Spagna e Portogallo riprovano a legalizzare l’eutanasia

La Sinistra al potere vuole tornare alla “legge della giungla” e servire al popolo la morte

Last updated on aprile 19th, 2020 at 10:23 am

Tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 i regni di Portogallo e Spagna si sfidarono sui mari per la scoperta di nuove vie commerciali e di nuovi Paesi. Oggi il viaggio verso il Far West che Spagna e Portogallo hanno intrapreso non rincorre più maggiori ricchezze e benessere, bensì la liberalizzazione della eutanasia, “nuova frontiera” dei diritti del paziente e dell’uomo occidentale stanco. Non più un mondo di cow-boy, o meglio, di gaucho, bensì una società dove l’omicidio sarà legalizzato sotto l’eufemismo di «buona morte». Un omicidio non cambia infatti natura giuridica e morale solo perché c’è o no la richiesta del morituro, peraltro tutta da comprovare: un omicidio è sempre un delitto grave, una soppressione della vita umana, una perdita terrificante per la società intera.

Ora, se l’aborto e le sue forme di liberalizzazione erano stati la “frontiera dell’inciviltà” del Novecento postbellico, l’inizio del nuovo secolo è segnato dalla smisurata passione del potere politico per la legalizzazione dell’eutanasia. Così facendo, l’eliminazione dei bimbi concepiti, soggetti di perfetta dignità umana, e di anziani e di malati appaiono le due “corna” del terribile e mostruoso «Stato etico» sotto il cui giogo stanno milioni di cittadini in Occidente.

La Penisola iberica, i cui abitanti spagnoli e portoghesi si dichiarano in larghissima maggioranza cattolici, stanno approvando in queste settimane nuove legislazioni a favore della eutanasia, ovvero ‒ come l’educazione buona e ipocrita impone ‒ della «morte dignitosa».

«La vita è inviolabile»

Nonostante le statistiche su natalità e suicidi nei due Paesi siano allarmanti, tra i peggiori in Europa, entrambi i governi di sinistra di Spagna e Portogallo pretendono infatti di liberalizzare l’eutanasia. Si potrebbe dire che odiano a tal punto i propri cittadini da volere favorirne (presto) la morte. Ebbene, proprio in Portogallo, dopo la bocciatura, nel 2018, di quattro progetti di legge che puntavano alla depenalizzazione dell’eutanasia, adesso la maggioranza di sinistra chiede un nuovo voto. Il 29 maggio 2018 erano stata la ferma opposizione dei partiti di Centro-destra più la netta contrarietà del Partito Comunista a bocciare l’iniziativa in parlamento. I Comunisti, allora all’opposizione, avevano dichiarato che il loro voto contrario si fondava sulla volontà di difendere davvero la povera gente, i più deboli e gli indifesi. Adesso invece, dopo la grande vittoria ottenuta dai Socialisti nelle elezioni di ottobre, i partiti della coalizione di governo, cioè Socialisti e Sinistra, più lo stesso Partito Comunista, che oggi il governo lo appoggia, chiedono che il 20 febbraio si votino alcune proposte di legge ancora tese a liberalizzare l’eutanasia.

Ebbene, la Costituzione portoghese afferma categoricamente che la vita è «inviolabile». Quindi, qualora quelle proposte di legge eutanasiche venissero approvate, il presidente della repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, popolarissimo, rifiuterà sicuramente di apporvi la firma, rinviando tutto al parlamento. A questo punto si aprirà una crisi istituzionale, oltreché sociale.

I 133 voti favorevoli di Socialisti (108), Sinistra (19), partito Persone-Animali-Natura (4) e Verdi (2) potrebbero avere la maggioranza, ma tutto può ancora accadere. La Chiesa Cattolica del Portogallo ha annunciato una mobilitazione contro la legalizzazione di ogni forma di eutanasia. In vista del dibattito parlamentare, il presidente della Conferenza episcopale portoghese, il cardinale Manuel Clemente, ha assicurato che i vescovi promuoveranno una nuova campagna di sensibilizzazione anche oltre il mondo cattolico, giacché «è una questione umana e l’umanità riguarda tutti». Infatti, «la linea d’azione giusta che va intrapresa è rimanere accanto a chi soffre, in modo che, grazie all’uso diffuso delle cure palliative, la fase finale della vita di queste persone possa essere positiva».

«La gente non vuole soffrire»

Intanto l’11 febbraio la maggioranza composta da Socialisti, Comunisti e Podemos ha approvato in parlamento, in prima lettura, la legge sulla eutanasia e sulla «morte dignitosa», che paradossalmente si chiamerà «morte naturale». Una definizione diabolica, questa, che nei prossimi anni non consentirà ad alcuno studioso alcuna statistica, dunque alcuna polemica, sulla tragica applicazione della legge. In questi stessi giorni, invece, è stata pubblicata una ricerca autorevole che dimostra come i “malati gravi” non desiderino affatto essere uccisi con l’eutanasia, bensì essere accompagnati da cure palliative. Lo studio, condotto dal Centro de Humanización de la Salud e intitolato La gente no quiere sufrir, «La gente non vuole soffrire», afferma che «da un sondaggio condotto da medici che da 25 anni lavorano nel settore delle cure palliative e che hanno curato 57mila pazienti solo lo 0,5% dei pazienti trattati (circa 291) ogni anno ha chiesto l’eutanasia».

In parlamento oggi l’unica opposizione a questa deriva è quella esercitata dal Partito Popolare e da VOX, dunque è possibile che da giugno anche la Spagna si allinei ai Paesi europei, al Canada e a diversi Stati dell’Unione nordamericana e dell’Australia dove l’omicidio del malato e di chi è “stanco di vivere” è consentito. La Penisola iberica è a un passo dalla «buona morte»: non solo quella di una denatalità conclamata, ma anche quella di una eutanasia promossa per interessi politici dalla maggioranza Socialista-Comunista. Il “progresso” e il “sol dell’avvenire”? Una volta le Sinistre volevano servire il popolo alleviando disuguaglianze e sofferenze, oggi vogliono tornare alla “legge della giungla” e servire al popolo la morte.

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