Last updated on Dicembre 9th, 2020 at 04:43 am
Non tutti i cattolici sono uguali. Non tutti i cattolici hanno l’amante, ovvero non tutti i cattolici sono ubriachi di Joe Biden e di Kamala Harris. Alcuni cattolici sono ancora lucidi, diritti, laici. Per alcuni cattolici, infatti, i princìpi non negoziabili sono ancora quei limiti invalicabili che rendono possibile una convivenza sociale minimamente umana e autenticamente democratica. La fede non c’entra. Mentre dunque quotidiani gestiti da vescovi e gerarchie di mezzo mondo, leader cattolici e responsabili di realtà organizzate del mondo cattolico dentro e fuori gli Stati Uniti d’America pencolano in maniera indegna tra un applauso stolido e un silenzio imbarazzante c’è un vescovo americano che, con la calma dei forti, osa dire la verità.
È mons. José Horacio Gómez, messicano naturalizzato statunitense, membro dell’Opus Dei, arcivescovo di Los Angeles e dal 12 novembre dell’anno scorso nientemeno che presidente della Conferenza dei vescovi cattolici statunitensi (CVCS). Martedì 17 novembre, al termine dell’assemblea plenaria di autunno della CVCS, ha annunciato la creazione di uno speciale gruppo di lavoro, guidato da mons. Allen Vigneron, arcivescovo di Detroit, che prepari l’episcopato all’eventualità di un Biden presidente descrivendo quest’ultimo ‒ riporta Vatican News ‒ come persona «[…] che promuoverà politiche contrarie ad alcuni valori fondamentali cari ai cattolici». Fra queste, afferma il presule, «il ripudio dell’Emendamento Hyde» ‒ dal nome del deputato cattolico Repubblicano Henry Hyde (1924-2007), che impedisce l’uso di fondi pubblici per finanziare l’aborto salvo che in casi estremi ‒ e «la conservazione del Roe vs. Wade», cioè la sentenza pronunciata dalla Corte Suprema federale il 22 gennaio 1973 al termine di un caso nato da una bugia clamorosa che legalizzò la soppressione della vita umana innocente in tutti gli Stati Uniti al prezzo di oltre 61 milioni di vite umane perdute. «Entrambe queste politiche», spiega infatti l’arcivescovo, «minano la nostra priorità preminente che è l’eliminazione dell’aborto».
Si rileggano le parole del presule: «Entrambe queste politiche minano la nostra priorità preminente che è l’eliminazione dell’aborto». Non sapeva più come dirla, l’arcivescovo, per farla capire al mondo, cattolici e non cattolici, per primi quei cattolici che fischiettano indifferenti. Ha pure usato la “cacofonia allitterativa”, mons. Gómez: «preeminent priority», «priorità preminente», vale a dire cosa che sta prima del principio di ogni altra cosa, anzi ancora prima, questa essendo l’eliminazione dell’aborto. Non il contenimento, non il pareggio, non la limitazione del danno: l’e-l-i-m-i-n-a-z-i-o-n-e, ovvero nel “latino di oggi”, l’inglese di monsignore, «elimination».
Chi avesse abbandonato questa prospettiva, cioè, sbaglia completamente. Chi crede si possa scendere a compromessi con la difesa della vita umana innocente è totalmente fuori, non solo fuori strada. Chi pensa che l’importante sia altro non ha capito affatto o non vuole pervicacemente capire.
Saranno insomma anche bellissime le altre cose di cui un Biden eventualmente presidente vorrà occuparsi, e mons. Gómez, che non è un frescone, che non dorme all’umido, che viene dal Messico, lo dice rotondamente e con tanto, tanto mestiere: Biden ci dà ragione di ritenere che «[…] i suoi impegni con la fede lo spingeranno a promuovere alcune buone politiche» quali la riforma dell’immigrazione, l’aiuto ai profughi e ai poveri, la giustizia razziale, la pena capitale, i mutamenti climatici. Mons. Gómez può, su questo, pure sbagliare, ma, come che sia, nessuna di queste è «preeminent priority», «priorità preeminente»: lo è invece l’aborto. Non «Tolo tolo», non Joe l’idraulico, non la foca monaca, cose importantissime, certo, bensì il principio e fondamento: l’aborto.
Dunque, caro Sig. Biden, pacca sulla spalla, ma la difesa della vita umana innocente viene per prima cosa sempre e comunque. Biden non ascolterà, ma lo faranno finalmente quei cattolici che lo osannano, magari rendendosi conto che chi aveva detto che Biden avrebbe favorito la cultura di morte aveva dannatamente ragione?
Biden e la Harris, infatti, sono strenui paladini dell’aborto, così come dell’ideologia gender e di tutto quanto congiuri per distruggere la vita, la famiglia e il tribunale della coscienza personale. Ma il fattore più importante dell’accusa diretta rivolta da mons. Gómez all’uomo che il mondo sta già osannando come si osannano i Julian Felsemburgh, accusandolo di essere uno spacciatore di morte, è assolutamente laica. Una strigliata laica ai baciapile cattolichini che oggi festeggiano Felsemburgh. Non bisogna infatti essere cattolici, e nemmeno religiosi, per dire che il programma di un uomo politico (e pure di una donna, la Harris, giacché dietro un grande uomo vi è sempre una grande donna) che ha fra i propri punti qualificanti in cima alla lista la soppressione della vita umana innocente ‒ roba da «sicari» ‒ e lo stupro dell’identità della persona umana ‒ uno «sbaglio della mente umana» ‒ è cosa semplicemente insostenibile dalla ragione e dal buon senso, tanto che un uomo (e una donna) così dovrebbe stare ben altrimenti che al vertice del Paese più importante, influente e potente del mondo.
Al Sig. Biden cattolico mons. Gómez sciorina pure i timori di un possibile «trattamento discriminatorio delle scuole cattoliche», che non è cosa confessionale poiché se le scuole di una confessione religiosa qualsiasi vengono discriminate è il diritto costituzionale di tutti alla libertà religiosa a essere calpestato, aprendo porte che dovrebbero invece restare chiuse, e quell’Equality Act che è un po’ l’equivalente statunitense del «testo unico Zan» sul posto di lavoro.
«Queste politiche», spiega il presule, «minacciano seriamente il bene comune quando è un uomo politico a promuoverle. Le abbiamo contrastate a lungo con forza e continueremo a farlo». Rileggiamo: nientemeno che minaccia al bene comune, dunque opposizione dura e continuata. Inoltre, «quando sono uomini politici che si professano cattolici a promuovere queste politiche, i problemi aumentano. E una delle cose che tutto questo produce è la confusione fra i fedeli riguardo ciò che la Chiesa davvero insegna su questi argomenti».
Letto, sottoscritto e recapitato per posta celere ai troppi baciapile cattolichini eccitati dalla possibilità che Donald J. Trump perda le elezioni. Ci vogliono vescovi così per essere laici veri e qualche baciapile di meno per essere cattolici sul serio.
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