Riapertura dei centri estivi: altra grande bufala a scapito delle famiglie italiane

Finora il ministro Bonetti non ne ha infilata una. Non è tempo di una presa di responsabilità vera?

Centri estivi

Image by Pixabay

Last updated on Giugno 16th, 2020 at 03:30 am

Nonostante le dichiarazioni sperticate del ministro per la Famiglia e le Pari Opportunità, Elena Bonetti, che fino a qualche settimana fa imperversava su ogni mezzo di comunicazione possibile e immaginabile (salvo poi bloccare sui canali social le voci “critiche”, e chi scrive ne ha fatto esperienza diretta), il governo continua a mostrare disinteresse per le famiglie, in particolare per i bambini. Lo dimostra il rifiuto di qualsiasi proposta mirata ad alleviare le condizioni drammatiche di chi, nella condizione attuale di emergenza, si trova in difficoltà nel mantenimento della propria famiglia, e l’annunciato “assegno straordinario” per ogni figlio minore di 14 anni è stato negato dalla maggioranza e stralciato dal Decreto Rilancio. L’unica promessa che il ministro ha del resto tentato di mantenere è la riapertura dei “centri estivi” per l’infanzia (addirittura anticipatamente), voluta però soprattutto per preservare il “diritto delle donne di tornare al lavoro” (come se in questi mesi le donne avessero invece per principio giocato, a fronte, tra l’altro, di misure restrittive adottate in modo assurdo nei confronti dei più piccoli).

Ora, questa nuova promessa del ministro segue in maniera ligia (ovviamente) le “linee guida” suggerite dalla task force di esperti che di fatto sembra governare l’Italia.

La realtà soggiacente è però sconfortante. Nella città di Crema – in una delle province più colpite dall’epidemia, nonostante la scarsa esposizione mediatica – il sindaco Stefania Bonaldi, del Partito Democratico, ha comunicato alle famiglie che l’apertura dei centri estivi non potrà avvenire prima della metà di giugno e che i costi preventivati per la frequenza saranno altissimi: 235 euro a bambino (pasti compresi, bontà loro). Il Comune starebbe peraltro verificando la possibilità di erogare un voucher da 130 euro a settimana a bambino per sostenere le famiglie (a tutti o in funzione del reddito, se ne sta discutendo), “limitando” dunque la spesa a 105 euro settimanali: contro però la media di 25 euro degli anni precedenti.

Mentre si raccolgono i dati (incuranti del calendario che incalza), per le famiglie si fa sempre più stringente la necessità di trovare presto collocazione per i bambini. A Offanengo – Comune evidentemente più solerte e meglio organizzato di Crema – sono invece già possibili le iscrizioni all’Educocamp, aperto, però, solo dal 13 al 24 luglio: alla “modica” cifra di 200 euro settimanali, più pasti al sacco a carico delle famiglie.

Nel frattempo le diocesi lombarde hanno dichiarato l’impossibilità di realizzare l’Oratorio estivo, il Grest, per la complessità delle misure di contenimento della pandemia. Non è che «con la scusa del Covid, si stia volutamente […] togliendo alla Chiesa anche questo legame con le famiglie?», si domanda un giovane prete. In alcune parrocchie si parla addirittura di filtrare anche l’esperienza estiva dei piccoli attraverso piattaforme digitali…

A questo punto qualcuno potrebbe pensare che questa sia la situazione limite della Lombardia, eccezionalmente flagellata dal virus, e che dunque nel resto del Paese le cose vadano meglio, ma non è così.

In Liguria, nonostante le dichiarazioni del governatore Giovanni Toti, i centri estivi non hanno aperto il 1° giugno e, nonostante i 6 milioni di euro stanziati dalla Regione, pare che il sistema di voucher previsti non abbia funzionato. Come afferma il gruppo PD di Regione Liguria: «le famiglie dovevano anticipare i pagamenti per ricevere risorse che poi sarebbero andate, dopo mesi, alle strutture (i voucher , appunto); soldi che non avrebbero necessariamente coperto il 100% dei costi delle materne e dei nidi. L’effetto, com’era prevedibile, è stato nullo».

Nel frattempo è possibile visionare la “pedagogia specifica” che verrà messa in atto nei centri che, nonostante le traversie, riusciranno ad aprire: bambini che giocheranno, mangeranno e riposeranno in spazi separati, senza la possibilità di toccarsi, come le galline in batteria. Un commento illuminante al suddetto video recita «non sembra parlino di bambini, ma di pacchi Amazon», una affermazione che suona tristemente familiare.

Ma non c’è da preoccuparsi: la “task force Donne” è già al lavoro e concentrata, con tanto di «rimodulazione dei calendari scolastici», per favorire, ça vans a dire, il lavoro femminile. Intanto Matteo Renzi, leader del partito di cui è esponente il ministro Bonetti, Italia Viva, ha il coraggio di dichiarare che «questo sguardo d’insieme sulla famiglia, globale e integrale, costituisce il primo tentativo organico di concentrare risorse sulla cellula fondamentale della società in modo non episodico o assistenziale, riconoscendola come generatrice di ricchezza sociale, umana ed economica».


Exit mobile version