Torna il «ddl Zan». Ma di che stiamo parlando?

La Camera lo mette in calendario per il 20 ottobre, ma non tutti i desideri dell’on. Zan sono legge

Palazzo Montecitorio (LPLT/Wikimedia Commons)

A volte tornano. Nella fattispecie il «ddl Zan», meglio «t.u. Zan», cioè «testo unificato» con il peggio delle cinque proposte di legge in tema: quello, insomma, che mira a colpirne uno per educarne cento in tema di «omo/transfobia», che rispunta nel calendario dei lavori della Camera in data 20 ottobre.

C’eravamo dunque sbagliati di brutto, quando, all’inizio di settembre, avevamo detto che non se ne sarebbe sentito parlare per un pezzo? Non del tutto. Premesso, tra l’altro, che allora mettemmo tutto in forma dubitativa, invitando a conservare la calma al riparo da esultanze troppo facili e facilone, le cose adesso stanno così.

Che la discussione sia in calendario è un fatto, che detta discussione avvenga però davvero quel giorno no.

Per esempio il 6 ottobre comincerà l’esame della Relazione della V Commissione sull’individuazione delle priorità di utilizzo del Recovery Fund, ai sensi dell’articolo 143, comma 1, del Regolamento, il tutto in diretta tv. E non è esattamente una cosa di poco pondo. Insomma, ci potrebbe volere molto di più di quanto ipotizzato, ed è prevedibile accada proprio così quando si entrerà nel vivo di come e dove allocare i soldi, anzi soldoni in palio, di chi spenderà cosa, e quant’altro.

Né bisogna poi scordare che in ottobre prenderà l’abbrivio pure la sessione di bilancio. Ora, quando questa partirà, automaticamente si fermeranno tutte le leggi che prevedono impegno di spesa, appunto proprio il «t.u. Zan».

Insomma, mai dire mai. E nemmeno fare all’on. Alessandro Zan del Partito Democratico il favore gratuito di concedere che ogni suo desiderio sia legge: riuscito a mettere in calendario il proprio «t.u.» l’on. Zan è riuscito, se riuscirà pure a rispettare la data si vedrà.

Del resto bisogna che l’on. Zan e soci si mettano benedettamente in testa che la cosiddetta lotta all’«omo/transfobia» non è affatto una priorità di questo Paese. La fregola di mettere mano a una legge speciale (estensione dell’antica legge Mancino) è del tutto immotivata e ingiustificata. Nel mondo, per dirne una, sono infatti più perseguitati i cristiani che le persone omosessuali, come abbiamo scritto, come abbiamo volentieri ripetuto e come un’interrogazione al ministro italiano degli Esteri, Luigi Di Maio, ha fatto proprio. Infatti, dove sono adesso i responsabili degli omicidi che hanno riacceso ora la suddetta fregola? In carcere, cioè là dove debbono stare. Di che stiamo dunque parlando?

Exit mobile version