Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:24 am
I dati forniti nei giorni scorsi dal Rapporto Invalsi 2021 sono agghiaccianti. Alle riflessioni di buonsenso e alle evidenze scientifiche sui danni della «DAD», l’oramai arcinota «didattica a distanza», si somma ora questo studio autorevole. Nell’ultimo anno risulta aumentato il numero di giovani delle scuole medie e delle superiori con un apprendimento insufficiente. In entrambi i cicli le perdite maggiori si registrano tra gli allievi provenienti da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. E ancora, è in crescita la dispersione scolastica implicita: se nel 2019 si attestata al al 7%, nel 2021 è arrivata al 9,5%. Per dispersione implicita si fa riferimento a quegli studenti che non sono dispersi in senso formale, ma escono dalla scuola senza le competenze fondamentali.
La crociata per il vaccino agli studenti
Questo specchio orribile della scuola italiana ai tempi della pandemia sarà sufficiente a chiudere il brutto capitolo della «DAD»? Le indicazioni che serpeggiano non suggeriscono ottimismo. Qualche virologo ha chiesto alla classe politica di fare «una riflessione» sulla possibilità di aprire le aule ai soli studenti vaccinati relegando tutti gli altri alla «DAD». Opinioni che hanno trovato sponde politiche: il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha dichiarato al quotidiano La Stampa che la scuola in presenza non potrà essere garantita al 100% se non aumenta la percentuale di studenti vaccinati. E poi c’è l’assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che ha proposto di esentare dalle lezioni online in caso di focolai soltanto gli studenti che si sono sottoposti al vaccino.
La diffida alla Regione Emilia-Romagna
I genitori però non ci stanno. Dopo le parole di Donini, i Comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza hanno fatto giungere al presidente della Regione Emilia-Romagna una diffida formale «a disporre l’immediata pubblica ritrattazione di ogni dichiarazione allarmistica ed illegittima che discrimini gli studenti vaccinati da quelli non vaccinati, prevedendo solo per i primi didattica in presenza ed eliminazione della quarantena». Nata lo scorso marzo e formata da decine di migliaia di genitori, studenti e insegnanti, la Rete si batte strenuamente per rivendicare che il diritto allo studio si svolga in presenza e non attraverso lo schermo di un dispositivo elettronico.
La lettera alle Istituzioni
Non solo. Contro la minaccia di una rediviva «DAD» in settembre, la Rete ha inviato una lettera al CTS, al ministro della Salute Roberto Speranza e a quello dell’Istruzione Patrizio Bianchi, nonché al commissario per l’emergenza CoViD-19, Francesco Paolo Figliuolo. Nella missiva si ricorda un triste primato dell’Italia annunciato dall’UNESCO: dall’inizio della pandemia le scuole sono rimaste chiuse per un totale di 37 settimane, dato peggiore che l’Italia condivide con Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Slovenia. Evitare che questo scenario si riproponga è fondamentale.
Per questo la Rete evidenzia nella lettera «le attuali contraddizioni» del protocollo di sicurezza concepito dal Comitato per le scuole italiane. In primo luogo la Rete denuncia l’obbligo di quarantena per tutta la classe laddove si riscontri un caso positivo, nonostante l’obbligo di mascherina per tutto il tempo in cui gli studenti si trovano a scuola. Obbligo che, sottolineano gli autori del testo come aveva già rilevato un ricorso al TAR, contraddice le stesse raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Il Regolamento Europeo
La lettera affronta inoltre un tema di strettissima attualità, ovvero l’ipotesi che il cosiddetto «Green Pass», come avverrà in Francia dal 1° agosto, diventi una condizione necessaria per prendere parte alla vita pubblica. La questione interessa sul tema della scuola. Essi allora rilevano che il Regolamento Europeo (UE) 2021/953 “Green Pass” prevede espressamente che «è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti-CoViD-19 è attualmente somministrato o consentito o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinati, o perché hanno scelto di non vaccinarsi».
Dito puntato verso l’informazione allarmistica
Ma non è finita. La Rete nella lettera prende di mira anche un certo tipo d’informazione sul virus. In particolare si fa riferimento alla voce circolata nei mesi scorsi secondo cui la cosiddetta variante inglese (o Alfa) colpisse soprattutto i bambini. «Non era vero», spiega ad «iFamNews» Maddalena Loy, portavoce della Rete. «Nonostante siano state poi smentite, sulla base di queste notizie sono state chiuse le scuole». D’ora in poi, annuncia la portavoce, «qualcuno dovrà rispondere di dichiarazioni non supportate da evidenze scientifiche, che possono creare allarme. Siamo pronti a contestarle nelle opportune sedi, civili e penali».
Il ricorso a Bruxelles
E la Rete è pronta, inoltre, a rivolgersi alla Commissione europea laddove il diritto allo studio non venisse garantito a tutti gli studenti. «Non si può passare da una sottrazione di diritti, il lockdown, all’altra, ovvero la scuola in presenza solo ai vaccinati», spiega la Loy. Le fa eco ad «iFamNews» Palmira Pratillo, rappresentante della Rete Scuole in Presenza della Campania: «Non siamo no vax, crediamo che i vaccini servano, ma che servano per coprire anzitutto le fasce maggiormente a rischio. E allora considerando che ci sarebbero ancora oltre 2 milioni di anziani non vaccinati, ci sembra assurdo puntare all’immunità di gregge coinvolgendo i più piccoli. Chiediamo prudenza, anche perché si tratta di un vaccino che ha avuto fasi di sperimentazione molto ridotte».
Il caso Campania
La Pratillo quindi aggiunge: «Le scuole non sono veicoli di contagio, lo dimostra il fatto che Paesi che le hanno tenute aperte presentano dati generali sull’epidemia molto simili ai nostri». La Campania è la Regione che ha tenuto le scuole chiuse per un periodo così lungo da rappresentare un record in tutto l’Occidente. Eppure il presidente regionale, Vincenzo De Luca, agita già lo spettro dei cancelli serrati anche nel prossimo anno scolastico. «Dall’autunno scorso», racconta la Pratillo, «abbiamo provato a contattare sia il presidente De Luca sia l’assessore regionale all’Istruzione, ma non abbiamo mai ricevuto riscontri». E intanto gli studenti subivano i danni della «DAD».