La tavola, si sa, è spesso quel luogo che ancora riunisce le famiglie e avvicina le generazioni, tanto più se è quella delle Feste. E la tavola di Pasqua non fa eccezione.
Nel Sud dell’Italia, a Napoli, la tradizione prevede una preparazione tipica tutta intessuta di simboli e richiami, che è bello oggi ricordare: il casatiello. Si tratta una torta rustica, salata, con salame e ciccioli di maiale, pecorino e le uova sode, complete di guscio, che risultano come “agganciate” alla ciambella di pasta con delle croci ugualmente di pasta.
Molto interessante è la simbologia pasquale di questa preparazione, legata innanzitutto alla sua forma. La ciambella in cui è composto il casatiello, infatti, rappresenta la corona di spine posta sul capo di Gesù nella crocifissione e il gesto di mangiarla potrebbe addirittura significare il tentativo di lenire le sofferenze che essa ha provocato. Un discorso analogo vale per le “croci” di pasta che incastonano le uova sode, proprio come pietre in una corona.
Poi, gli ingredienti: prima di tutto acqua e farina, esattamente come per il pane, alimento per eccellenza e simbolo di Gesù Cristo nell’ostia della Messa. Poi le uova, il “tutto” in un guscio, la Creazione prefigurata sin dalla notte dei tempi. E che dire del formaggio pecorino, prodotto con il latte della pecora, che nutre anche l’agnello, simbolo dell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e perciò della Risurrezione?
Per quanto riguarda i ciccioli di maiale e il salame, invece, oltre a usanze e abitudini legate al ciclo dell’anno e delle stagioni, sicuramente avrà fatto il proprio gioco anche la “povertà” di queste carni, reperibili e conservabili più facilmente rispetto ad altre considerate più pregiate.
Il casatiello napoletano, evoluzione nel tempo e nelle cucine delle torte rustiche primaverili, era famoso già nel Seicento e ancora oggi, magari preparato in casa o magari acquistato dal fornaio, riunisce a tavola grandi e piccoli, nel nome di una sana golosità festiva.
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