Last updated on aprile 30th, 2020 at 12:40 pm
C’è un luogo nel mondo in cui l’adulterio è un reato. Si tratta di Taiwan. Secondo l’articolo 239 del Codice penale, «una persona sposata che commette adulterio deve essere condannata alla reclusione per non più di un anno; l’altra persona [il partner nell’adulterio] sarà soggetta alla stessa punizione». Insomma: diversi mesi di carcere fino a un anno per chi tradisce il proprio o la propria coniuge, stessa condanna per l’amante. La pena, tuttavia, può essere commutata in una multa di 900 dollari taiwanesi ‒ che corrispondono a circa 27 euro ‒ per ogni giorno di carcere cui si è stati condannati. Presto, però, anche Taiwan potrebbe abbandonare questa norma. Un giudice, chiamato a fine marzo a pronunciarsi su un caso di adulterio presunto, ha infatti sospeso il giudizio, chiedendo un approfondimento alla Corte costituzionale. È la seconda volta che avviene: già nel 2002 ci fu un pronunciamento della Consulta, che sancì la costituzionalità dell’art. 239 del Codice penale, lasciando quindi invariata la norma.
Il popolo contro l’adulterio
Stavolta l’esito potrebbe essere però diverso. Molti osservatori ritengono che già il fatto che i giudici abbiano accolto di discutere il caso, dopo diciotto anni dall’incidente precedente, faccia prevedere la predisposizione a invalidare il crimine di adulterio. La sentenza è prevista entro il 31 maggio.
Ma cosa ne pensano i taiwanesi? Nonostante l’opposizione di gruppi influenti della società civile, un sondaggio condotto dal ministero della Giustizia nel 2013 ha rilevato che l’82,2% dei cittadini del piccolo Stato de facto sia favorevole alla legge sull’adulterio. Il sondaggio, tuttavia, è stato accusato di essere molto vago e di non aver offerto informazioni sufficienti ai partecipanti. Sospinto dalle critiche, il ministero della Giustizia ha quindi effettuato una seconda esplorazione. Ebbene, anche in questo caso una maggioranza, benché inferiore, si è dimostrata favorevole alla legge: il 77,3% degli intervistati si è opposto alla depenalizzazione dell’adulterio. Non è chiaro, tuttavia, se sette anni dopo il parere dei taiwanesi sia rimasto lo stesso. Grace Kuan, studiosa della National Taipei University, afferma al Taipei Times che «Taiwan rimane molto conservatore quando si tratta di discutere sul sesso». Lo dimostrerebbe, secondo la studiosa, il fatto che «ogni Paese ha i dati su quante persone commettono adulterio. Dati che invece non ci sono per Taiwan» perché c’è reticenza da parte delle persone, le quali considerano l’adulterio uno stigma sociale.
Il matrimonio omosessuale
Ma anche il “conservatore” Taiwan sta cambiando. O meglio, stanno cambiando le leggi, non il sentire e l’opinione del popolo. Nel 2019 dopo una lunga battaglia politica, sono state approvate le nozze tra persone dello stesso sesso. Ed è stato subito effetto boom. Già il primo giorno in cui la nuova legge è entrata in vigore, il 23 maggio 2019, si sono celebrati 166 “matrimoni” omosessuali, di cui 50 tra uomini e 116 tra donne. I dati non devono però ingannare. Pochi mesi prima del voto del Parlamento che ha legalizzato le nozze gay, si era tenuto nel Paese un referendum dal quale era emersa la contrarietà dei cittadini al matrimonio tra persone dello stesso sesso, nonché la conferma che il matrimonio può avvenire solo tra un uomo e una donna. Ma il voto del Parlamento è andato in direzione opposta rispetto alla volontà espressa dai propri cittadini. Non un caso isolato, ma una costante nelle moderne democrazie, specie quando si ha a che fare con tematiche riguardanti i cosiddetti diritti civili.
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