Sorpresa, Lupo Alberto diventa politicamente scorretto

Il fumetto di Silver, già testimonial dei contraccettivi, oggi è l’uomo comune scanzonato su LGBT+ e dintorni. Finché può farlo...

Lupo Alberto | Torino, 2006. Manifesto esposto fuori del Tea…

Lupo Alberto - From Flickr.com

Last updated on Febbraio 26th, 2020 at 12:28 pm

Il lupo perde il pelo e talvolta anche il vizio, o meglio l’indole. Lo dimostra Lupo Alberto. Se vi capitasse tra le mani il fascicolo di febbraio del celebre fumetto di Silver, ve ne accorgereste. Scordatevi il Lupo Alberto testimonial di battaglie conformiste e preparatevi a una storia pervasa di politicamente scorretto.

Addio, vecchio Lupo Alberto, insomma. Addio a quel sornione e dissacrante animale azzurro così solerte, fin dai primi anni ’90, a suggerire ai ragazzi di infilarsi il preservativo o a rispondere agli interrogativi sulla pillola anticoncezionale. Quel Lupo Alberto lì divenne persino un caso politico. Correva l’anno 1992, piena emergenza AIDS, quando una commissione ministeriale ad hoc approvò la diffusione nelle scuole di Come ti frego il virus. Si trattava di un numero speciale del fumetto che, sfruttando l’enorme popolarità tra i giovani di Lupo Alberto, in modo un po’ scanzonato illustrava loro come usare il “mitico cappuccetto” per evitare contagi. Il ministero dell’Istruzione, tuttavia, ne bloccò la diffusione. Dapprima il capo del dicastero, Riccardo Misasi, e poi il suo successore, Rosa Russo Iervolino, sbarrarono la strada al numero speciale.

Ne seguì un turbinio di polemiche. Guai, infatti, a divergere dal pensiero dominante sui temi delicati della sessualità. Tant’è che qualche mese dopo la Iervolino fu costretta a cedere. Davanti agli studenti, l’esponente della Democrazia Cristiana dichiarò: «Ritengo che Lupo Alberto sia una barzelletta più che un fatto educativo». Tuttavia «non c’è nessuna circolare che vieta il suo ingresso nelle scuole. Il consiglio di istituto può decidere liberamente il da farsi». Fu uno sdoganamento parziale. Nel 1995 – a detta dello stesso Silver – un altro ministro dell’Istruzione, quello del primo governo retto da Silvio Berlusconi, Francesco D’Onofrio, intralciò di nuovo il cammino di Lupo Alberto verso gli istituti scolastici. Per vedersi aprire le porte delle scuole, il celebre fumetto dovette aspettare il 1995 e il cattolico di sinistra Giancarlo Lombardi alla guida del Ministero.

Enrico, talpa “omofoba”

Sono passati venticinque anni e oggi Lupo Alberto è appunto cambiato. Ha smesso i panni dell’“uomo” impegnato sui temi sociali cari al pensiero dominante ed è tornato a essere una riproduzione caricaturale dell’uomo comune, che parla e che agisce in modo genuino, senza congetture ideologiche. Ebbene, nella prima delle storie pubblicate sul fascicolo di febbraio l’autore gioca su un equivoco che porta Enrico la Talpa, uno dei famosi personaggi della fatidica fattoria che costituisce la location del fumetto, a credere che Lupo Alberto stia per convolare a nozze con l’amico maschio Mosè, l’orso. L’ipotesi lo arrovella alquanto, disturbandone il sonno e facendolo litigare con la moglie, Cesira. Quest’ultima, per nulla intenzionata a «[…] dividere il mio talamo con un omofobo», lo manda a dormire sul divano. Sorpreso dall’accusa della moglie, Enrico bofonchia: «Omof..? Ma perché devi sempre buttarla in politica?». Il povero Enrico non sa di rischiare grosso. Se un tempo il fumetto doveva fronteggiare la censura di un ministro, un domani potrebbe diventare il bersaglio di qualche legge contro le opinioni (e le battute) non allineate.

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