Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:12 pm
Tutti si aspettavano che il parlamento russo avrebbe approvato il progetto di legge in sede di prima lettura. Invece è accaduto il contrario e il testo è stato ritirato, risultato di un’indignazione senza precedenti da parte dell’opinione pubblica.
Il deputato Pavel Krasheninnikov e il senatore Andrei Klishas hanno ritirato il progetto di legge presentato alla duma noto come «Legge sui processi rapidi» e «Legge sul prelievo dei figli in 24 ore». Dopo vari tentativi di forzarne l’iter parlamentare mediante trucchetti di tipo burocratico si sono arresi: la società russa, infatti, indignata, ha ricordato ai rappresentanti del popolo che se avessero votato per sabotare le famiglie, avrebbero danneggiato in primis la propria carriera politica.
Il progetto di legge Krasheninnikov-Klishas è stato presentato alla duma di Stato il 10 luglio, non solo, cioè, in estate, ma addirittura di venerdì, alla vigilia del finesettimana. Per di più lo si era predisposto in maniera tale da sottrarne la competenza alla Commissione su famiglia, donne e bambini per affidarla invece alla Commissione per le leggi di Stato il cui presidente è lo stesso Krasheninnikov. Quello stesso giorno sul profilo che la duma mantiene sul social network Vkontakte è stato quindi pubblicato un post con cui, in modo ingannevole, il disegno di legge veniva presentato come strumento «per combattere gli abusi commessi dalle autorità di tutela», vale a dire i pubblici ministeri.
Quello slogan bugiardo era stato ideato in modo che il progetto di legge passasse il più velocemente possibile tutti gli snodi “ai piani alti” senza che la gente si rendesse conto della vera sostanza. Ma qualcosa è andato storto. Certo, “i piani alti” hanno completamente appoggiato il progetto: il partito Russia Unita, il governo e la Commissione della duma di Stato per la famiglia, mentre i pareri negativi espressi dalle assemblee legislative si erano semplicemente “persi” negli abissi misteriosi dell’apparato statale.
Ma, a dispetto di questi trucchetti burocratici, gli estensori del progetto di legge non sono riusciti a venderlo come una forma di protezione dagli abusi dei pubblici ministeri senza attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. Anzitutto la gente si è ricordata che Krasheninnikov e Klishas avevano già agito contro la famiglia, appoggiando la «legge sulle sculacciate» e «il progetto di legge sulla violenza domestica», anch’esso architettato per consentire la sottrazione dei figli ai genitori con un pretesto qualsiasi. In secondo luogo, e aspetto ancora più importante, negli ultimi anni in Russia le famiglie hanno imparato a monitorare l’attività parlamentare leggendo e analizzando le bozze di legge. I genitori russi sono cioè ora ben consapevoli del fatto che a nessuno altro compete la cura dei figli se non ai soli genitori, e, in casi estremi, a parenti stretti e amici. Per questo il sondaggio reso noto dalla duma reso attraverso Vkontakte non ha dato i risultati che i manipolatori speravano di ottenere: il 78,22% di chi ha risposto al quesito si è infatti espresso contro il progetto di legge Krasheninnikov-Klishas.
Numerosi i commenti adirati che la gente ha lasciato sui profili social del partito Russia Unita. Alla fine di settembre una petizione contro il disegno di legge è stata firmata da più di 100mila persone (quando il progetto è stato ritirato le firme erano cresciute a 125mila), centinaia di organizzazioni no profit hanno sottoscritto una lettera aperta per chiedere la ricusazione del progetto stesso, più di 30mila cittadini hanno scritto di proprio pugno alla duma e all’Amministrazione presidenziale, il patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, si è espresso contro e così hanno fatto altri rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e di altre religioni tradizionali del Paese.
Per Klishas e Krasheninnikov questa reazione senza precedenti da parte della società è stata una sorpresa. In realtà era invece prevedibile. L’anno scorso, a causa dell’epidemia di CoVid-19 e delle misure atte a contrastarla, i russi hanno perduto la libertà cui erano abituati, molti hanno perso il lavoro, quasi tutti hanno visto ridursi le entrate, i trattamenti per la cura delle malattie comuni e l’istruzione dei bambini sono stati praticamente interrotti in molte regioni, e i legislatori hanno provato ad allungare le mani sul bene più prezioso di qualsiasi genitore: i figli. E l’hanno fatto in modo così cinico, cioè sotto fingendo di attuare gli emendamenti alla Costituzione pensati per proteggere la famiglia.
Il 1° giugno il presidente Vladimir Putin ha affermato: «Non è un caso che nel momento in cui si discute di emendare la Costituzione praticamente le richieste più frequenti della gente riguardino la protezione e il supporto delle famiglie».
