Storia di Neve fra i cavalieri e le dame del Quaternario

Una scoperta archeologica straordinaria ci ridona per intero e finalmente il senso dell’umanità autentica. Il nostro regalo di Natale è ritrovarla

Grotta

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Last updated on Dicembre 29th, 2021 at 10:47 am

Natale è il tempo dei miracoli, lo sanno anche i laici. Perché è miracolo il vero nome dei doni. Ora, il dono del Natale 2021 è il rinvenimento della neonata più anziana d’Europa a ricordarci quanto siamo antichi, da dove veniamo, chi siamo. Di questa piccola anziana è stata rivenuta la sepoltura. Appunto: a ricordarci quanto siamo antichi, da dove veniamo, chi siamo.

La piccina è dell’epoca Olocene, seconda del periodo Quaternario, e ha circa 10mila anni. I suoi resti sono stati rinvenuti a una quindicina di chilometri a nord-ovest di Albenga (zone ricche di vestigia umane e di storia parlante, che personalmente amo frequentare da tempo), in val Neva, nella grotta di Arma Veirana. I paleontologi le hanno fatto da padrini l’hanno quindi battezzata «Neve». Sì, perché la bimba ora nasce ancora.

Rivede la luce: esce dalle viscere della Terra che l’hanno custodita amorevolmente proprio com’era uscita dal grembo materno e torna fra i vivi.

«Grumo di cellule»

Nella grotta, infatti, non ci è finita da sola o per caso. Qualcuno ve l’ha posta con delicatezza, piano piano, senza farle male. Ve l’hanno messa gli uomini e le donne del Quaternario per onorarla: non le sue quattro ossa destinate alla polvere, ma ciò di cui il suo corpicino è stato custode. Il principio insopprimibile di umanità che la faceva persona. Ora le sue ossa stanno lì a ricordarcelo: è questo, sempre, il senso dei cimiteri e delle tombe. Ricordarci la grandezza dell’uomo, tanto che l’uomo non è più lì, bensì altrove, in pienezza.

Uscendo dalla madre Terra, che non c’entra nulla con le scempiaggini di Gaia, Neve abita ora tra i vivi. Morta. Defunta fra chi vive a ricordare loro l’origine e il destino di tutti, la dignità e l’unicità di ognuno. Neve sarà parte di noi, adesso che l’abbiamo ritrovata, sempre.

Le analisi degli studiosi hanno rilevato che, appena prima della nascita, la mamma che ha tenuto Neve in grembo nove mesi subì un periodo di stress che ha lasciato conseguenze sullo sviluppo dei denti della piccina. Il «grumo di cellule» dentro quel ventre di mamma era persona, viva, con i suoi problemi e con le sue gioie. I nostri padri del Quaternario lo sapevano e per questo hanno avuto cura di Neve, morta dopo una vita brevissima e ovviamente intensissima.

Un tesoro

Non lo dico io, bensì l’équipe che ha scoperto la bimba. Come scrive National Geographic, «la scoperta getta luce sul modo in cui veniva considerato un neonato dalle popolazioni meridionali del primo Mesolitico: poiché la sepoltura sembrerebbe analoga a quelle di individui adulti, si potrebbe dedurre una considerazione egualitaria dei membri della comunità, indipendentemente da età e sesso. Il rinvenimento risulta di grande ricchezza rispetto ad altri di tipo simile in Danimarca, Svezia e Germania, dove tuttavia non sono pervenuti manufatti che suggerissero la presenza di un preciso rituale funebre. Questo ha reso impossibile un confronto sul trattamento dei neonati tra le varie popolazioni».

Non solo. «È un ritrovamento unico nel suo genere», dice al mondo Stefano Benazzi, dell’Università di Bologna, che ha partecipato allo scavo, «perché non avevamo mai trovato una sepoltura di questo tipo in Europa, una bimba di pochi giorni sepolta con un corredo. Una sepoltura che rappresenta un grande impegno di risorse, mai osservato prima per una neonata, da parte della comunità a cui apparteneva, ossia un gruppo di cacciatori-raccoglitori».

Chi siamo e cosa siamo diventati

Per accompagnare Neve nella sua patria definitiva le donne e gli uomini del Quaternario le hanno posto accanto 66 perline in conchiglie, quattro ciondoli ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale. Li hanno messi sopra la piccola spalla della grande defunta. Il gufo reale non saprei (ma l’aggettivo impegna); quanto alle conchiglie, sono simbolo di pellegrinaggio e di vita oltre la morte.

Sì, quella di Neve è una storia meravigliosa del Natale.

Ancora una volta, ci ricorda che una delle caratteristiche specifiche dell’ominazione è la cura dei defunti accompagnati nell’aldilà. E il fatto che Neve fosse una bimba ci ricorda come i cavalieri e le dame del Quaternario sapessero tributare onore alle piccole principesse che la morte aveva strappato ai loro affetti anzitempo. Neve e i suoi cavalieri e le sue dame ci ricordano però pure che, oggi, incapaci di tanta pietà, siamo diventati peggio delle bestie.

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