Last updated on marzo 5th, 2020 at 03:57 am
Sgomento degli attivisti LGBT domenica sera, quando “il sindaco Pete” Buttigieg ha annunciato che avrebbe interrotto la campagna per la nomination del Partito Democratico nella corsa alla presidenza, ma in realtà molti Democratici – e altri – stanno probabilmente tirando un respiro di sollievo.
La fine della corsa di Buttigieg poteva essere data per scontata anche prima della sua sconfitta alle primarie di sabato in South Carolina. In base alle previsioni pubblicate sul sito web di monitoraggio elettorale Fivethirtyeight.com, Buttigieg aveva meno dell’1% di probabilità di raggiungere il numero di delegati necessario per ottenere la nomination.
Ci si potrebbe però stupire della parabola compiuta da Buttigieg: da beniamino dei media ed enfant prodige della Sinistra a uno sconfitto da dimenticare. Alcuni analisti ne sottolineano soprattutto l’incapacità di guadagnarsi l’appoggio indispensabile degli elettori afro-americani, base su cui deve necessariamente poggiare qualsiasi campagna Democratica che voglia sperare di avere successo. Ma questa prospettiva considera il dito e non la Luna: la carta sessuale giocata da Buttigieg.
Naturalmente media e opinionisti del pensiero dominante non vorranno dare troppo peso alla cosa. Sulla scia della sentenza pronunciata dalla Corte Suprema federale nel caso Obergefell, che ha reso il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso una realtà in tutto il Paese, la narrazione compatta proposta dall’élite liberal ha preteso davvero che, sul tema, la mentalità della gente sia cambiata invece di riconoscere che è solo un capriccio ideologico imposto a tutti da cinque giudici non eletti da nessuno.
La realtà dei fatti è che molti americani credono ancora che il matrimonio sia esclusivamente l’unione di un uomo e di una donna, e l’immagine di Buttigieg e di suo “marito” come First Family degli Stati Uniti li scioccherebbe. In un salone per eventi di San Francisco il pubblico può anche essere scoppiato di gioia quando Buttigieg è stato presentato sul palco dal suo partner e ha chiesto alla folla: «Ho un marito eccezionale o no?», ma molti altri negli Stati Uniti – e nel mondo – probabilmente non sono così entusiasti.
Benché sia dunque improbabile riuscire a vedere sondaggi o dati che pongano questa domanda ovvia, visto che i media e l’establishment Democratici temono la risposta, non si può non riflettere sulla domanda vera: quanto accaduto domenica dimostra rotondamente che gli Stati Uniti sono non pronti ad avere un omosessuale alla Casa Bianca unito in “matrimonio” con un altro omosessuale?
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