Last updated on Maggio 7th, 2020 at 04:02 pm
«Condivido le preoccupazioni per le scuole paritarie, una realtà che dà un contributo fondamentale nel garantire il diritto all’educazione e le pari opportunità di accesso alle strutture educative. Per questo mi sto impegnando perché nel prossimo decreto sia istituito un fondo dedicato a supportare queste scuole anche in vista di quella riorganizzazione degli spazi e dei tempi che tutto il sistema scolastico dovrà affrontare alla riapertura»: sono parole del ministro per la Famiglia e pari opportunità, Elena Bonetti. Parole, appunto, perché di fatti, per ora, da questo governo non se ne sono visti.
Il Sole 24 Ore ha lanciato l’allarme, fotografando anzitutto la situazione: a oggi le scuole paritarie in Italia sono 12.564, a fronte delle 40mila statali, e accolgono 866.805 studenti, di cui la maggioranza (più di 500mila) nelle scuole dell’infanzia. Fra docenti e tecnici-amministrativi, il personale dipendente supera le 160mila unità. Sono numeri importanti, come si vede, a cui i governi non hanno mai prestato attenzione sul serio. «Le scuole paritarie si reggono principalmente sulle rette versate dalle famiglie», spiega Angelo Pizzocri, presidente della Fondazione Fides et Ratio, che gestisce il Liceo Shakespeare di Crema, l’Istituto Canossa di Lodi (infanzia, elementari e medie) e il Centro di Formazione Professionale Canossa (con sedi a Lodi e a Crema).
Anche “a porte chiuse” infatti, le spese di gestione di una scuola non cambiano significativamente: gli insegnanti stanno lavorando quanto prima, se non di più, e le “spese vive” – affitti, contratti annuali di gestione delle strutture – non vengono meno.
Quel che invece può però venire meno è la capacità di solvenza delle rette da parte delle famiglie, alcune gravemente provate, anche economicamente, dalla pandemia. Per fare fronte alla situazione, la Fondazione Fides et Ratio ha sospeso il pagamento della quarta rata della scuola dell’infanzia, maggiormente penalizzata dalle restrizioni in atto, e previsto un Fondo di Solidarietà a favore delle famiglie in difficoltà della scuola primaria, media e del liceo linguistico: si tratta di un fondo creato attingendo ai risparmi della gestione ordinaria e ai recuperi derivanti dagli ammortizzatori sociali attivati solo parzialmente per il personale. Nella stessa direzione si stanno muovendo altri istituti, come per esempio il FAES di Milano.
Giustizia e libertà
Ma è giusto? Da più parti si è sollecitato il governo a considerare più attentamente le paritarie. Così hanno fatto per esempio la Federazione Opere Educative afferente alla Compagnia delle Opere, costituita da enti gestori di scuole non statali, centri di formazione professionale e altre istituzioni educative, ma inascoltata, e il deputato Maurizio Lupi con una interpellanza urgente al Sottosegretario al ministero della Pubblica Istruzione. È seguita poi, il 15 aprile, una lettera aperta dei dirigenti delle scuole paritarie, Caro ministro, non abbandoni le paritarie, promossa dal rettore dell’Istituto Scolastico “don C. Gnocchi” di Carate Brianza (Milano), Luca Montecchi, e firmata da più di cento dirigenti scolastici. Ed è intervenuto anche Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, a sostegno di «un comparto di oltre 12mila istituti, che fornisce un servizio di istruzione a circa 900mila studenti, ed esprime una forza lavoro di 160mila risorse», ribadendo con forza come la scuola paritaria sia «servizio pubblico tanto quanto la scuola statale, in base alla Legge 62 del 2000».
Pizzocri puntualizza: «Non chiediamo sostegno per le scuole, ma per le famiglie. Sono le famiglie che vanno agevolate nell’impegno delle rette, almeno con la detrazione fiscale dei costi sostenuti». Attualmente, esattamente come per chi manda i figli alle scuole di Stato, è prevista una detrazione del 19% fino a un massimo di 800 euro per i costi scolastici, laddove però le rette oscillano tra i 2mila e i 4-5 mila euro, ma anche ben oltre per le scuole di grado superiore.
Se pure il ministro Bonetti è intervenuto in questo senso, visto anche, probabilmente, l’impegno dell’ex sottosegretario, ora deputato Gabriele Toccafondi – suo compagno di partito –, che negli anni passati si era già mosso a sostegno degli istituti paritari, resta sconcertante il silenzio totale del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, che non ha ancora speso una parola per i 900mila studenti delle scuole paritarie. Dall’opposizione segnali di tutt’altro genere vengono intanto per esempio da Mariastella Gelmini, prima firmataria di un emendamento in cui si chiede al governo che la scuola paritaria, considerata un patrimonio di valore inestimabile, venga aiutata mediante la rimozione delle zavorre che la paralizzano.
Ora tocca a noi, alle famiglie, ai genitori, scrivere al premier Giuseppe Conte. Si tratta di «una battaglia di libertà ed è giusto farla», com’è stato appunto proposto di scrivere a Conte, che avanza due proposte concrete: che lo Stato stanzi immediatamente per ogni studente iscritto nelle scuole paritarie 1000 euro, subito disponibili alle famiglie richiedenti, e che per il prossimo anno scolastico il governo provveda a costituire un fondo di aiuto e di sostegno dedicato a sostenere le oggettive difficoltà finanziarie che moltissime famiglie continueranno a fronteggiare.
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