Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:20 am
Mangiare carne umana per combattere i cambiamenti climatici. L’aberrazione non è stata partorita dalla fervida mente di qualche regista horror: è la previsione di uno scienziato che insegna marketing nella ridente Svezia, segnatamente alla Stockholm School of Economics. Magnus Soderlund, questo il suo nome, è un comportamentista, branca della psicologia che studia il comportamento osservabile dell’individuo. Ebbene, secondo le sue osservazioni, non molto in là negli anni finiremo per addentarci gli uni gli altri, in una sorta di giungla globale resa luogo inospitale dalle famigerate mutazioni del clima.
L’antropofagia? Un tabù conservatore
«Sareste disposti a mangiare carne umana?». Così ha chiesto il cattedratico svedese in settembre al pubblico ‒ sollevando comprensibile sbigottimento ‒ durante un seminario sul futuro del cibo. Altro che pietanze a base di cavallette e vermi per contribuire alla sostenibilità del pianeta, Soderlund è andato oltre. Secondo lui, a fronte di disastri ambientali sempre più estremi e diffusi, sarebbe sì opportuno ricorrere a forme alternative di nutrimento come gli insetti, ma bisognerebbe anche iniziare a considerare l’idea di mangiare animali domestici e persino esseri umani. Lo studioso ha ribadito la macabra tesi anche nel corso di un’intervista trasmessa sul canale svedese Tv4, dimostrandosi tutt’altro che scandalizzato dall’ipotesi di cuocersi una bistecca di carne umana. «Abituandosi gradualmente al gusto della nostra carne potremmo arrivare a considerare il cannibalismo non più un tabù. Sarei disposto almeno ad assaggiarlo», ha spiegato. Sarebbe tutta una questione di abitudine, dunque, di antichi condizionamenti sociali che rendono alle persone così repulsiva l’idea di mangiare i propri simili. Quelli che lo scienziato definisce «tabù conservatori», tuttavia, potrebbero essere superati ‒ questa la sua riflessione ‒ se solo le persone provassero.
Superare lo “schifo”
Poco prima dell’uscita del docente svedese, qualcun altro ha assurto il cannibalismo a integrazione dietetica. Nel 2018 il noto biologo britannico Richard Dawkins, non nuovo a provocazioni capaci di suscitare roventi polemiche, è intervenuto su Twitter ipotizzando non di nutrirsi di cadaveri, ma di coltivare in laboratorio cellule staminali di un essere umano e farle maturare in carne. Dopodiché si è chiesto se questo potrebbe essere un modo per «superare il tabù nei confronti del cannibalismo». Si tratterebbe, infatti, ha aggiunto Dawkins, di un “banco di prova” per verificare se gli esseri umani siano pronti a superare la yuck reaction, la reazione istintiva di “schifo”, per sposare una causa morale (nella fattispecie del citato Soderlund la sostenibilità ambientale). Ma una parziale risposta alla vecchia domanda di Dawkins giunge proprio dalla platea che ha ascoltato la conferenza del comportamentista svedese in settembre. Quanti sono stati coloro che hanno alzato la mano quando Soderlund ha saggiato la folla? Secondo il portale Bigthink l’8% dei presenti. Una percentuale minoritaria certo, che però fa riflettere, considerando quanto raccapricciante sia la proposta. È allora lecito chiedersi se la stessa percentuale sarebbe stata raggiunta se non vi fosse stata di mezzo la paternale ambientalista. Probabilmente no. I “sì” sarebbero cioè stati molto meno dell’8%. Quel numero apparentemente basso nasconde pertanto una enormità: nell’Occidente relativista il clima è la nuova fede insindacabile e sempre più persone sono disposte a tutto pur di renderle testimonianza. Finanche a mangiarsi.
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