Last updated on Agosto 11th, 2020 at 03:27 am
Il figlio di due lesbiche, l’una inseminata da un ignoto venditore di sperma, la compagna usata come incubatrice. Il figlio di una donna viva e di un uomo morto, lei fecondata con il seme prelevato da lui, già cadavere. Bambini medicalmente garantiti per rifornire di ricambi autorizzati i fratelli malati. E ibridi chimerici uomo-animale per alimentare l’industria dei trapianti.
No, non è la Terra dell’incubo lovecraftiano dominata da dèi atavici e perversi, ma la Francia di domani. O quella che potrebbe essere, se passasse il disegno di legge ora in dirittura di arrivo nell’Assemblea nazionale.
«Dio ce ne guardi! Il procreare che fu già di moda, noi lo dichiariamo una vuota farsa. […] Se le bestie continuano a provarvi piacere, l’uomo, con le sue grandi qualità, dovrà, in futuro, avere una più alta, una assai più alta origine», dice Wagner, l’assistente fanatico di Faust nella celeberrima opera di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), rispondendo al diavolo Mefistofele per spiegargli che nel laboratorio si sta compiendo l’opera suprema: «[…] viene fabbricato un uomo» («La convinzione si fa sempre più vera, più vera. Noi osiamo tentare secondo ragione ciò che, nella natura, veniva celebrato come misterioso»).
Sì, la fabbricazione dell’uomo: la generazione sintetica dell’homunculus, scimmia dell’uomo, che da sempre il pensiero alchemico e magico insegue. Per strappare definitivamente la torcia della vita a Dio e compiere l’ultimo parricidio: «Dio è morto», secondo la formula di Friedrich Nietzche (1844-1900). La bestemmia compiuta, la Rivoluzione soddisfatta. Siamo solo un passo più vicino a questo. Nient’altro.