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L’aborto uccide più del coronavirus. In Africa con la collaborazione svedese

SIDA e DKT International si vantano di avere evitato 1 milione e 200mila gravidanze e di avere praticato 1 milione e 600mila aborti

Giacobbe della Scala di Giacobbe della Scala
04/05/2020
in Vita
162
Reading Time: 3 mins read
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Last updated on Maggio 7th, 2020 at 04:04 pm

Nella macabra, seppure impari competizione fra l’aborto e il coronavirus, capita di trovare perfino chi parteggia per la principale causa di morte al mondo, che zitta zitta nei primi quattro mesi del 2020 ha già falciato le vite di 14 milioni di esseri umani nel grembo materno. Gli svedesi del Styrelsen för internationellt utvecklingssamarbete (SIDA), l’agenzia statale per la cooperazione allo sviluppo, ce la mettono infatti tutta per confermare quel primato, almeno in Africa, che al 29 aprile risultava il Continente con la minore diffusione del CoViD-19, con un totale di poco più di 32mila casi, e meno di 1.400 morti, a fronte di un bilancio mondiale che ha ormai sfondato la quota dei 3 milioni di contagi pur senza superare i 220mila decessi.

Sull’altro fronte, le ultime statistiche indicano una media annuale di 8,2 milioni di interruzioni volontarie di gravidanza nel Continente nero, vicina al raddoppio rispetto al quadriennio 1990-1994, un’accelerazione che però a Stoccolma non è ritenuta sufficiente: meno negri ci sono, meno se ne ammalano. Quindi, non solo – e paradossalmente in un’ottica umanitaria – si consiglia di farne fuori una quantità più elevata, ma si forniscono anche i mezzi più moderni per favorire lo sterminio dei popoli, invece di mandare mascherine, soluzione alcoolica, tamponi o respiratori.

Un comunicato stampa del 16 aprile entra nel dettaglio delle misure adottate dalla “cooperazione allo sviluppo”, a partire dall’impegno finanziario di 20 milioni di corone svedesi (pari a 1.863.688 euro) «per migliorare  l’accesso a metodi contraccettivi, prodotti abortivi e consulenza nell’Africa orientale e meridionale», cioè a un gruppo di sei Paesi: la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia, il Kenya, il Mozambico, la Tanzania e l’Uganda. Il problema è stato individuato nella minor capacità produttiva delle industrie e nella chiusura dei confini statali al traffico di merci, che limiterebbero la disponibilità di profilattici, anticoncezionali e farmaci abortivi, resi ancora più irreperibili dalle misure restrittive, ostacolo alla mobilità personale e quindi all’acquisto di prodotti così orribilmente necessari al controllo delle nascite.

Non è che non si siano preoccupati di fornire assistenza alimentare e sanitaria, laddove gli esperti prospettano una delle ricorrenti carestie che colpiscono l’area. Peccato che, sebbene lo scorso marzo gli svedesi abbiano stanziato altri 45 milioni (equivalenti a oltre 4 milioni di euro) delle proprie corone per contrastare l’attuale invasione delle cavallette che ha colpito l’Africa, nel frattempo stessi perseguano la distruzione di esseri umani, rievocando altre piaghe bibliche. Se l’emergenza riguarda la «salute riproduttiva», la SIDA prosegue quindi la propria attività con la collaborazione di DKT International, che si definisce uno dei maggiori fornitori mondiali di pianificazione familiare: insieme, affermano, nel 2019 sono riusciti a evitare 1 milione e 200mila gravidanze indesiderate e 1 milione e 600mila aborti “non sicuri”. E si vantano anche del risultato ottenuto. Rispetto al coronavirus, in effetti, sono enormemente più efficienti ed efficaci.

Tags: AbortoDK InternationalpreservativiStyrelsen för internationellt utvecklingssamarbeteSvezia
Giacobbe della Scala

Giacobbe della Scala

Sotto questo pseudonimo scrive un operatore del diritto, impegnato nel campo della formazione e del contrasto alla disinformazione.

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