Last updated on Luglio 21st, 2021 at 09:11 am
Milano, ore 13. Fa un caldo che si scoppia. Alla stazione di Porta Venezia scendi nella metropolitana della Linea 1 Rossa, che invece è tutta arcobaleno. A colorarla ci pensa Netflix, così la Metropolitana risparmia.
Non è una novità, è così da molto tempo. Porta Venezia è infatti un’oasi intangibile, un regno a sé, una zona liberata autonoma. La novità sono i billboard in tinta Zan, quelli che vedete qui fotografati da noi. Mi viene subito alla mente la legge per la protezione dei minori che ha approvato il parlamento ungherese mentre l’Unione Europea e 17 Paesi, fra cui l’Italia, si sperticano in condanne, alzando la voce e il tono degli epiteti.
Quella buona legge ungherese, tra l’altro, dice: «Per garantire la realizzazione degli obiettivi stabiliti nella presente legge e l’attuazione dei diritti del fanciullo, è vietato rendere accessibili alle persone che non hanno raggiunto l’età di diciotto anni contenuti pornografici o che rappresentano la sessualità in modo gratuito o che propagano o ritraggono la divergenza dall’identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità».
In questi giorni si legge di tutto da parte di chi la legge né l’ha letta né la legge. Ma la norma è chiara: non si fa propaganda violenta e lesiva verso chi non ha età critica, maturità e discernimento per rispondere e difendersi, in specie su tematiche inerenti la sfera della sessualità che è cosa intimissima e delicatissima e personalissima, e ha riverberi decisivi sulla psiche. I piccoli, infatti, vanno protetti. Questo significa che la legge ungherese impedisce di rivolgere ai minori alcuni contenuti proprio di tipo sessuale per questi motivi? Ovvio. Ma la colpa non è della buona legge ungherese, bensì di quei contenuti aggressivi. Niente messaggi fuori luogo ai minori, niente divieti.
Ora, la censura è una cosa brutta. Puzza di fasciocomunismo e non si addice a chi come noi ama la libertà. Ma se io impedisco che qualcuno faccia del male a mio figlio minorenne, non faccio della censura, bensì applico ragione, buonsenso e tutti sono d’accordo. Vero che sono tutti d’accordo nel dire che i minorenni non debbono essere violentati da propaganda lesiva del loro equilibrio e del loro benessere?
Lascio la bella Budapest e sprofondo nella metropolitana milanese. Perché quelle immagini sono sbattute lì così, con quello slogan? Perché la pubblicità è l’anima del commercio, il marketing è tutto e la provocazione paga. È un mestiere vecchio, il nostro, quello di operatori della comunicazione e sappiamo bene quanto un titolo a effetto, un calembour azzeccato o una foto ben piazzata servano più di mille prediche e trattati. Netflix lo sa benone e quelle immagini le ha messe in metropolitana pour cause: le ha messe perché sono forti, perché colpiscono e perché sfondano. Non avrebbe affatto speso fior di soldoni per dell’acqua fresca. Ora, siccome sono forti, colpiscono e sfondano quelle immagini non sono adatte ai più piccoli, che non hanno la maturità e le difese per parare l’attacco. Per cui in metropolitana non dovrebbero starci. Non è affatto censura: basta essere padri e madri per capirlo. Per questo la legge ungherese è buona e questa smaccata propaganda italica è cattiva.