Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:20 am
Il presidente degli Stati Uniti d’America, il presidente del Paese più importante del mondo, Donald J. Trump, parteciperà alla Marcia nazionale per la vita che da 47 anni si svolge puntualmente nel gelido inverno di Washington, raccogliendo migliaia e migliaia di giovani, di famiglie, di madri, di figli, di padri, di sopravvissuti all’aborto, di scampati al genocidio silenzioso del secolo XX.
È un avvenimento di portata storica. Mai alcun presidente degli Stati Uniti si era spinto tanto in là. Alcuni precedenti decisivi, certo, ci sono, tutti peraltro ascrivibili all’Amministrazione Trump. Nel 2017 alla Marcia nazionale prese parte il vicepresidente, Mike Pence, portando per la prima volta la Casa Bianca in mezzo ai pro-lifer. L’anno seguente, il 2018, fu lo stesso Trump a collegarsi in diretta dal Rose Garden della Casa Bianca, che sorge a due passi dal concentramento dei manifestanti nel mall della capitale, per pronunciare parole d’importanza enorme. Lo sarebbero peraltro state anche se Trump non avesse in quel frangente aperto bocca. Nessun presidente della storia statunitense si era infatti mai spinto tanto in là, anche se Ronald Reagan (1911-2004) e George W. Bush Jr. mostravano tutto il proprio aperto appoggio, parlando con i manifestanti in diretta telefonica. Quest’anno, però, domani, accadrà ancora di più, molto di più. Domani Trump scenderà fra la gente, camminerà in mezzo agli americani, li guiderà lungo la Constitution Avenue che sale fino alla Corte Suprema federale, là dove il 22 gennaio 1973, con un abuso inaudito, il tribunale supremo degli Stati Uniti abolì tutte le norme a difesa della vita che vigevano nel Paese e legalizzò l’aborto a conclusione di un caso, il famoso e famigerato Roe v. Wade, basato su uno stupro inventato di sana pianta. Poi Norma McCorvey (1947-2017), la donna al centro di quel caso tanto clamoroso quanto infingardo, mutò clamorosamente vita, convertendosi prima al cristianesimo protestante poi al cattolicesimo, e battendosi finalmente per la vita. Quel fatto brutto, bruttissimo, perfido, fu del resto la madre di tutte le sciagure. Diede la stura alla botte e il vino adulterato si riversò nel mondo, travolgendo un Paese dopo l’altro, quando un Paese dopo l’altro legalizzò l’aborto, sbandierando la cosa come fosse il trionfo definitivo della civiltà.
Ebbene, adesso Trump comincia l’opera di riparazione. La sua partecipazione alla Marcia per la vita domani è come chiedere scusa agli Stati Uniti e al mondo di quello che gli Stati Uniti hanno fatto al mondo. Come dire che c’è stato un tragico errore, che le cose non avrebbero dovuto andare così, che bisogna cambiare rotta, tornare indietro per andare sul serio avanti, smetterla. Insomma che quella legge di 47 anni fa è un errore, un orrore, un abuso, un obbrobrio. Domattina tutti noi, americani o no, dovremo sentirci orgogliosi, alzarci in piedi, battere le mani, marciare fisicamente o idealmente con i pro lifer di Washington e con Trump.
Intanto a Washington inizia il processo di impeachment a suo carico e sono già in tanti, troppi a dire che la sua partecipazione alla Marcia per la vita è solo un’arma di distrazione di massa, buona per assicurarsi il supporto dell’elettorato pro life nell’anno in cui, il 3 novembre, gli Stati Unit votano per eleggere il presidente e rinnovare il Congresso federale (la Camera per intero, il Senato per un terzo). Ora, in Italia circola da tempo un detto: a pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca. Esiste però l’altra faccia dimenticata di questa boutade: pensare bene talvolta paga.
Nessuno di noi conosce le vie del cuore di Trump. Conosciamo tutti soltanto i suoi gesti, soprattutto quelli pubblici, gli unici per noi rilevanti, i soli che debbano importarci. Trump domani sarà alla Marcia per la vita, e questo non succede in alcun altro Paese.Trump ha già preso carta a penna per mettere nero su bianco la propria voglia di difendere la vita umana innocente, e da quando è presidente degli Stati uniti i fatti parlano per lui: le misure varate per restringere e costringere il sacrifico della vita umana innocente sono tante, molte, importanti. “IFamNews” lascia la politica fare il proprio corso e la scruta. Un giorno magari saremo persino in grado di suggerire qualche mossa, qualche passo. Per il momento ci godiamo uno degli spettacoli più belli del mondo, l’oceano festante che domani, nel cuore del Paese più importante del mondo, celebrerà la vita contro i cantori di morte dietro la guida, per la prima volta nella storia, dall’uomo più potente del mondo. Chiedendoci: accadrà mai in Italia?
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