La Corte costituzionale della Repubblica Ceca a quanto pare si rifiuta di dirimere questioni importanti, che riguardano la vita intima e familiare dei cittadini, interferendo nel dibattito culturale e politico del Paese, per continuare a garantire ai cittadini imparzialità e credibilità.
L’assise, pertanto, ha respinto la denuncia di una persona, nata maschio, che vorrebbe fosse apportata una modifica al proprio numero di identificazione personale, sostituendo le cifre che rilevano il sesso maschile con l’indicazione di un genere “neutro”, dal momento che tale persona si identifica come «non binaria».
Il numero di identificazione personale, in lingua ceca rodné číslo, si comporta in modo simile al codice fiscale italiano. È un codice di 10 cifre, presente sul documento d’identità, che indica anno, mese e data di nascita della persona e riporta inoltre quattro numeri aggiuntivi che permettono di distinguere fra più persone nate nel medesimo giorno. Per i maschi, i numeri che indicano il mese di nascita sono compresi tra 1 e 12, mentre per le donne vanno da 61 a 72.
«La Corte costituzionale», ha spiegato il giudice Milada Tomková, «non è autorizzata a modificare la concezione binaria del sesso nella Repubblica Ceca né in termini sociali né giuridici». Non esiste, cioè, nell’impianto giuridico del Paese il riconoscimento di un sesso “terzo”, non binario o neutro che dir si voglia, e non è compito della Corte istituirlo.
«La Corte sostiene», infatti, «che qualsiasi riconoscimento di un terzo sesso o di un genere non binario deve provenire dalla legislazione e dal dibattito sociale, e non dai tribunali».
Inoltre, «il diritto rivendicato dal denunciante non riflette la prassi consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo, che in precedenza si è occupata del merito di diverse cause legali», hanno aggiunto i giudici.
Il parlamento ceco, a ogni modo, è già attivo sul versante dei diritti LGBT+, per esempio per quanto riguarda l’istituzione del “matrimonio” fra persone dello stesso sesso, come ha raccontato di recente anche «iFamNews», ragion per cui non stupirebbe troppo che accogliesse a tempo debito anche tale tipo di istanze.