, insomma. Tanto meno sarà utile distruggere i simboli per riscrivere la storia in versione politicamente corretta.
Del resto la ragazza 26enne è figlia di militari e sapeva di non essere rimasta la sola a rendere testimonianza a chi, a qualsiasi gruppo etnico appartenesse, ha sacrificato la propria vita per la bandiera statunitense. Semmai il suo motto potrebbe essere il testo di Wenn alle untreu werden so bleiben wir doch treu, lied scritto dal poeta tedesco Novalis (1772-1801) nel 1799, durante la Rivoluzione Francese (1789-1799): «Quando tutti diverranno infedeli, noi rimarremo fedeli», poiché nella casa paterna non si sarebbero mai stesi a terra per protesta. Anzitutto, sul suo profilo Instagram, «Sam» dichiara di far parte della «squadra di Dio», poi si descrive come «moglie, atleta professionista, titolare di un’attività economica, patriota statunitense, enorme sognatrice, eliminatrice di scuse». Ah, per completezza d’informazione, la ragazza è di pelle bianca ed eterosessuale, oltre che pro life. Ma non è una buona ragione per discriminarla.
Commenti su questo articolo