Perché la crisi del matrimonio deve preoccuparci

Italia fanalino di coda in Europa per numero di coppie che convolano a nozze. Eccone i gravi effetti sociali

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Last updated on marzo 9th, 2020 at 03:32 am

In tempi di lotta contro lo spreco alimentare, il drastico calo dei matrimoni in Italia arreca almeno una buona notizia: meno riso lanciato sugli sposi e sparso per terra, sulle scalinate delle chiese o fuori dalle sedi comunali. Scherzi a parte, i recenti dati Eurostat sul numero di matrimoni in Europa sono una fotografia del declino della nostra civiltà. Specie nel Belpaese, sono sempre di meno le coppie che si giurano fedeltà eterna, che si assumono pubblicamente il compito di formare una famiglia e di contribuire con la prole al bene della propria comunità nazionale.

I dati

Nella classifica stilata dall’Istituto di statistica riferita all’anno 2018, dietro l’Italia (che conta 3,2 matrimoni ogni mille abitanti) c’è solo il Lussemburgo (3,1 per mille). Appena sopra di noi, Portogallo (3,4), Slovenia (3,5), Francia (3,5) e Spagna (3,5). I Paesi in cui ci si sposa di più sono invece Cipro (7,8), Romania (7,4), Lituania (7) e Lettonia (6,8). Staccate Malta (5,8), Slovacchia (5,7) e Danimarca (5,6). La media europea è di 4,4 matrimoni ogni mille abitanti. Il calo che si registra è sensibile, ma costante: nel 2008 erano 4,8 in tutta l’Unione Europea. Più significativo il calo avvenuto in Italia, dove dieci anni prima si celebravano 4,2 matrimoni ogni mille abitanti.

Ma la diminuzione delle nozze appare davvero clamorosa se si allarga la forbice temporale. Nel 1960, inizio del “miracolo economico” e del conseguente baby boom, in Italia si celebravano 388mila matrimoni, contro i 195.778 rilevati dall’ISTAT nel 2018. L’anno con più matrimoni è stato il 1963, con 420mila coppie che convolarono a nozze. Se si fa una stima per decenni, negli anni 1960 i matrimoni furono in totale 4milioni, negli anni 1970 3,7milioni, negli anni 1980 3milioni, negli anni 1990 2,9 milioni, negli anni 2000 2,5milioni. È dunque evidente il declino, che si coglie anche da altri indicatori. Per esempio quello anagrafico. L’età media del primo matrimonio in Italia era 25,9 anni per le donne e 28,9 per gli uomini nel 1990, mentre nel 2017 era di 32,2 per le donne e 35 per gli uomini. In 27 anni, l’età media delle donne è aumentata di 6,3 anni, quella degli uomini di 6,1. E più tardi si inizia a provare ad avere figli, meno sono le probabilità di avere una famiglia numerosa, in quanto l’orologio biologico ha tempi che non si adattano a quelli dei cambiamenti sociali. Ma è pur vero che il matrimonio non è più visto come un passaggio obbligato per procreare, tanto che sono sempre di più i bambini che nascono al di fuori del matrimonio. I dati Eurostat del 2016 indicano che il 28% delle nascite in Italia nel 2016 è avvenuta fuori dal matrimonio. Nel 1970 questo dato era il 2%. Un divario enorme. E pensare che l’Italia, rispetto ad altri in Europa, resta un Paese in cui il legame tra coniugalità e figliolanza non è ancora svanito del tutto. Nella confinante Francia i nati fuori dal matrimonio, nel 2016, sono stati il 59,7% del totale.

L’effetto della crisi del matrimonio

C’è infine un’equazione che questi dati snocciolati propongono. Il lento declino del matrimonio non può che essere la spia della precarietà di questo istituto. I legami che si spezzano sono diventati ormai una costante ovunque nel mondo occidentale. In Italia, nel 2018 gli uomini divorziati erano oltre 681mila e le donne poco più di 990mila. Nel 1991 erano 150mila gli uomini e 225mila le donne. Insomma, in 27 anni i divorziati in Italia si sono più che quadruplicati. E da quando, nel 2015, è stato introdotto il divorzio breve, l’ISTAT ha registrato un‘impennata di matrimoni che si rompono. Volgendo lo sguardo a livello globale, sono desolanti le stime della Global Market Research Company, Euromonitor Intenational, riprese dall’ANSA: «Entro il 2030 le separazioni nel mondo aumenteranno del 78,5%, un record, e ci saranno sempre meno bambini. Il calo delle nascite ‒ entro il 2030 la maggior parte delle famiglie avrà solo un figlio ‒ comporterà un ulteriore aumento dell’età media per riempire il mondo di anziani che avranno bisogno di assistenza e cure». Ecco perché la crisi del matrimonio è una pessima notizia.

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