Il 1° febbraio, a Cuba, è iniziata la campagna di consultazioni popolari in vista del referendum che, in autunno, sottoporrà al vaglio dei cittadini il nuovo Codice della famiglia promosso dal governo del presidente Miguel Díaz-Canel.
Quello che il presidente ha definito «un codice inclusivo, un codice moderno, un codice umanista» nasce con il fine di aggiornare la normativa a proposito di matrimonio, divorzio, rapporti patrimoniali fra coniugi, adozioni e altre norme relative alla famiglia, che risalgono al 1975. Esso «legalizzerebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le unioni civili, consentirebbe a tali coppie di adottare bambini, aumentare i diritti delle donne e promuovere un’equa condivisione delle responsabilità domestiche. Aggiunge inoltre alcune novità, come gli accordi prematrimoniali e la gravidanza assistita».
Come «iFamNews» ha già evidenziato, «[…] si dichiarano contrarie al Codice oggetto di dibattito le femministe, che lamentano il fatto che la nuova normativa non classifichi come un crimine il femminicidio, inteso come l’uccisione di donne e ragazze in ragione del loro sesso. Né sono del tutto entusiasti gli attivisti LGBT+, che lo vedono come un gesto timido e tardivo, un tentativo di mascherare il passato “omofobo” di Cuba. Contraria anche la Chiesa Cattolica, che respinge gli articoli del disegno di legge che in nome della consueta ideologia gender permetterebbero alle coppie dello stesso sesso di “sposarsi” e di adottare bambini».
Rispetto all’esito delle consultazioni popolari, inoltre, il quotidiano del Partito Comunista Cubano (PCC), Granma, ha riferito il mese scorso di un incontro ufficiale durante il quale gli organizzatori avrebbero affermato che più della metà degli incontri programmati tra febbraio e aprile erano già stati completati, e si parla di più di 45mila eventi, ma solo il 54% dei partecipanti aveva espresso parere positivo rispetto al nuovo Codice.
In una dichiarazione rilasciata all’agenzia stampa Reuters, Bert Hoffman, politologo e studioso della zona iberoamericana del German Institute for Global and Area Studies (GIGA), ha affermato che a suo parere il nuovo Codice della famiglia è «[…] forse il più progressista in America Latina rispetto al genere e ai diritti generazionali». Ma, ha aggiunto Hoffman, «[…] il testo è stato in gran parte compilato dalle autorità statali, piuttosto che partire dai movimenti di base». Nulla di nuovo, insomma, sotto il sole di Cuba.