Last updated on Febbraio 15th, 2020 at 12:19 am
Ci risiamo: per ripulire dai cocci dei sogni infranti il pavimento delle illusioni delle famiglie italiane non basta nemmeno l’ultimo modello dell’aspirapolvere Dyson. Il Messaggero ha riportato le nuove esternazioni del ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, che nel corso di un seminario ha annunciato: «Non basta una sola misura a dare sostegno alle famiglie con l’assegno unico», è necessario che «la collettività si faccia carico di un sistema di sostegno all’educazione che non siano solo gli asili nido». Ottimo, non si può che sottoscrivere. Per ridare fiducia al Paese, dunque, servirebbero «atti simbolici». Quali? «Un genitore non può prendere un permesso non retribuito dal lavoro per andare a scuola perché è un servizio che svolge anche a nome della collettività», afferma il ministro. Il rapporto dei genitori con gli insegnanti dei propri figli è insomma un bene da tutelare, ottima idea. Ma in concreto? Ecco la proposta: «un congedo obbligatorio di un’ora a quadrimestre» per permettere ai genitori di seguire in maniera adeguata il percorso educativo dei propri figli.
Si tratta dell’ennesimo segno dell’ottica squisitamente politica in cui si muove il Family Act, che vorrebbe tentare di “imporre per legge” la responsabilità dei genitori nei confronti dell’educazione dei figli, come già aveva affermato la Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Francesca Puglisi, invocando una «serie di misure per promuovere una rivoluzione culturale». Rivoluzione decisa e pianificata a tavolino, secondo una ideologia per cui mamma e papà sono intercambiabili, e la conciliazione tra lavoro e vita familiare si dovrebbe declinare in “compromessi” affinché il peso delle incombenze della vita domestica pesi “in egual misura” su entrambi i genitori. Questa stessa impostazione ideologica è presente nella lettura del film Figli che la Puglisi offre sul proprio profilo Facebook: «Mai film fu più tempestivo per affermare che la piena condivisione del lavoro di cura non è più rinviabile. Serve il modello svedese sui congedi se vogliamo parità sul lavoro. 15 giorni per i papà non bastano». “IFamNews” ne ha peraltro dato una lettura molto diversa.
La proposta stessa, comunque, appare molto lontana dalla realtà. Uno studente di scuola media affronta più o meno undici materie settimanali, per un totale di sette, otto insegnanti, a seconda della distribuzione del monte orario. Dovendo incontrare sette insegnanti, presupponendo di partecipare solo alle udienze generali quando i docenti sono tutti presenti lo stesso giorno nello stesso orario – evitando quindi gli orari di ricevimento settimanali, che sono spalmati lungo tutta la settimana –, con un’ora di tempo a quadrimestre un genitore potrebbe avere ben otto minuti e mezzo per il colloquio con ogni insegnante. Questo, beninteso, senza tenere conto della presenza di altri genitori al medesimo ricevimento, condizione che genera di solito code interminabili, come chiunque abbia un figlio in qualsiasi grado di scuola sa fin troppo bene.
Otto minuti e mezzo ogni quattro mesi… per seguire in maniera adeguata il percorso educativo dei propri figli. Più “simbolico” di così…
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