La laicità è un grande valore. «Laico» non significa infatti né «areligioso» né tantomeno «antireligioso». L’etimologia, come sempre, aiuta. La parola «laico» rimanda infatti al sostantivo greco «laikós», cioè «uno del popolo» in contrapposizione a chi appartiene a una “società chiusa” (per esempio un’istituzione ecclesiastica), laddove appunto «laós» significa «popolo». Tant’è che il concetto di laicità è enunciato a chiare lettere proprio nel Vangelo, là dove, alla domanda maliziosa di chi chiede se gli ebrei siano tenuti a pagare tributi all’imperatore romano, Gesù risponde: «Rendete […] a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»(Mt 22,21; cfr. anche Mc 12,17 e Lc 20,25).
Con quelle parole Gesù riconosce la legittimità dell’autorità politica e quella del suo raggio proprio di azione. Del resto, se la libertà di Cesare è riconosciuta accanto a quella Dio, quella di Dio resta accanto a quella di Cesare: la libertà di cui Cesare gode (e questa è la laicità) non lo autorizza cioè a fare a meno di Dio (e questo è il laicismo, come estremizzazione antireligiosa della laicità).
Non è lesa laicità, dunque, che nel pieno della propria funzione pubblica una magistratura civile compia un gesto religioso in ossequio al senso comune del popolo (laós), persino per “mera” tradizione, oppure per autentico convincimento personale. Nemmeno il convincimento personale, infatti, suonerebbe imposizione, giacché un gesto religioso pubblico di una magistratura civile sarebbe sempre e solo una proposta al popolo, foss’anche di semplice testimonianza, popolo che può liberamente aderirvi oppure no.
Il bene supremo, e non solo strumentale, della libertà religiosa contempla, accanto alla distinzione fra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio, pure che Cesare dialoghi con Dio.
Proprio questo fanno ora diversi sindaci d’Italia.
Il flagello del CoViD-19 sta funestando l’Italia, trasformandola in un camposanto. Prendere in considerazione la preghiera in casi così è da uomini. Non perché, tentatele tutte, resti solamente quella, ma perché non è contrario alla ragione tenere conto, fra tutte le cose che compongono la realtà, anche della sfera soprannaturale. Tenutone conto, qualcuno potrà liberamente concludere che la sfera soprannaturale sia vuota. Ne ha facoltà. Ma ovviamente non potrà sentirsi leso in alcun modo se altri pensano diversamente, nemmeno se sono sindaci di città. La libertà è cosa così magnifica da essere magnanima, da non essere gelosa, da non scandalizzarsi, da non rattrappirsi.
Visto che la preghiera è dunque cosa da uomini, e da sindaci, un’associazione italiani di laici cattolici, Allenza Cattolica, ha, nei giorni scorsi, lanciato un appello di libertà. Ha invitato i sindaci d’Italia ad affidare il proprio Comune al Cuore Immacolato di Maria per sconfiggere il male che ci funesta ora.
Ebbene, un certo numero di sindaci d’Italia ha accettato la sfida e ha risposto, compiendo il gesto: religioso, laico, libero. Altri ne verranno, e questa lista si allungherà.
Ecco, “iFamNews” lancia una seconda sfida di libertà ai propri lettori. Mostrate questa lista al vostro sindaco che ancora non compare in quell’elenco e domandategli un gesto di grande libertà, domandategli di unirsi a quella schiera compiendo quel gesto. Allunghiamo assieme, cioè, quella lista. Costa solo un attimo di immensa libertà, quella libertà religiosa che è il primo diritto anche politico dell’essere umano, il quale, per compierlo, necessita che ne venga difeso il primo diritto umano di tutti, quello alla vita dal concepimento alla morte naturale.
Ah, questo nostro appello è libero e per tutti. Anche per i non credenti, che non credono nel significato di quel gesto. Provino anche loro, da non credenti, a invitare i propri sindaci alla consacrazione. Se questo gesto è vano perché Dio non esiste, non ci avranno smenato nulla. Se invece Dio esiste, be’, parliamone.
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