Un milione di dollari a chi dice che un maiale vale più di un neonato

È Peter Singer, premiato dal miliardario neo-post-marxista Nicolas Berggruen

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Last updated on Settembre 16th, 2021 at 03:11 am

«Viviamo in un tempo di grandi trasformazioni. Dal capitalismo, dalla democrazia, all’ordine globale, le nostre istituzioni stanno vacillando. Il significato stesso dell’umano sta vacillando. Il Berggruen Institute è stato fondato nel 2010 per sviluppare idee fondamentali su come rimodellare le istituzioni politiche e sociali di fronte a queste grandi trasformazioni. Lavoriamo attraverso le culture, le discipline e i confini politici, coinvolgendo grandi pensatori per sviluppare e promuovere risposte a lungo termine alle più grandi sfide che l’umanità deve affrontare oggi».

Con questa autodescrizione assai significativa si presenta l’Istituto Berggruen, «idee per cambiare il mondo».

L’Istituto è stato fondato da Nicolas Berggruen, definito «investitore e filantropo miliardario statunitense», nato a Parigi nel 1961, figlio di un collezionista e mercante d’arte di origine ebraico-tedesca. Dopo aver completato gli studi negli Stati Uniti d’America, partendo da un fondo fiduciario di 250mila dollari e investendo in immobili e in azioni pubbliche, il magnate è arrivato a fondare nel 1984 la Berggruen Holdings, che opera prevalentemente come investitore e proprietario a lungo termine per le società in portafoglio.

Il miliardario senza casa, una storia degna di Hollywood

Sintetizzarne la biografia in poche righe è comunque arduo. Ribelle a 15 anni, quando rifiutò di imparare l’inglese giudicandola “la lingua dell’imperialismo”, interessato al marxismo tanto da arrivare a elaborare la Costituzione di un Paese utopico, espulso dal prestigioso liceo Le Rosey di Rolle, in Svizzera, per sedizione, dopo aver fatto pace con l’inglese ha costruito negli Stati Uniti un impero miliardario tale da far impallidire Tony Stark anche dentro l’armatura migliore.

Nel 2011 la Berggruen Holdings aveva uffici a Berlino, Istanbul, Mumbai, New York City e Tel Aviv, possedeva più di 30 società in vari settori per un valore di oltre 1,5 miliardi di euro. In quello stesso periodo il filantropo dal portafogli esagerato ha fondato il Berrgruen Institute, investendovi 100 milioni di dollari, capitale successivamente integrato da altri 500 milioni nel 2016.

Poi si è messo a scrivere e pubblicare testi. Per esempio Intelligent Governance for the 21st Century: A Middle Way between West and East, del 2012, in cui afferma che il populismo e il pensiero a breve termine sono l’ostacolo principale al progresso delle democrazie occidentali, mentre i Paesi autoritari orientali, Cina in primis, trarrebbero beneficio dal rafforzamento dei propri sistemi meritocratici. E Renovating Democracy: Governing in the Age of Globalization and Digital Capitalism, del 2019, dove approfondisce le convinzioni sulla necessità di un rinnovamento della democrazia, la necessità di relazioni stabili tra Stati Uniti e Cina, l’immancabile problema del cambiamento climatico e la necessità di istituire un “capitale di base universale” per garantire condizioni di vita adeguate per tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa di ognuno.

Soprannominato «il miliardario senza casa», nei primi anni 2000 ha venduto tutte le proprietà residenziali di cui era titolare, alienando tutti i propri averi. Senza possedere una casa, un’auto o un orologio, viaggiava con il proprio jet privato – troppo “pratico” per poterne fare a meno – alloggiando in hotel, portando con sé solo pochi abiti e un Blackberry. Ma l’esistenza da ramingo l’ha poi interrotta nel 2016 mettendo radici a Beverly Hills, dove vive con i due figli nati da una “donatrice” di ovuli e due madri surrogate.

Quando tre occhi non bastano a vedere chiaro

Nei giorni scorsi l’Istituto Berggruen ha inaugurato il primo centro di attività europeo nello storico edificio veneziano La Casa dei Tre Oci (La Casa dei Tre Occhi, in dialetto veneziano, per la tre caratteristiche finestre che si affacciano sul bacino di San Marco). Commentando l’acquisizione, il miliardario ha affermato: «noi vediamo Venezia come una porta d’ingresso per coloro che cercano risposte alle domande e alle sfide più pressanti del nostro tempo e La Casa dei Tre Oci come il nesso del lavoro dell’Istituto nello sviluppo di idee per costruire un mondo migliore».

E per inaugurare questo nuovo centro di attività europeo l’Istituto Berggruen ha insignito il “filosofo” australiano Peter Singer del Premio (ovviamente) Berggruen 2021, che consiste nella bellezza di un milione di dollari assegnati annualmente «ai pensatori le cui idee hanno profondamente plasmato l’autocomprensione umana e il progresso in un mondo in rapido cambiamento». Singer è stato selezionato «per il suo lavoro ampiamente influente e intellettualmente rigoroso nel rinvigorire l’utilitarismo come parte della filosofia accademica e come forza di cambiamento nel mondo. Attraverso i suoi scritti, Singer ha contribuito a plasmare i movimenti per i diritti degli animali e l’altruismo efficace e ha sostenuto politiche socioeconomiche più espansive nella risposta globale alle emergenze e nell’eliminazione della povertà globale».

La giuria del Premio afferma di avere scelto Singer tra centinaia di nomi rinomatissimi. Peccato che nello sperticato elogio del pensatore australiano manchi qualsiasi cenno alle conseguenze ultime delle sue ipotesi, che invece i lettori di «iFamNews» sicuramente non hanno dimenticato: dall’affermazione secondo la quale un figlio, entità rimpiazzabile, vale l’altro alla giustificazione dell’infanticidio, sulla base del minor valore della vita di un neonato rispetto a quella di un cane, un maiale o uno scimpanzé. D’altra parte è proprio l’utilitarismo singeriano a considerare gli individui come serbatoi di petrolio: mero numero entro il calcolo matematico finalizzato al raggiungimento della maggiore utilità per il maggior numero di persone.

Singer ha già annunciato che devolverà metà del Premio ricevuto all’associazione «The Life You Can Save», da lui stesso fondata per «offrire una guida pratica per dare contributi alla filantropia globale». Date le premesse note, non si può immaginare per quali scopi verranno utilizzati quei denari, laddove la “filantropia” animalista, abortista e infanticida ha sostituito la carità.

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