Last updated on Ottobre 15th, 2021 at 07:06 am
Nell’albo a fumetti che la DC Comics manderà in edicola il 9 novembre Superman diventerà bisessuale. Ora, io conosco Lois Lane personalmente da tempo: le ho chiesto conto e mi dice che è la solita macchina del fango di questo lungo crepuscolo artico dis-eroi-entato.
Del resto non è il mitico Kal-el di Krypton a mostrarsi bisex, bensì il figlio nato dal matrimonio fra l’uomo d’acciaio e la bella giornalista del Daily Planet che si è celebrato nella miniserie settimanale Convergence, uscita nell’aprile e nel maggio 2015. L’albo queer in uscita è il quinto di una serie che infatti si intitola Superman: Son of Kal-El e il ragazzo, che di nome fa Jonathan e di cognome Kent come quello assunto da suo padre sulla Terra, non fa coming out: è piuttosto vittima dell’outing guardone del registratore di cassa della DC Comics. Perché Jon è frastornato: anzi, dice la preview, è «mentalmente e fisicamente esaurito dal tentativo di salvare tutti quelli che può», insomma non è lucido, forse è vittima di uno «sbaglio della mente umana». Sì, Jon Kent non è così: è che lo disegnano così.
Ora, il compito unico e supremo che quell’uomo disceso dal cielo sulla Terra ha, quell’uomo uguale agli altri eppure diverso da ogni altro, il compito per cui quell’uomo strano dà più volte la vita e subisce ferite profonde nel fianco è la salvezza di tutti gli uomini. Certo, il padre Clark roba di un altro mondo, non il giovane Jon disegnato confuso, ma è proprio per questo che Kal-El è venuto tra noi: per custodire i propri figli confusi sul serio o disegnati così. Certo, in questi tempi abietti a cui fa riferimento Lois è una vera sfida da Superman.
«Che mondo sarà se ha bisogno di chiamare Superman?», cantava dubbioso Lucio Dalla in Fumetto, del 1970, temendo che l’uomo scoprisse la splendida verità di non bastare ai disegni che di se stesso fa, esattamente come scrisse un’acerba Lois Lane prima di guardare i disegni e non solo le figure. Ma la risposta è facilissima: è il nostro mondo, l’unico mondo possibile fra le tante Earth parallele e alternative che popolano il Multiverso della DC Comics, l’unico mondo disegnato con intelligenza e così concreto da avere sempre bisogno di altri, di più, di altro, di un salvatore.
Il fumettista Tom Taylor, quello che ha disegnato bisex il rampollo Jon, enuncia la verità impazzita: «L’ho sempre detto che tutti hanno bisogno di eroi e che tutti meritano di vedere se stessi rispecchiati nei propri eroi. […]. Superman ha sempre simboleggiato la speranza, la verità e la giustizia. Oggi quel simbolo rappresenta qualcosa di più».
In verità Superman ha sempre simboleggiato qualcosa di più perché ha sempre simboleggiato la speranza, la verità e la giustizia. Proprio come ogni uomo autentico, che però col piffero che rispecchia i propri vizi e i propri sbagli della mente nei supereroi che si crea con un disegnino: lascia invece che la sublimità dell’eroe, frutto di un disegno intelligente, come ci racconta il realismo mitico delle fiabe, scorra libera nelle proprie vene.
Lois, cuore di mamma, sa che è davvero solo la macchina del fango e, tergendosi col dorso della mano quella lacrima sfuggita che nessuno dovrà vedere, attende. Narrano le cronache che, rammendando il costume di Jon che la vita ha strappato, la sera, alla luce di un abat-jour, abbozzasse un lievissimo, dolce sorriso ripensando a un bel disegno del suo piccolo e canticchiando un motivetto inciso da Enrico Ruggeri nel 2019, Supereroi: «Il mondo cambia, loro mai. […] La stessa strada, stesse regole. […] Dalla tua parte sarò. […] Da questa parte sarò».
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