Un clima umano

Appello cattolico ai potenti con linguaggio di chi considera l’uomo un nemico. Ma senza considerare l’uomo un nemico

Dai voce alla Terra

L'immagine-logo dell'inziativa di cui parliamo

Last updated on Ottobre 15th, 2021 at 07:05 am

Vi sembrerà strano leggere su «iFamNews» quanto state per leggere proprio su «iFamNews».

Perché noi crediamo profondamente che non vi sia bisogno di imputare, a capocchia e senza prove scientifiche, all’attività antropica i mutamenti del clima per accorgersi che ogni tanto il clima muti. Che non ci sia bisogno né di bollare l’antropizzazione come la diffusione di un virus letale che ha come target il wildlife per constatare che certi mutamenti del clima siano dannosi né di definire con disprezzo l’essere umano una «scimmia mutante», come fa il gruppo musicale neerlandese soi-disant pagano Omnia (come non c’è bisogno di sottoscrivere queste e altre scempiaggini per ascoltarne la musica). Soprattutto non c’è bisogno di mandare il cervello all’ammasso per dire che l’ambiente che ci circonda va tenuto in considerazione, persino rispettato, onde evitare di adorarlo come un idolo.

Ora, sono toni, espressioni e parole così che leggiamo nell’iniziativa di alcune organizzazioni cattoliche per chiedere un intervento particolare ai responsabili politici del mondo che stanno partecipando e che parteciperanno a importanti summit mondiali su biodiversità e clima. I destinatari della lettera sono infatti i partecipanti alla COP15 sulla Biodiversità, l’annuale conferenza voluta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la tutela di flora e fauna, che si è aperta da poco a Kunming, in Cina, proseguendo fino al 24 ottobre, e i partecipanti alla 26a Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26), in programma dal 30 ottobre al 12 novembre a Glasgow, in Scozia.

Il linguaggio della lettera è apocalittico e esagerato. Per questo non lo condividiamo nemmeno un po’. Risente troppo del tono e dei temi di chi considera l’uomo un nemico. Ma un punto principiale ci convince: non considera l’uomo un nemico. La differenza è abissale.

Anzi, lo considera pastore del wildlife. E non un pastore, ma il pastore, deputato, con la propria presenza e la propria azione, anche trasformatrice, a conservare il dono della natura che all’uomo è stato consegnato affinché ne avesse cura. Lo fa per esempio là dove scrive: «Dobbiamo riconoscere che i popoli indigeni e le comunità locali sono al centro della protezione della natura e dobbiamo sostenerli», citando una bella frase (n. 146) della lettera enciclica Laudato si’, promulgata da Papa Francesco nel 2015: «Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura».

La lettera, insomma, che con quel linguaggio catastrofista e pirotecnico che ha ci irrita, chiede una cosa sacrosanta: approvare misure di tutela dell’ambiente che però anzitutto e soprattutto tutelino l’uomo, signore del creato, senza considerarlo un agente patogeno. Tutelino la vita dell’uomo, sacrosanta. Tutelino il futuro dell’uomo, sacrosanto. E, interpretiamo noi (ma se non fosse così siamo pronti a scandalizzarci della smentita), rifiutino il pesticida antiumano dell’aborto e dell’eutanasia, che è sacrosanto. Interpretiamo – e siamo pronti a essere smentiti e, nel caso, a inorridirne – prendendoci l’autorizzazione dall’immagine-logo di questa iniziativa (qui riprodotta), dove, signora dell’ambiente da tutelare, è una mamma in attesa di un piccolino che nessuno ha il diritto di toccare.

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