E dieci giorni dopo il voto Klishas e Krasheninnikov hanno presentato un progetto di legge che avrebbe facilitato la sottrazione dei figli ai genitori, distruggendo l’istituto famigliare.
All’inizio di novembre l’aperta contrarietà della società russa a quel progetto di legge era oramai palese. Il 3 novembre un ben noto personaggio pubblico, l’attivista per i diritti umani Alexandra Mascikova-Blagikh, ha scritto sul proprio blog:
«Ascoltate, il progetto di legge non piace a nessuno. Persino nel caso del FVB [il disegno di legge femminista per la prevenzione della cosiddetta “violenza domestica” che l’anno scorso ha suscitato lo sdegno della società russa] ci sono stati pareri diversi, ma nel caso del 2K [il disegno di legge Krasheninnikov-Klishas] l’unanimità è assoluta! Questo progetto di legge è mostruoso, pericoloso, distruttivo!
Eppure due pezzi da 90 come Klishas e Krasheninnikov lo hanno comunque spinto facendosi forti della propria autorità, ma ignorando
– il presidente, che ha dichiarato che progetti di legge di questa portata necessitino di ampia discussione con le famiglie stesse,
– il patriarca, che si è espresso contro il progetto,
– il portavoce della duma di Stato, Vjačeslav Volodin, che ha richiesto la discussione,
– le conclusioni delle amministrazioni legislative regionali,
– 206 organizzazioni non governative
– e la voce di più di 115mila cittadini».
Così il 13 novembre, ancora di venerdì, alla vigilia del finesettimana, Krasheninnikov e Klishas hanno giocato il tutto per tutto. Inaspettatamente è stato annunciato che il progetto di legge sarebbe andato in votazione alla duma non il 25 novembre, come previsto (e già questa accelerazione aveva provocato notevole indignazione), bensì martedì 17. Di fatto restava solo il finesettimana prima che lunedì il Consiglio della duma di Stato votassse.
È stato allora che i genitori hanno iniziato a scrivere in massa ai deputati attraverso i social network e a telefonare alla duma. Nel finesettimana non vi era altro modo. E il pomeriggio del sabato, Igor Lebedev, vicepresidente della duma, membro del Partito Liberale Democratico, si è espresso contro il progetto con estrema chiarezza, affermando: «Lunedì, nel Consiglio della duma, in qualità di membro del Consiglio, insisterò affinché il disegno di legge sia quanto meno rimandato. Ho cercato i risultati di un serio lavoro di preparazione di quel progetto, ma non li ho trovati. Dove sono i frutti del lavoro istruttorio, che comunque non è stato svolto? Dove sono i risultati della discussione profonda condotta dagli esperti? Dov’è la difesa pubblica della tesi che si vuole sostenere, dov’è lo studio di formulazioni più chiare e comprensibili che escludano abusi e interpretazioni ambigue? Non vedo nulla di tutto ciò. Considerato il numero enorme di persone che questo disegno di legge tocca, giudico tutto questo una palese mancanza di rispetto nei confronti del Paese».
La domenica, un altro vicepresidente della duma, Petr Tolstoj, del partito Russia Unita, ha dichiarato: «Nel caso in cui venga commesso un reato, esiste il Codice penale: per qualche ragione gli autori delle leggi sulle sculacciate, sulla violenza domestica e ora sulla sottrazione dei bambini non ne sono convinti.
Queste persone stanno cercando di far passare questo progetto di legge nel silenzio, cioè senza alcuna discussione pubblica, nonostante il fatto interessi di milioni di famiglie, ovvero di chiunque abbia figli. E la presenza nel testo di formule vaghe sulla minaccia alla vita e alla salute, interpretabili arbitrariamente, lo rende non solo dannoso, ma socialmente pericoloso.
Né questa né altre iniziative simili debbono passare in queste forme. Io e molti dei miei colleghi ci opporremo strenuamente: faremo qualsiasi cosa per fermare questo disegno di legge ».
La sera di quella domenica un messaggio annunciava l’adesione anche del Partito Comunista della Federazione Russa al fronte dei contrari. Insieme a Russia Giusta , il PC è peraltro stato il primo fra i partiti rappresentati in parlamento a schierarsi dalla parte delle famiglie: già il 5 novembre il PC aveva infatti dichiarato di essere contro il disegno Klishas-Krasheninnikov.
Tutti si aspettavano comunque l’approvazione del progetto di legge in prima lettura. Invece i suoi estensori lo hanno ritirato di fronte a una levata pubblica di scudi che non conosce precedenti.
Francamente, gli autori del progetto di legge hanno tentato di salvare la faccia, dopo essere stati messi decisamente in difficoltà dall’indignazione dei genitori. I promotori hanno cercato di negoziare il ritiro concomitante del «Progetto di legge dei sette senatori», che invece si prefigge davvero di proteggere la famiglia e che le famiglie russe attendevano da tempo.
