Con enorme probabilità gli Stati Uniti d’America stanno per eliminare quell’abuso e quell’assurdo che è l’inesistente “diritto” federale all’aborto, e lo stesso dovrebbe fare al più presto la Gran Bretagna, che l’aborto lo ha legalizzato anche prima degli Stati Uniti, nel 1967, sei anni prima della fatidica sentenza a conclusione del caso Roe v. Wade che nel 1973 rese non-illegale l’aborto statunitense.
A dirlo è Lord Alton. David Patrick Paul Alton, barone Alton di Liverpool, classe 1951, dal 1997 siede nella Camera dei Lord essendo stato nominato Pari del Regno a vita. Il mondo conosce lord Alton per la sua opera alacre e indefessa in difesa dei diritti umani, quelli veri, a partire dal primo di tutti, la vita umana, sacra a prescindere e persino chiamata alla santità.
Le parole di Lord Alton sono pietre. Per esempio queste: «Negli Stati Uniti la maggior parte delle donne è contraria alla sentenza Roe v. Wade» e le supporta con i risultati di un sondaggio recente.
Lo stesso, chiosa Lord Alton, è vero per il Regno Unito, dove un analogo sondaggio dice cose analoghe.
Il 60% dei cittadini britannici e il 70% delle donne ritiene che l’attuale limite all’aborto britannico, posto alla 24esima settimana di vita del bimbo nel grembo materno, debba essere ridotto. Il 93% delle donne ritiene che una mamma che stia pensando di abortire debba avere il diritto garantito dalla legge di consultarsi con qualcuno che non nutra alcun interesse economico nella vicenda, come invece di norma non avviene, e il 91% vuole che la legge proibisca l’aborto in base al sesso del nascituro, ovvero una delle forme pratiche e terribili dell’odierna eugenetica “morbida”, quasi “per uso ricreativo”.
Inoltre il 76% dei britannici ritiene che i dottori debbano per legge verificare di persona se una donna che ha intenzione di abortire non stia subendo pressioni di alcun tipo da alcuno, cosa che ovviamente è difficilissima da stabilire nei casi di aborto farmacologico che dunque per default dovrebbero avere ancora meno ragione di esistere (e che se l’obbligo di legge desiderato da quel 76% dei britannici fosse realtà cozzerebbe con la legalità).
Ricorda infatti Lord Alton che dalla legalizzazione dell’aborto britannico, nel 1967, sono stati uccisi la cifra astronomica di quasi 10 milioni di bambini: 200mila nel 2020, alla media di uno ogni 2 minuti e mezzo. «Non è necessario credere come me nel valore e nella dignità intrinseche di ogni vita umana», scrive il pari del regno, «per rendersi conto di come questo sia ingiusto».
Ora, se pure gli Stati Uniti registrano uno dei tassi di aborto più elevati del mondo, secondo solo a quelli registrati in Cina, a Cuba e in Kazakistan, se non altro a quelle latitudini il dibattito pubblico sul tema è vivo. Ma non solo. La media dei limiti posti all’aborto negli Stati Uniti è più alta della media dei limiti vigenti nei Paesi dell’Unione Europea, dove il temine massimo è, appunto in media, la dodicesima settimana di vita del bimbo.
E perché Lord Alton dice questo? Perché Lord Alton è d’accordo con «iFamNews»: «Ciò che avviene negli Stati Uniti è importante anche oltre i confini degli Stati Uniti. I terremoti politici statunitensi riverberano in tutto il mondo. Chi di noi ha combattuto le leggi britanniche in materia per decenni può sperare che questo sia l’inizio di una inversione di tendenza. La bozza di sentenza della Corte Suprema è una opportunità rara per contrastare una legge che dal 1973 ha condotto a morte più di 63 milioni di bambini. Non segnerebbe la fine della battaglia contro l’aborto, ma sarebbe l’inizio vigoroso di una controffensiva di cui vi è un bisogno disperato».