La vecchia e civilissima Europa detiene un primato non certo invidiabile: quello della pedopornografia online. L’allarme non è univoco, ma proviene da una pluralità di organizzazioni non governative, pronunciatesi tutte l’8 febbraio, in occasione del «Safer Internet Day».
Secondo l’Internet Watch Foundation (IWF), la circolazione di contenuti pedopornografici ottenuti da webcam è quadruplicata rispetto ai livelli della pre-pandemia.
«L’Europa è ora il più grande host al mondo di siti web per la segnalazione di materiale pedopornografico, quindi serve un’azione immediata da parte degli stati membri dell’Unione Europea», si legge in una lettera aperta sottoscritta da venti associazioni per la protezione dell’infanzia, tra cui IWF, Thorn, Save the Children, 5Rights ed Eurochild.
I contenuti pedopornografici “autogenerati” (circa tre quarti del totale) finiscono quindi nelle mani dei bambini, totalmente fuori dal controllo degli adulti, venendo poi condivisi online. Il traffico di tali contenuti, com’era prevedibile, ha conosciuto un exploit durante i periodi di lockdown.
Le ONG hanno evidenziato anche le recenti rilevazioni di Europol sullo sfruttamento sessuale dei minori, con oltre 46 milioni di fotografie o video originali di abusi di minori poste in archivio. Nel solo 2020, l’86% di tutto il materiale illecito scoperto dall’IWF è stato ospitato in Europa.
Bambine sempre più a rischio
«Dietro i numeri ci sono bambini veri che soffrono. Ogni volta che viene fatta una segnalazione di materiale pedopornografico, il bambino raffigurato è violato nella propria sicurezza personale, della propria dignità e nella propria privacy», si legge nella lettera.
Nella propria valutazione delle minacce, Europol identifica due problemi crescenti che vanno affrontati: l’aumento dell’uso del live streaming e la diffusione delle tecniche di toelettatura. Entrambe le pratiche vengono utilizzate dai predatori sessuali per avvicinarsi ai bambini.
Il rapporto dell’agenzia dell’Unione Europea ha inoltre sottolineato che gli abusi sui minori online rimangono un crimine gravemente sottostimato, per cui molte vittime non vengono mai identificate.
La stima fatta dall’IWF indica che le bambine rappresentano ancora la categoria più a rischio, coprendo il 97% dei contenuti online illegali, rispetto al 60% di due anni fa. L’anno scorso, la fascia d’età delle vittime più coinvolte nelle segnalazioni era quella tra gli 11 e i 13 anni, tuttavia gli esperti avvertono che la fascia 7-10 è quella più in crescita.
«Siamo favorevoli ai piani dell’Unione Europea di presentare una nuova legislazione per affrontare questo abominevole crimine e speriamo che includa una strategia più chiara per prevenire la creazione di queste immagini e migliorare la situazione con gli host europei», afferma Emma Hardy, direttore delle comunicazioni dell’IWF.
Un potenziale non sfruttato
La Commissione Europea avrebbe dovuto presentare la sua iniziativa per contrastare la circolazione della pedopornografia sia online che offline alla fine dello scorso anno. Tuttavia, a seguito dei numerosi ritardi, la proposta legislativa è prevista per il 30 marzo.
L’esecutivo dell’Unione Europea non ha risposto alla richiesta di EURACTIV in merito alla conferma della nuova tempistica o alle ragioni dei ritardi al momento della pubblicazione.
«Sebbene gli autori si siano dimostrati molto creativi in termini di utilizzo di queste tecnologie, il potenziale tecnologico per frenare questo crimine deve ancora essere pienamente sfruttato», affermano le ONG nella loro lettera, chiedendo alla Commissione di autorizzare strumenti automatizzati per l’individuazione della pedopornografia.
La proposta di segnalazione del materiale pedopornografico è già stata al centro di accesi dibattiti, poiché i sostenitori della privacy considerano le soluzioni basate sull’intelligenza artificiale soggette a errori e temono che possano aprire la porta al monitoraggio generale delle comunicazioni interpersonali.
Il monitoraggio dei contenuti indebolirebbe la crittografia, che, ad avviso dei difensori della privacy, è uno strumento fondamentale per proteggere le comunicazioni private. Altro argomento è quello secondo cui non vi sarebbe alcuna garanzia che il monitoraggio non venga esteso in futuro, a seguito di un eventuale attacco terroristico o di altri shock significativi.
L’impegno delle prossime presidenze UE
«I governi non devono solo dare la caccia agli abusatori ma anche rendere gli ambienti digitali un luogo più sicuro per i bambini, in cui i loro diritti siano protetti e rispettati», prosegue la lettera, aggiungendo che la proposta dovrebbe fornire un «quadro giuridico che consenta l’innovazione tecnologica in a lungo termine».
In un incontro con il Commissario per gli Affari Interni, Ylva Johansson, alla fine di gennaio, l’amministratore delegato di Thorn, Julie Cordua ha insistito per la creazione di un centro dell’Unione Europea per coordinare la lotta contro gli abusi sessuali in tutta l’Unione.
Le prossime tre presidenze dell’Unione, guidate rispettivamente da Francia, Repubblica Ceca e Svezia, si sono impegnate per un programma congiunto al fine di proteggere meglio i bambini, anche dagli abusi online.