Nelle prime elezioni italiane del 2020 il Centrosinistra vince in Emilia-Romagna, ma perde la Calabria, dove il Centrodestra sbanca. Fin dalle prime proiezioni è stato chiaro che, in Calabria, Jole Santelli (Forza Italia) avrebbe vinto con ampio margine: ha infatti ottenuto il 55% circa dei voti contro il 30% di Filippo Callipo (Centrosinistra). La sorpresa è dunque venuta dall’Emilia-Romagna per il distacco rilevante, e francamente inatteso, con cui Stefano Bonaccini (51%) ha battuto la sfidante leghista Lucia Borgonzoni (43%). E il Movimento Cinque Stelle? 3,5% in Emilia-Romagna e 7,4% in Calabria. Forse sul viale del tramonto.
Ad “IFamNews” interessano però le ricadute su vita, famiglia e Sanità, in particolar modo proprio in Emilia-Romagna, dove questi temi sono più volte finiti sulle pagine dei giornali. In realtà la politica si è mostrata generalmente indifferente a questi argomenti, evitando sempre schieramenti netti.
Stefano Bonaccini, nella conferenza stampa dopo l’annuncio della vittoria, ha affermato che «abbiamo vinto e l’abbiamo fatto sul terreno che ci è più congeniale: quello sulle proposte di governo […]. Abbiamo volutamente continuato a parlare di sanità, di scuola, etc…». Proprio la Sanità rimane un argomento caldo: oltre alla questione della chiusura-apertura dei punti nascita emersa a poche settimane dalla fine della campagna elettorale, pone molti dubbi l’avvio di una fase pilota nella provincia di Bologna dove per nove mesi verrà erogato gratuitamente il Nipt test, uno screening prenatale non invasivo che permette di scoprire, con un grado di certezza del 99%, la presenza di alterazioni genetiche nel feto. Un progresso della tecnica notevole rispetto a test ben più invasivi, come l’amniocentesi, ma che pone un quesito morale: lo scopo è scoprire se il proprio bambino sia affetto da sindrome di Down o individuare la malattia per abortire i nascituri che ne siano affetti? L’esperienza negli altri Paesi dove è disponibile il Nipt test parla chiaro: il rischio che tale screening sia usato con finalità eugenetiche esiste eccome.
Un altro interrogativo che pende sulla futura giunta Bonaccini è quello sull’utero in affitto, una pratica definita come reato dalla Corte di Cassazione, ma che il Tribunale dei minori di Bologna ha deciso di interpretare in maniera opposta, sdoganando di fatto la maternità surrogata. Infine c’è la questione delle cure palliative, un diritto negato al centro dell’appello bipartisan proposto a candidati ed elettori da una pool di associazioni no profit.
«Su questi temi c’è poca attenzione», sostiene l’On. Massimo Polledri della Lega: «La Sinistra, soprattutto in Emilia-Romagna, è portatrice di una visione antropologica dove il desiderio individuale è legge. Stupisce tuttavia il silenzio del Centrodestra, che su questi argomenti non ha dato molti segnali: c’è stata qualche uscita individuale, ma è mancata una presa chiara di posizione. Ritengo necessario riscoprire l’importanza di questi valori per rimettere la famiglia al centro della nostra politica». Una visione, questa, condivisa anche dall’On. Domenico Menorello, coordinatore dell’Osservatorio sull’attività parlamentare Vera lex, il quale sottolinea come, dei candidati alla presidenza di Emilia-Romagna e Calabria, solo Jole Santelli abbia firmato l’appello per l’effettività delle cure palliative, motivo per cui la sua vittoria fa ben sperare. Per il resto, resta il disappunto: «Queste elezioni hanno dimostrato come, in fondo, la politica si tenga lontana dai temi antropologici, dalle domande che riguardano il tipo di umanità che si vuole proporre. Eppure questi temi emergono poi prepotentemente nelle scelte quotidiane». Un dato positivo riguarda però il risveglio della società civile: «Sui temi della vita e della famiglia c’è una presa di responsabilità dei corpi intermedi. La politica è distratta e dunque tocca alle associazioni sollecitare dal basso questi argomenti».
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