Last updated on Febbraio 3rd, 2022 at 02:31 am
La scrittrice inglese J.K. Rowling è sempre più la bestia nera della propganda LGBT+. I diritti dei transgender vengono infatti oramai anteposti persino alla privacy della creatrice di Harry Potter.
I fatti. Tre attivisti transessuali hanno messo in piedi l’ennesima protesta nei confronti della Rowling, andando a manifestare davanti alla sua abitazione, per poi diffondere un video in cui si rivela l’indirizzo della casa. Ma la denuncia della scrittrice è servita a nulla. Perché, come riferisce il quotidiano The Telegraph, la polizia britannica non perseguirà in alcun modo i tre attivisti, non avendo rilevato in loro alcuna condotta criminale.
«L’indirizzo della mia famiglia è stato pubblicato su Twitter da tre attivisti che si sono fotografati davanti a casa nostra, posizionandosi con cura onde garantire che il nostro indirizzo fosse visibile», scrive la Rowling sui social. «Prego le persone che hanno ritwittato l’immagine con l’indirizzo ancora visibile, anche se lo hanno fatto condannando le azioni di queste persone, di cancellarla».
«Ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa, eppure non ho smesso di parlare», continua la Rowling, che poi si rivolge direttamente al mondod ell’attivismo LGBT+: «Forse il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne, è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci».
Dietro di lei, migliaia di donne minacciate
Pur essendo sicuramente la donna che tra le perseguitate” dagli LGBT+ vanta visibilità maggiore, la scrittrice non è certo l’unica. Molte altre donne, afferma la stessa rowling, subiscono «campagne di intimidazione che vanno dalla persecuzione sui social, all’essere prese di mira dai datori di lavoro, fino al doxing e alle minacce dirette di violenza, strupro compreso». Tutte queste donne e tutte le loro famiglie «vengono intimidite e costrette a vivere nell’angoscia per nessun altro motivo se quello di rifiutarsi di accettare acriticamente che il concetto socio-politico di identità di genere debba sostituire quello di sesso», twitta ancora la Rowling.
La madrina di Harry Potter, che pure si sente più «protetta» rispetto ad altre donne minacciate, è stata comunque emarginata da pressoché tutti gli eventi culturali per via delle dichiarazioni sul mondo transgender.
All’inizio dell’anno, a seguito delle lamentele di alcuni alunni, una scuola dell’Essex aveva ritirato l’intitolazione alla scrittrice di uno degli edifici del campus. Fino al più assurdo dei paradossi: la cancellazione del nome della Rowling dallo spettacolo sulla pay tv HBO che celebrava proprio la saga di Harry Potter. Nel frattempo, il quotidianoThe Guardian ha preferito disattivare il sondaggio sul «Personaggio dell’anno» dopo che la Rowling era salita in testa alle preferenze. Poco meno di due mesi fa, sempre su Twitter, la scrittrice aveva criticato la scelta della polizia scozzese di registrare gli stupratori transgender nella categoria «donne». E quella è la stessa polizia che ora, non accogliendo la denuncia della scrittrice sul’aggressione subita davanti alla propria abitazione, ne decreta il sostanziale stigma di stato. Quasi a dire: i diritti delle donne sono importanti, ma meno di quelli dell’attivismo LGBT+.
La messa al bando dell’opinione di una donna famosa, una delle poche voci fuori dal coro, nell’impero del politically correct – peraltro sostenuta nelle propeie scelte da migliaia e migliaia di lettori e di fan – sancisce di fatto l’avvento del reato d’opinione attraverso un’inquietante quanto antica tattica totalitaria: colpirne uno per educarne cento.
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