Last updated on Dicembre 9th, 2020 at 04:48 am
Joe Biden e Kamala Harris hanno vinto le elezioni negli Stati Uniti d’America. Negli Stati Uniti d’America hanno vinto i cattivi. Un mondo con Joe Biden e Kamala Harris a capo del governo del Paese più importante, influente e potente del mondo è un mondo brutto, molto brutto, peggiore di quello di ieri.
L’euforia di Biden e della Harris, dei loro elettori e dei loro sostenitori, è la danza di morte di un mondo che s’ingrassa con la soppressione di vite umane innocenti, con la distruzione della famiglia naturale, con l’ideologizzazione della violazione di ogni intimità della natura umana, con lo stupro di ogni libertà vera.
Il nastro a lutto con cui voglio illustrare questi pensieri è dedicato al mondo che Biden e la Harris, i loro elettori e i loro sostenitori distruggeranno. Lo rimpiangiamo già, lo rimpiangeremo sempre. Quel nastro a lutto è dedicato ai tanti, tantissimi bambini innocenti in più che verranno soppressi per i quattro lunghi, lunghissimi, interminabili e angoscianti anni della loro presidenza a causa della loro presidenza. È dedicato alle persone violentate nella propria natura intima e splendida da ideologie schifose che mirano a disfare la sessualità e la psicologia della persona per un tetro disegno nichilista. È dedicato alle mille libertà vere di quella meraviglia misteriosa e grande che è la persona umana, che verranno torturate ogni giorno. È dedicato a chi subirà le sciagure del governo Biden-Harris negli Stati Uniti sì, ma anche in tutto il mondo, i perseguitati senza aiuto, i sofferenti lasciati soli, le vittime sacrificate ai carnefici. È dedicato anche a noi.
Biden e la Harris sono schierati radicalmente con la soppressione della vita umana innocente, con la distruzione della famiglia naturale, con lo svilimento della persona, con la distruzione della libertà autentica. Lo dicono e lo ripetono. Se ne vantano. Sono spudorati. Li conosciamo. Anche sui dossier più negoziabili la pensano immancabilmente male, maledettamente male. Ovvio, il simile va cronicamente con il simile. Biden e la Harris o la Harris e Biden (vedremo chi sarà a portare i pantaloni in famiglia) la pensano male sull’economia, sulla fiscalità, sui rapporti internazionali, sui mutamenti climatici in corso nel pianeta, sì insomma, la pensano male su tutto. Siamo di parte? Certamente, e ce ne vantiamo. Lo riteniamo una grande virtù, soprattutto il dirlo scopertamente e il giocarsi tutto per questo. Perché ci accaloriamo tanto per una elezione in un Paese straniero? Perché il male, come il bene, non sono mai stranieri. Perché il mondo è così intimamente legato che nulla che accada fuori dal nostro uscio può e deve lasciarci indifferenti. Perché ciò che succede negli Stati Uniti influenza tutto il mondo.
Donald J. Trump e Mike Pence, invece, come abbiamo scritto e ripetuto, con orgoglio e con convinzione, hanno governato per quattro anni in maniera tosta. Il Family Research Council ne ha elencato i meriti principali di governo e, facendolo, ha stilato un fascicolo di ben 12 pagine. Per questo, grazie. Grazie Trump, grazie Pence. Grazie al vostro governo, grazie ai Repubblicani che al Congresso e nelle altre istituzioni si sono schierati al vostro fianco. Grazie ai conservatori che vi hanno sostenuto e spinto. Grazie ai vostri elettori, 70 milioni e passa di cittadini statunitensi che hanno a cuore vita, famiglia, libertà, economia dal volto umano, relazioni internazionali maschie e intelligenti. Grazie ai vostri supporter.
Grazie anche ai vostri oppositori, che hanno contribuito non poco a rendere evidente la differenza, a spingerci sempre più vicini a voi, a rendere impossibile il non sostenervi pur non potendovi fisicamente votare.
E grazie, ancora una volta, a chi porterà il peso e pagherà il prezzo imposto dal governo Biden-Harris, anzitutto i bambini che verranno abortiti e le umanità che verranno violentate. Non vi dimenticheremo mai.
Sì, Trump era l’ultimo leader di caratura internazionale a fare da argine. Con i suoi difetti e le sue stupidità: sì, anche con quelle. Ora non è rimasto più nessuno con quelle stesse possibilità.
Mi è stato più volte chiesto, da anime belle, da would-be questo o quello, e pure da cattolici seri, come io possa sostenere Trump, e come possa farlo da professionista della comunicazione, persino da direttore di una testata. La risposta breve è questa: non sono io a sostenere Trump, è Trump che sostiene le cose che più mi stanno a cuore e che quotidianamente metto in pagina su “iFamNews”, che ho l’onore e il piacere di dirigere. La risposta lunga abbiamo appena cominciato ad abbozzarla, spendendo ragionatamente parole grosse, disturbando i concetti forti e impegnando (di già) la storia. Non me ne vergogno, sono certo di non esagerare, sono sicuro che sia così.
E adesso… e adesso il mondo non finisce oggi. Non coincide, il mondo, con una tornata elettorale, pur decisiva quale quella che si è svolta negli Stati Uniti. Il mondo continua, e noi conserviamo ancora intatto il nostro piccolo grande posto in esso, quel mondo che senza ognuno di noi e tutti noi, sarebbe lo stesso eppure sarebbe diverso. Quel mondo dove ognuno di noi svolge e tutti noi svolgiamo un ruolo da servo inutile eppure indispensabile, dove nessuno è insostituibile e tutti lo sono, portatori di una esistenza sacra intrinsecamente e a prescindere dalla sporcizia che quotidianamente siamo capacissimi di accumularvi sopra. Il mondo prosegue e la guerra anche. Le battaglie si vincono e si perdono, l’unica vera vergognosa sconfitta essendo la diserzione.
Ho scritto «guerra», sì. Gli Stati Uniti sono oggi un Paese in guerra, un Paese diviso da un solco che si approfondisce ogni giorno che passa. Sono, in questo, lo specchio del mondo intero, per questo le elezioni a quelle latitudini sono un evento di portata e di interesse mondiali.
La cultura liberal che auspica, alimenta e diffonde la cultura di morte fa di tutto, da quattro anni, per convincere la gente che la causa unica di questa divisione apparentemente incolmabile sia proprio Trump. È una grossa bugia, è una crassa bugia.
La divisione c’è perché il giorno e la notte non sono la stessa cosa, perché il male e il bene si escludono a vicenda. Ci sono stati nella storia giorni in cui, per una serie di ragioni, questa contrapposizione evidente è rimasta sottotraccia. Oggi è invece il giorno in cui i nodi vengono al pettine. Viviamo tempi interessanti, e non è ancora ora di ritirarsi.
Ora è giunto il momento della foresta di Sherwood, dove agire diversamente, in minoranza, in opposizione, in attesa del ritorno del re. Di fronte a noi, là, alle leve del potere, sta un esercito schierato il cui nome è legione perché sono molti. Forza gente, c’è molto, moltissimo da fare.
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