Self-ID alla tedesca

Nessuna procedura burocratica, nessun consulto psicologico, nessun vincolo: in Germania si potranno cambiare sesso e nome una volta all’anno

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Niente interventi chirurgici, nessuna terapia ormonale e neppure l’obbligo di presentare le due perizie rilasciate dagli psicoterapeuti per ora ancora richieste dai tribunali tedeschi. Entro la fine dell’anno, la Germania conta di vedere approvato il nuovo disegno di legge relativo alla cosiddetta «autoidentificazione di genere», vale a dire l’iscrizione nei registri amministrativi statali con l’indicazione di un sesso diverso da quello biologico rilevato alla nascita, nonché il cambio del nome, con la sola dichiarazione della persona interessata.

Tutto ciò, fra l’altro, non solo per i cittadini maggiorenni, ma anche per i ragazzini di età compresa fra i 14 anni compiuti e i 17. In questo caso, con l’autorizzazione di genitori o tutori. Le nuove generalità, sia per i maggiorenni sia per i minori, dovranno rimanere in essere per almeno un anno, prima di poter essere cambiate nuovamente, a piacere.

La proposta di legge era una delle promesse elettorali della coalizione di Socialdemocratici, Liberali e Verdi al governo attualmente in Germania ed è stata presentata per la prima volta all’inizio dell’estate.

Il disegno di legge prevede fra l’altro che siano comminate sanzioni nel caso in cui il sesso o il cambio di nome di una persona siano divulgati senza autorizzazione esplicita, così come in caso di «deadnaming», cioè qualora qualcuno chiami una persona transgender con il nome corrispondente al sesso alla nascita, assegnato in origine dai genitori e inscritto all’anagrafe.

Il quotidiano Der Tagesspiegel riporta inoltre che sarebbero in discussione ulteriori riforme, per esempio quella relativa a una assicurazione sanitaria che copra integralmente le cure mediche legate alla «transizione».

Un’altra proposta prevederebbe un risarcimento per le persone transessuali e intersessuali che abbiano subito danni fisici riportabili alle misure in vigore con la legislazione precedente, per esempio la sterilizzazione forzata, obbligatoria sino al 2011 per ricevere il riconoscimento legale del genere, oppure interventi chirurgici giudicati ormai «non necessari».

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