Ma il «Progetto di legge dei sette senatori» non ha suscitato l’indignazione delle famiglie, bensì gioia ed entusiasmo. Nei commenti sui social network la gente ha chiesto che i deputati l’adottino al posto del progetto Krasheninnikov-Klishas. La cosa non sorprende affatto, giacché il «Progetto di legge dei sette senatori» è stato sviluppato nel corso di tre anni e discusso con organizzazioni ed esperti pro family.
Gli estensori del disegno Krasheninnikov-Klishas, ormai defunto, stanno ora cercando di salvarsi la reputazione pretendendo che entrambi i progetti di legge vengano ritirati giacché sarebbero entrambi causa d’indignazione pubblica. «Come si è visto, entrambi questi atti normativi non incontrano i bisogni della società», ha dichiarato Pavel Krasheninnikov alla Komsomolskaya Pravda.
Ma questo tentativo di fare buon viso a cattivo gioco è totalmente falso. La sua alzata d’ingegno, al contrario, è stata percepita molto negativamente dalla società russa e ha spinto i genitori a combattere per i propri diritti. Il coro disarmonico di voci critiche verso il «Progetto di legge dei sette senatori» ha raccolto soltanto femministe radicali, attivisti LGBT+ e amici di George Soros. Ma forse queste critiche debbono essere considerate un “marchio di qualità”.
Se i nemici della famiglia avessero plaudito al «Progetto di legge dei sette senatori» sarebbe stata infatti una ragione sufficiente per diffidare.
Invece, al contrario del progetto Krasheninnikov-Klishas, il «Progetto di legge dei sette senatori» si è allineato esattamente alle richieste della società russa: gli unici insoddisfatti sono quelli che la disprezzano e che tentano di ricostruire radicalmente la nostra società per i propri interessi malvagi».
Altrettanto francamente: il disegno di legge pro family non è scevro da pecche giuridiche e tecniche. Il testo non è del tutto “levigato” e una rappresentante nel Consiglio federale russo della regione di Chelyabinsk, la senatrice Margarita Pavlova, una dei «sette senatori», ne evidenzia i motivi.
«Il lavoro preparatorio di questa proposta di legge», spiega la Pavlova, «si è protratto a lungo perché si è voluto affrontare ogni aspetto della questione a fondo e scrupolosamente: si tratta infatti di un argomento fondamentale! Ma quando, in luglio, alla duma di Stato è stato presentato un progetto di legge sul processo rapido finalizzato a sottrarre i figli ai genitori (e questo cozza contro la ratio della revisione costituzionale), ci si è dovuti affrettare per evitare che le famiglie, invece di protezione, trovassero problemi.
Ora ci si può prendere altro tempo: essendoci confrontati sui valori e avendo ascoltato la voce della società, adesso si può finalizzare un vero pacchetto di proposte, eliminarne i difetti con calma e ottenere il consenso pubblico.
La direzione del consenso è già chiara: protezione reale della famiglia, di opporre i diritti dei bambini ai diritti di famiglie e genitori, messa in atto, sul piano pratico, della presunzione, prevista dalla Costituzione (!), che i genitori agiscano in buona fede. Come prescritto dalla revisione costituzionale, le nuove normative debbono promanare dai valori familiari tradizionali e non da radicali idee “giovanilistiche” imposte da chi mira a distruggere la famiglia.
Ritengo che spetti solo alla versione finale dare vita a una struttura giuridica ancora più completa, quella del resto che i genitori russi stanno aspettando. Il dialogo deve avvenire sulla base di questi fondamenti e non concederemo nulla sui princìpi».
La voce della Pavlova è del resto significativa: la senatrice è stata una critica severa del disegno di legge Krasheninnikov-Klishas, contrario alla famiglia, e si è espressa per la protezione autentica della famiglia anche prima che questo diventasse, grazie alla reazione delle famiglie, argomento di discussione fra i legislatori.
Dal canto proprio Krasheninnikov, in un’intervista rilasciata alla TASS, ha detto: «In futuro dovremo analizzare e coinvolgere l’intera società nella preparazione delle decisioni, non solo avvocati, deputati e senatori». Cosa saggia, questa, ma per Krasheninnikov insolita.
Intanto le famiglie russe si godono la vittoria. Come ha affermato Alexandra Mascikova-Blagikh, «questa giornata può essere definita l’atto di nascita della società civile pro family! E il suo concepimento ha avuto luogo nella lotta contro il progetto di legge femminista sulla violenza domestica».
Pëtr Tolstoj e Margarita Pavlova hanno insomma perfettamente ragione: iniziative come il progetto di legge Krasheninnikov e Klishas, bocciato, non debbono passare e sui princìpi fondamentali non è possibile alcuna concessione.