Last updated on Febbraio 1st, 2020 at 02:45 am
Un maiale ha più dignità di un cristiano. Questa non è una scritta blasfema apparsa sulle mura di qualche chiesa, ma è l’assioma che alberga evidentemente nelle menti di alcuni professionisti dell’informazione. Lo si evince sulla scorta del diverso peso mediatico che è stato dato, nelle scorse settimane, ad alcuni avvenimenti. Grande enfasi alla notizia del maltrattamento subito da un suino in Cina, mentre le atroci violenze cui sono costantemente sottoposti i cristiani trovano spazio giusto sulle testate specializzate o in qualche trafiletto sui maggiori organi d’informazione. Il 2020 è iniziato con i peggiori auspici per il destino dei seguaci di Cristo sparsi nel pianeta. Se il centro studi statunitense Gatestone Institute ha pubblicato un’indagine dalla quale si evince che il 2019 è stato un anno record di attacchi anticristiani in Europa occidentale, ad altre latitudini il termometro dell’odio confessionale si misura con il sangue.
La mattanza nigeriana
È un ennesimo tributo all’orrore il video diffuso dall’agenzia Amaq, organo propagandistico dello Stato Islamico. È girato in Nigeria, dove imperversa il gruppo terrorista islamista Boko Haram: undici cristiani vengono bendati e poi decapitati. Inutili le loro richieste di pietà. Nel filmato gli assassini spiegano anche il motivo del gesto: mandare un messaggio di morte ai cristiani del mondo intero. Nigeria che somiglia sempre più a un inferno: negli stessi giorni l’agenzia Catholic News Service ha riportato che, a Maiduguri, nello Stato del Borno, una donna cattolica e le sue due damigelle sono state decapitate pochi giorni prima che lei si sposasse. Stesso terribile destino è toccato, più di recente, a uno studente cristiano sempre a Maiduguri, giustiziato con un colpo di pistola alla nuca sparato da un bambino (sic!), e a un pastore protestante, scomparso a inizio gennaio da Michika, nello Stato di Adamawa, e decapitato la scorsa settimana. Dal Paese africano si levano le grida d’aiuto dei cristiani perseguitati. A darvi risonanza la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che il 15 gennaio ha pubblicato un toccante video inviato da Maiduguri da don Joseph Bature Fidelis, sacerdote nigeriano, che dice: «Ogni giorno dei nostri fratelli vengono massacrati per strada […]. Chiedo al governo dell’Italia, Paese in cui ho studiato, e a tutti i governi europei che esercitino pressione sul nostro governo affinché faccia qualcosa per difenderci». L’ultimo rapporto di ACS inserisce la Nigeria tra i venti Paesi al mondo dove è più spietata la persecuzione dei cristiani, ad opera dei miliziani di Boko Haram certo, ma lo studio di ACS registra un intensificarsi delle violenze di elementi estremisti islamici tra i mandriani di etnia fulani. E un altro rapporto, quello della ong Open Doors, ci rivela che la Nigeria detiene il triste primato mondiale di Paese in cui vengono uccisi più seguaci di Cristo. In tutto il mondo, nel 2019, le persone uccise in odio alla loro fede cristiana sono state 2.983.
L’estinzione che non si vuol vedere
Una vera e propria mattanza. Eppure, dicevamo, sembra fare più effetto un maiale maltrattato dello sterminio dei cristiani. Come riporta il giornalista italiano Giulio Meotti sul sito del Gatestone Institute, proprio mentre in Nigeria si consumava uno stillicidio di decapitazioni e colpi di pistola alla nuca, i media di massa globali erano intenti a raccontare la storia di un suino legato a un elastico e lanciato da una torre per inaugurare un parco giochi in Cina. Terminata l’esibizione cui è stato protagonista suo malgrado, l’animale è stato portato al macello. La storia è rimbalzata dalla BBC all’Independent, dal New York Times a Sky News, dal Deutsche Welle a molti altri media, anche nostrani. Meotti osserva che questa notizia ha avuto maggiore copertura mediatica di qualsiasi assassinio di cristiani avvenuto in Nigeria. C’è da stupirsi? Niente affatto. Sempre sul Gatestone Institute si rileva che l’uccisione di un gorilla in uno zoo di Cincinnati, avvenuta per salvare un bambino che era accidentalmente caduto nel fossato in cui si trovava lo scimmione, ha provocato più trasporto emotivo dell’esecuzione di ventuno cristiani egiziani da parte dell’Isis su una spiaggia della Libia, nel 2015, mentre invocavano il nome di Gesù. «ABC, CBS e NBC hanno dedicato alla morte di un gorilla sei volte più copertura di quanto non abbiano fatto nell’esecuzione di massa dei cristiani», si legge sul sito americano NewsBusters. Nell’aprile 2016 sul sito francese Ladepeche, Nicodemus Daoud Sharaf, arcivescovo siriaco ortodosso di Mosul, in Iraq, affermava: «Il mondo preferisce preoccuparsi dei panda piuttosto che di noi, minacciati di estinzione nella terra in cui siamo nati». Quella del presule poteva sembrare una provocazione, invece è la realtà dei fatti.
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